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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica Centocelle / Viale della Primavera, 41

Centro accoglienza Centocelle, Orfini dai rom sotto sfratto: "Luogo inadatto alle famiglie, qui Raggi ha fallito"

Nella struttura visitata dai deputati Pd Orfini e Rizzo Nervo vivono famiglie sgomberate da Primavalle e 19 rom che il 7 marzo dovranno lasciare la struttura. Costa dai 19 ai 28 euro al giorno a testa

Una struttura pensata come un dormitorio per accogliere i senza tetto, riempita di persone sull’onda di ‘emergenze’ di varia natura, con un costo per l'amministrazione che varia dai 18 ai 28 euro al giorno a testa, tra i duemila e i tremila euro al mese per una famiglia di 4 persone, diventata, con il passare dei mesi, un alloggio stabile per molte famiglie senza casa. La storia dello sfratto di Costica, sua moglie e i tre figli di sette, otto e dieci anni dal centro di accoglienza di viale della Primavera 41, a Centocelle, raccontata nei giorni scorsi da Romatoday e seguita dall’Associazione 21 Luglio e dal sindacato Unione Inquilini, ha acceso i riflettori sulle risposte assistenziali messe in campo dall’amministrazione di Virginia Raggi per persone in disagio abitativo e sociale all’interno dello stabile.

La visita dei deputati

Giovedì mattina i deputati del Partito democratico, Matteo Orfini e Luca Rizzo Nervo, insieme al presidente dell’Associazione 21 Luglio, Carlo Stasolla, si sono recati presso il centro per una visita. Hanno parlato con i responsabili della struttura, con la famiglia rom che il 7 marzo resterà senza un tetto sulla testa e anche con le famiglie sgomberate il 15 luglio 2019 dall’ex scuola di via di Cardinal Capranica, a Primavalle, che vivono lì da sette mesi e mezzo.

“Questa situazione rappresenta il fallimento del tentativo di dare risposte ai casi di emergenza da parte del Comune”, commenta Orfini al termine della visita. “Da un lato la situazione del nucleo rom che, dopo essere stata sballottata da un centro all’altro, si ritrova in una struttura concepita per l’emergenza freddo, un luogo non adatto a far vivere stabilmente delle famiglie. Alla fine viene espulsa anche da qui, proprio in un momento in cui era stato avviato un faticoso percorso di integrazione”. Dall’altra ci sono le famiglie trasferite lì “dopo lo sgombero di un edificio pubblico, operazione che poteva essere evitata o rimandata in assenza di soluzioni. Anche queste famiglie, la cui unica colpa, se così si può chiamare, è vivere in disagio abitativo, sono finite in questo dormitorio diventato invece un alloggio stabile”.

Anche il consigliere capitolino Pd, Giovanni Zannola, mercoledì sera ha visitato la struttura. “Il luogo è inadatto ad ospitare nuclei familiari”, il suo commento. “In ogni caso nessun nucleo dovrebbe essere allontanato da lì senza risposte abitative alternative. Si tratta di una soluzione tampone che oggi rimette in strada queste persone che, nel caso di Costica e della sua famiglia, presentano anche delle fragilità dal punto di vista santario”. 

Anche Carlo Stasolla, presidente dell’associazione 21 Luglio, punta il dito contro l’amministrazione Raggi: “Visitare le stanze del centro di viale della Primavera, tra sovraffollamento e condizioni igienico-sanitarie gravi, e leggere le carte di una determina per la quale sei persone costano al Comune di Roma oltre 5mila euro al mese fa ritornare alla mente i centri di raccolta rom creati da Alemanno e chiusi dopo l’apertura dell’inchiesta su Mafia capitale. A quel tempo avevamo chiesto le dimissioni del responsabile del piano, oggi chiediamo alla sindaca Raggi la rimozione della super consulente che ha redatto il Piano rom visto che ancora una volta queste persone sono ‘galline dalle uova d’oro’ che muovo soldi in cambio di una sistematica violazione dei diritti umani”.

Il centro di accoglienza

La Casa Sacra Famiglia, di proprietà di un ente religioso, oggi affittata dalla cooperativa Medihospes, che in tutta Italia ha in gestione diversi servizi come questo, compresa l’accoglienza dei migranti, è nata con il Giubileo del 2001 come ‘casa per ferie’ e dal 2008 è entrata a far parte del circuito assistenziale cittadino, sia come centro per richiedenti asilo, sia come residence per l’emergenza abitativa e poi ancora come rifugio per “persone in condizioni di marginalità sociale”. Parte delle stanze, nei mesi invernali, funziona da centro notturno per quanti vivono per strada.

Pochi metri quadrati per famiglia

Costica, la moglie, invalida al cento per cento in quanto costretta a muoversi su una sedia a rotelle, i tre figli di sette, otto e dieci anni e la nonna, vivono in due stanze grandi poco più di una decina di metri quadrati. Dormono tutti insieme, con in letto matrimoniale e uno singolo posti uno a fianco all’altro, come se fosse un materasso unico, in quanto nella seconda stanza uno dei muri è scrostato ed è comparsa della muffa.

Anche le famiglie sgomberate dall’ex scuola di Primavalle hanno raccontato di vivere in quattro o cinque persone in un’unica stanza. Ai più fortunati ne sono state assegnate due. La struttura è piena di bambini, circa quaranta. Nelle stanze assegnate alle loro famiglie non c’è spazio per giocare e non ci sono posti per studiare. La legge, per strutture simili, vieta anche la presenza di una cucina dove potersi preparare autonomamente dei pasti, neanche per i bambini più piccoli. Il cibo viene consegnato due volte al giorno, cucinato altrove e portati lì, chiuso in contenitori di plastica sigillati. Per garantire continuità scolastica, a settembre i bambini sono stati iscritti nelle scuole che già frequentavano, a Primavalle. Come testimoniato anche da Romatoday, per raggiungerle bisogna percorrere cinquanta chilometri al mattino e altrettanti nel pomeriggio in mezzo al traffico di Roma.

La promessa di Raggi

“Adesso inizia un percorso personalizzato di inclusione per trovare una sistemazione definitiva”, aveva promesso la sindaca Virginia Raggi il 17 luglio 2019 dopo aver visitato le stanze destinate alle persone sgomberate con la forza poche ore prima. Il 21 febbraio 2020, sette mesi dopo quelle affermazioni, la sua giunta ha firmato una delibera chiedendo al dipartimento Patrimonio di trovare case popolari dove far ‘convivere’ queste famiglie. Il documento predispone anche un incremento del buono casa riservato agli sgomberati da 516 a 700 euro, perché nessuno di loro è riuscito a usufruirne. Le famiglie hanno però sottolineato che nessun proprietario di casa si fida di persone che non possono presentare garanzie economiche autonome. Nemmeno per il futuro ci sono garanzie. Intanto il Comune di Roma continua a pagare cifre molto alte per questa assistenza, rinnovando l’affidamento di proroga in proroga. Per gli sgomberati il costo è di circa 19 euro a famiglia. Per un nucleo di quattro persone sono oltre 2200 euro al mese. Per sette mesi si sfora la soglia dei 15mila euro.

Di proroga in proroga con costi alle stelle

Costica, la sua famiglia e le altre persone rom, 19 in totale, che sono finite lì dopo essere state trasferite da Torre Maura e che domani, sabato 7 marzo, dovranno lasciare la struttura sono costati di più. Come si legge nella determina dell'Ufficio speciale Rom, Sinti e Caminanti dell'11 ottobre 2019, il costo del servizio a persona è di 28 euro, 5mila euro al mese se si considera una famiglia con sei componenti. Il documento spiega anche come si è arrivati a determinare le "dimissioni” di queste 19 persone. Dovevano essere ospitate nel centro di via di Codirossoni, a Torre Maura, con un'assegnazione che doveva durare dal 1 aprile 2019 al 30 giugno 2021. Le proteste hanno però fatto ripiegare l'amministrazione su un servizio di accoglienza temporanea del costo di 28 euro a testa. Prima un affidamento fino al 25 maggio, poi si è andati avanti di proroga in proroga: fino al 3 agosto, fino al 12 ottobre e infine al 22 dicembre, in questo caso con una rinegoziazione a 27,50 euro. Nel frattempo è fallito il tentativo di individuare, attraverso una procedura negoziata, soggetti per un’accoglienza diffusa su tre lotti.

Costica e i suoi bambini restano per strada

Nel lasso di tempo di queste proroghe, Costica e la sua famiglia, dopo aver vissuto in dieci anni cinque trasferimenti nei centri, con notevoli conseguenze anche sulla scolarizzazione dei bambini, erano però riusciti a effettuare dei passi avanti: la residenza, (che porta con sé diritti basilari come un codice fiscale), il riconoscimento dell’invalidità della moglie e il relativo contributo economico, la ripartenza del percorso scolastico dei figli. A febbraio Costica ha anche avanzato domanda per una casa popolare con un punteggio molto alto. Di proroga in proroga, però, l’amministrazione Raggi non ha trovato alternative all’accoglienza emergenziale. La comunicazione arrvata dall’Ufficio speciale rom è chiara: “Le stanze vanno lasciate libere da persone e cose improrogabilmente entro la data del 7 marzo”. 

Il centro di accoglienza a Centocelle

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