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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Dalla Regione 1200 case per l'emergenza abitativa: la delibera "premia" anche gli occupanti

Non solo abitazioni per le graduatorie, per l'assegnazione verranno censite anche le famiglie che vivono nei residence e nelle occupazioni. Polemizzano i sindacati: "Case agli illegali". I movimenti: "Grazie alle nostre lotte più case per tutti"

194 milioni di euro da destinare all'emergenza abitativa della capitale. Circa 1200 case tra alloggi ricavati da interventi di recupero e autorecupero del patrimonio immobiliare pubblico oppure stabili privati da acquistare sul libero mercato a prezzi calmierati. Appartamenti da destinare a tre specifiche categorie: nuclei familiari in graduatoria per una casa popolare, abitanti dei Centri di assistenza abitativa temporanea e residenti nelle occupazioni almeno dal 31 dicembre 2013. Martedì sera la Giunta regionale del Lazio ha approvato due delibere per dare “completa attuazione” al 'Programma per l'emergenza abitativa di Roma Capitale' contenuto in un precedente provvedimento del gennaio del 2014.

Una delibera con una gestazione lunga due anni accompagnata dalle manifestazioni e dalle proteste dei movimenti per il diritto all'abitare romani che fin dall'inizio hanno spinto per la sua approvazione. “Un atto di grandissima importanza” il commento. “Un pacchetto che, seppur parziale rispetto alle dimensioni del problema, rappresenta comunque una prima importante conquista”. A criticare il provvedimento, invece, sono i sindacati degli inquilini che hanno criticato la scelta della Regione di includere tra gli assegnatari anche quanti vivono nelle occupazioni. “Gli aventi diritto per noi sono, tanto per essere chiari, i nuclei familiari in emergenza abitativa e non chi occupa illegittimamente” commentano Cisl e Sicet di Roma. L'Unione Inquilini, definendola “schiaffo alla legalità”, ne invoca la revoca. "Grazie alle nostre lotte ci saranno più case per tutti" la replica dei movimenti. 

GLI ALLOGGI – In totale la delibera pone sul piatto circa 1200 abitazioni. Non solo proprietà dell'Ater, quelle stanziate sono in totale sono 764, ma anche alloggi reperiti tramite interventi di recupero edilizio di parte del patrimonio dell’Ipab, l'Istituto Romano San Michele. E ancora, spiega la Regone in una nota, case "che risulteranno nelle condizioni di essere assegnate, a seguito di accertamento da parte del Comune, presso gli immobili segnalati nella memoria di Giunta (n. 17976, 30 giugno 2015) ed al conseguente studio di fattibilità, nonché quelli eventualmente acquisiti al patrimonio di Ater Roma sulla base dell’avviso pubblico indicato nella deliberazione commissariale n. 22 del 9 giugno 2015”.

LE RISORSE197 milioni di euro sono i fondi messi a disposizione per la sua applicazione. Finanziamenti “ad oggi disponibili tra le competenze al 'Fondo Globale Regioni Edilizia Sovvenzionata' (ex Gescal)” che verranno destinati “alla realizzazione degli interventi sugli alloggi Ater Roma”, per “l’acquisto degli immobili da parte dell’Ater Roma” e per “l’attuazione degli interventi che si potranno svolgere presso gli immobili richiamati nella memoria di Giunta del 30 giugno 2015". Non solo. Il documento individua dieci palazzi da 'recuperare'. “Per la realizzazione di tutti gli interventi, con questa delibera regionale si decide di destinare le risorse derivanti da una eventuale rimodulazione del programma degli interventi di Edilizia Sovvenzionata, finanziato con il Fondo sopra indicato, che si rendesse necessaria in considerazione del mancato avvio dei relativi lavori o delle mutate esigenze del territorio".

I DESTINATARI – Tre le categorie destinatarie di questo 'Programma'. Precisamente, come spiega la Regione in una nota: “I nuclei familiari inseriti nella graduatoria per l’assegnazione di alloggi di E.R.P. di Roma Capitale sulla base dei bandi generali anno 2000 e 2012 ed ancora in attesa di assegnazione”; quelli che “alloggiano presso i Centri di Assistenza Alloggiativa Temporanea (CAAT) alla data del 31 dicembre 2013”; ed infine le famiglie che “vivono in immobili pubblici o privati impropriamente adibiti ad abitazione alla data del 31 dicembre 2013”. A riguardo, nella delibera, è stato inserito un allegato con una lista con 79 stabili. 

CHI AVRA' DIRITTONella delibera sono contenute anche le modalità di individuazione dei nuclei familiari che avranno diritto di abitare nelle case predisposte dal programma. Sia per quanto riguarda i Centri di assistenza abitativa temporanea sia per “immobili impropriamente adibiti ad abitazione” avranno diritto solo i nuclei “presenti alla data del 31 dicembre 2013”. Il procedimento sarà in capo al Comune e passerà attraverso la “verifica del possesso dei requisiti previsti dalla normativa vigente” in base “all'ordine cronologico di ingresso”. I requisiti economici saranno gli stessi richisti per accedere alle graduatorie per una casa popolare. Per quanti sono già inseriti, ci si atterrà ai bandi del 2000 e del 2012.

I MOVIMENTI – Con questo atto “viene riconosciuto a pieno titolo il diritto alla casa popolare alle migliaia di persone costrette ad occupare a causa della totale cancellazione dell’edilizia residenziale pubblica” scrivono in una nota i movimenti. Altrettanto si può dire per quanti vivono nei residence, “disegnando finalmente una strada diversa sia dalla vergogna di questi centri realizzati soltanto per arricchire proprietari sia dalla colossale presa in giro dei Buoni per il sostegno all’affitto di alloggi sul mercato”.

A non convincere i movimenti, però, proprio le modalità per l'individuazione dei singoli nuclei familiari. Procedure che vengono definite “poco chiare”. La paura è che nascondano “la volontà di lasciare la finestra aperta a ciò che è uscito dalla porta: cioè operazioni di ordine pubblico finalizzate a sgomberare, intimidire, selezionare”. A questo punto, "nessuno potrà sfuggire alla necessità di censire chi si trova nelle occupazioni inserite ufficialmente nella delibera regionale, come non si potrà non fare i conti con la rivendicazione di una moratoria immediata degli sgomberi e degli sfratti”.  

I movimenti rispondono anche alle polemiche suscitate nei loro confronti in relazione ai contenuti della delibera: “Il nervosismo che sta suscitando fa pensare di aver colto nel segno” commenta Paolo Di Vetta. “La necessità di difendere garanzie per il settore più solvibile e meno disponibile alla lotta genera apprensione. Così come la difesa di quella parte di popolazione più povera costretta a occupare per necessità che ha deciso di non attendere i tempi lunghissimi della graduatoria”. Senza considerare, conclude, “che nessuno sta badando al fatto che tanti alloggi verranno destinati alle graduatorie solo grazie a questa delibera, frutto della lotta dei movimenti e degli stessi occupanti”. 

LE POLEMICHE – “È un pericoloso flop che strizza l’occhio all’illegalità e rischia di buttare al vento milioni di soldi pubblici” il commento della Cisl e del Sicet Roma che lo definisce un “provvedimento-tampone”. Per intervenire in maniera seria crediamo che occorra seguire ben altri criteri”. Nel mirino soprattutto la volontà di destinare una parte delle case agli occupanti: “Si deve sempre e comunque garantire il rispetto della legalità nelle assegnazioni. Gli aventi diritto per noi sono, tanto per essere chiari, i nuclei familiari in emergenza abitativa e non chi occupa illegittimamente”. Ultima critica i numeri: “Le famiglie in precarietà abitativa a Roma sono oltre 3500 l’anno per cui i 1200 alloggi sono drammaticamente insufficienti”.

Il provvedimento viene attaccato duramente anche dal sindacato Unione Inquilini che si dichiara si dichiara “scandalizzata” per la possibilità concessa agli occupanti di avere accesso a una casa popolare. “Chiediamo a tutti i cittadini che ancora credono nella legalità di protestare contro la Giunta chiedendo l’immediata revoca della delibera, prima della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale” scrive il segretario romano Guido Lanciano. Critico anche Massimo Pasquini, segretario nazionale dell'Unione Inquilini che fornisce qualche numero: “Solo nella città di Roma vi sono circa 1000 famiglie nei residence, circa 1500 quelle che nel 2012 avevano 10 punti, il massimo, circa 1500 famiglie che occupano in maggioranza immobili pubblici sfitti lasciati in degrado.  A queste dovrebbero essere aggiunte almeno 10.000 famiglie che hanno presentato domanda per una casa popolare. Mentre sono 2500 quelle sfrattate con la forza pubblica ogni anno (8000 le sentenze emesse ogni anno a Roma)”. La Regione Lazio, con le delibere attuative" conclude Pasquini "continua ad inseguire affannosamente l’emergenza, dando una risposta parziale, neanche esaustiva”.

ORFINI – A salutare con favore il provvedimento è invece il presidente del Pd e commissario del partito romano Matteo Orfini: "Ringraziamo il Presidente Zingaretti e l'Assessore Refrigeri per aver mantenuto gli impegni presi. Sono stati messi a disposizione fondi e strumenti operativi ed è stato attribuito un ruolo importante a Roma Capitale, che siamo certi saprà farsene carico con senso di responsabilità” ha scritto in una nota. “Si tratta di un primo passo importante per dare risposte ad una questione delicata e complessa, sulla quale per troppo tempo non si è agito. Per questo, è anche fondamentale assumere dei provvedimenti a livello nazionale che facciano fronte all'emergenza abitativa che pesa su tanti cittadini, verificando le norme in vigore che non funzionano adeguatamente ed integrandole”. 

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