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INTERVISTA | Montuori: "Completiamo i piani di zona, entro l'estate una delibera per riavviare l'edificazione"

Intervista all'assessore all'Urbanistica Luca Montuori

Da una parte le tabelle con “tutti i piani di zona che presentano criticità”. Dall’altra gli appunti sulla nuova delibera che “entro l’estate riorganizza e riavvia l’edilizia agevolata” nella Capitale. Perché “al di là delle questioni emergenziali puntiamo a un livello sistemico”. Un quadro che si svilupperà a partire dai prossimi mesi e che l’assessore all’Urbanistica del Comune di Roma, Luca Montuori, ha spiegato in un’intervista a Romatoday. 

Inchieste, sfratti, pignoramenti, opere non terminate. E ancora, il tema delle affrancazioni. Il Movimento cinque stelle si era speso molto per riportare ordine nei piani di zona. A che punto siamo?

Al di là delle questioni emergenziali abbiamo effettuato una serie di verifiche che incrociano la questione della legalità ma puntano a un livello più sistemico. Abbiamo avviato una ricognizione dello stato di attuazione di questi quartieri per elaborare una strategia di pianificazione che dia avvio, entro il prossimo anno, al loro completamento. Sui 65 piani di zona del I Peep abbiamo cercato di capire se esistono aree di proprietà pubblica disponibili per nuove edificazioni di edilizia convenzionata e agevolata. Del resto ci troviamo in una città cresciuta in maniera espansiva con grandissime aree standard ed extra standard e quindi ci sono quartieri che possono essere rigenerati e densificati, non nel senso di nuove edificazioni come prevedeva il piano Alemanno-Corsini ma nella direzione di un loro completamento e una loro ridefinizione. Per i 53 del II Peep abbiamo invece cercato di capire quali sono completati oltre il 50 per cento e quali sono invece molto lontani dall’essere ultimati. Una volta chiara questa situazione è possibile decidere di trasferire i diritti edificatori in quei piani dove sono più funzionali.

Avete quindi deciso di ripartire con l’edilizia agevolata?

Stiamo lavorando a questo piano perché convinti che per rispondere all’emergenza abitativa sia necessaria una politica strutturata. Considero l’edilizia residenziale pubblica un servizio, nel senso di qualcosa che persegue un interesse pubblico. Con il completamento dei piani di zona puntiamo a contrastare con politiche pubbliche un quadro che va verso la privatizzazione dei servizi. Prima fu la crisi del 2008, dopo la legge del 2011 sul trasferimento dei diritti immobiliari e infine la famosa lettera di Trichet-Draghi che spingeva per una piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali. Seppur siamo consapevoli che non può più essere la politica a finanziare un grande piano di costruzione, possiamo muoverci in un sistema in cui pubblico e privato concorrono per una politica della casa. A riguardo, un tema più profondo che non dobbiamo mai dimenticare, è il rispetto dell’articolo 42 della Costituzione: la proprietà privata va tutelata fino a che non travalica i limiti della sua funzione sociale.

Quando avete in programma di partire con il piano?

Dovremmo arrivare a una delibera che riorganizza e riavvia l’edificazione nei piani di zona prima dell’estate.

Avete già una stima di quanti alloggi se ne potranno ricavare?

Non ancora. Se ce l’avessimo la delibera arriverebbe in primavera.

La richiesta di un fondo rotativo avanzata sul tavolo con l’ex ministro Calenda non ha avuto seguito. Avete ottenuto altre risorse per questo piano?

Il fondo rotativo avrebbe permesso al Comune di riprendere in mano la propria capacità progettuale, ormai demandata solo ai privati. Tramontata questa idea dobbiamo rimettere in moto un mondo che si è fermato e riattivare il meccanismo della legge 167 che a sua volta andrebbe ripensata. Per prima cosa dobbiamo verificare quanti tra i soggetti assegnatari dei bandi nei piani di zona sono ancora economicamente attivi e quanti quelli ancora interessati. Nel caso in cui qualcuno si tirasse indietro faremo scorrere le graduatorie in Regione. Infine dovremo definire dove è interessante intervenire, tenendo in considerazione lo stato di attuazione.

Il Piano regolatore individua piani di zona anche in aree molto marginali del tessuto cittadino. Qualora la realizzazione di uno di questi quartieri rappresenti un ulteriore consumo di suolo per la città siete pronti a bloccarlo?

Questo è uno degli elementi di ragionamento sul tavolo perché di fronte ad un simile stop subentrerebbero per legge dei commissari ad acta, il che è sempre un depauperamento dell’amministrazione. È già accaduto che qualcuno decadesse perché la realizzazione non era motivata. Anche alcune sentenze ci hanno dato ragione. Il tutto va valutato anche alla luce del meccanismo della cessione compensativa che poco ha a che fare con l’interesse pubblico che vogliamo perseguire.

Resta il problema della legalità. All’udienza preliminare sul processo per il piano di zona Borghesiana Comune e Regione sono state citate come responsabili civili verso i cittadini. Cosa ne pensa? Come andare avanti?

È strano che uno stesso soggetto possa essere allo stesso tempo parte civile e soggetto sotto accusa. Non ho letto la citazione ma immagino che le responsabilità verranno attribuite ai singoli mentre a essersi costituita parte civile è l’istituzione. Nei prossimi piani di zona non dovrà più accadere. Forse sono anche cambiati i tempi e speriamo che i concessionari possano avere una visione diversa del mondo. Ricordo che a fianco della pianificazione di questi quartieri non abbiamo abbandonato azioni incisive sul tema della legalità.

Da questo punto di vista a che punto siamo?

I piani di zona che presentano sicuramente criticità sono 16, mentre gli operatori sottoposti a procedure fallimentari sono 37. In quanto ai numeri non dobbiamo dimenticare che uno stesso quartiere interessa più operatori e viceversa. Detto questo, ci troviamo addirittura con famiglie a cui hanno venduto le case all’asta a loro insaputa. Siamo di fronte a una guerra che coinvolge anche diversi pezzi dello stato. Per questo la sindaca Virginia Raggi ha scritto ai ministeri. Se il Mise gestisce i curatori fallimentari e non si muove in sinergia con il Comune che a sua volta lavora per salvaguardare finalità pubbliche o con la Regione che ha finanziato queste case non se ne esce.

Sul tema della affrancazioni vi siete già mossi. Siete pronti a lavorare con i vostri parlamentari anche per bloccare gli sfratti e i pignoramenti all’interno dei piani di zona?

Abbiamo già avanzato la richiesta e ci auguriamo che possa essere condivisa presto. Questa è una delle battaglie del Movimento cinque stelle, credo si possa raggiungere un risultato.

A proposito di emendamenti. I piani di zona sono destinati a famiglie con determinati requisiti. L’emendamento che dovrebbe bloccare i ricorsi per le case di edilizia agevolata vendute a prezzi di mercato prevede che “chiunque abbia interesse” possa procedere con la richiesta di affrancazione. Senza verificare i requisiti soggettivi di chi farà domanda non si rischia di disperdere il ‘servizio pubblico’ dei piani di zona? Chi avanzerà domanda di affrancazione dovrà presentare i requisiti soggettivi?

L’affrancazione supera il tema dei requisiti soggettivi che è argomento di discussione e approfondimento. In generale, per analizzare il caso delle affrancazioni non bisogna comparare solo il venditore e il primo acquirente ma spingersi ai casi in cui questi appartamenti sono stati acquistati per la seconda o la terza volta. Famiglie che hanno comprato e venduto a prezzo di mercato, che a un certo punto si sono ritrovate con richieste di risarcimento di migliaia di euro e che, a catena, si sono dovute sbrigare a fare causa al primo venditore. L’obiettivo dell’emendamento era mettere fine a questa situazione.

Tra il regolamento che semplifica l’iter e questo emendamento, le richieste di affrancazione dovrebbero aumentare. Dopo la lentezza degli anni passati, gli uffici sono pronti?

Risorse per Roma ha aumentato il personale. Abbiamo potenziato gli sportelli per il ricalcolo o per le urgenze. Stiamo lavorando affinché il sistema si metta in moto.

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