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"Roma non si vende, Roma si difende": il M5s latita, l'associazionismo romano si compatta

Le tante associazioni colpite dalla delibera 140, hanno protestato in Campidoglio. Chiesto l'intervento della giunta Raggi. D'Erme: "La situazione di oggi è stata ereditata. Ma ora il M5s deve farci capire con chi sta"

Bambini, partigiani, attori, musicisti. Attivisti dei centri sociali. Giovani e anziani. Per un pomeriggio la piazza del Campidoglio è riuscita a contenerli tutti. Forse un migliaio di persone, pronte a contestare gli effetti di una delibera capitolina, la 140 del 2015. Un atto firmato dalla Giunta Marino e transitato, con il Commissariamento di Tronca, fino a quella di Virginia Raggi.

LA SPERANZA DISATTESA - "Doveva arrivare un segnale di speranza rispetto a quello che era avvenuto prima, perché quello che ci ritroviamo oggi è sicuramente eredità del passato - riconosce Nunzio D'Erme, storico attivista nella galassia dei centri sociali romani - ma questi signori del M5s sono diventati prigionieri di un meccanismo e di una macchina burocratica amministrativa che se li sta divorando". A fronte di questa premessa "visto che siete stati eletti facendo vostre le parole d'ordine dei movimenti, adesso dovete assumere una posizione politica chiara. Se non lo fate, siete nemici degli spazi sociali come tutti quelli che vi hanno preceduto". 

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LA DELIBERA 140 - Sfilano i bambini, suonano i musicisti. La manifestazione è inframezzata dalle performance culturali. Sono la testimonianza di attività che rischiano di sparire. Con la delibera 140 il Campidoglio reclama gli spazi che erano stati dati in concessione ad un canone calmierato. Li rivuole indietro insieme ad un bel gruzzoletto. Alle realtà che li avevano ottenuti dal Comune, viene infatti chiesto di saldare un conto salato. Per ognuna la cifra è diversa ed è calcolata in base ad un ipotetico prezzo di mercato. Quello cioè che dovevano pagare dal momento in cui la concessione non è stata loro rinnovata. Provano a raccontare le proprie storie, microfono in mano, sotto Palazzo Senatorio.

Delibera 140: la protesta delle associazioni in Campidoglio

LE TESTIMONIANZE - "Noi siamo del Teatro stabile del Giallo - spiega Raffaele - e rappresentiamo un po’ il simbolo dell’assurdo: siamo infatti l’unico teatro professionale di Roma Nord, realizzato in quella che era l’aula magna di una scuola". L’assurdo consiste nel fatto che, come accaduto a molte altre realtà, “per 15 anni abbiamo chiesto di regolarizzare la nostra concessione, mandando raccomandata a cui ci è stato risposto chiedendo quasi un milione di euro. Per un teatro che, senza di noi, non esisterebbe neppure”.  In piazza sono arrivati anche i bambini, le famiglie e gli educatori del Celio Azzurro. "Questa è una giunta di ignavi, che non sanno neppure chi siamo - va all'attacco Massimo - frughiamo nele vostre tasche per trovare un briciolo di umanità, per farvi assumere una responsabilità politica. Ma noi resistiamo, come abbiamo resistito all'incendio che ci ha colpiti appena nati: perché un servizio non va umiliato ed una città cresce solo se sognata”.

LA CITTA' SOLIDALE - Il pomeriggio prosegue come fosse una lunga maratona. C'è chi lancia l'ipotesi di una manifestazione unitaria, da fare all'inizio di maggio. Chi ripete le parole d'ordine, e quindi punta al riconoscimento del valore sociale delle realtà romane. "Una città solidale non va messa a bando" perchè. com'è stato spiegato da molti dei presenti. "alla concorrenza preferiamo la cooperazione".  La legalità, agitata come un vessillo dal Movimento Cinque Stelle, non convince. "E' una foglia di fico - ricorda Nunzio D'Erme alla piazza -  e serve a nascondere un meccanismo che è stato deciso fuori da Roma ed anche dagli ambiti nazionali". A chi governa oggi la città viene ribadito l'aut aut. "Serve una presa di posizione politica. Altimenti noi apriamo il conflitto in difesa dei nostri spazi: imponendo la legalità di un movimento autorganizzato, autogestito, popolare". La sinistra ha fatto la sua mossa  e si è presa, per un pomeriggio, la piazza lasciata libera dall'assenza del Movimento Cinque Stelle. Ad un certo punto fa capolino Marcello De Vito. Osserva. Non interviene. Ascolta. I cori intanto scandiscono le intenzioni dei presenti: "Roma non si vende, Roma si difende".

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