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Delibera 140, la Giunta Raggi si allinea alla Corte dei Conti

Nelle more del nuovo bando, il patrimonio capitolina resta alle realtà che ne avevano l'assegnazione. Mazzillo: "Presto in discussione nuovo Regolamento sulle concessioni"

E' trascorso un mese dal voto dell'Aula Giulio Cesare. Quasi due dalla sentenza della Corte dei Conti. Alla fine, anche la Giunta Raggi si è allineata: tutti dalla parte delle realtà che sono rimaste colpite dalla delibera 140. Dalla squadra di governo municipale, è infatti stata firmata una direttiva che stabilisce un principio chiaro: in attesa d'un nuovo regolamento sulle assegnazioni, resta tutto com'è. 

L'ORIGINE DELLA DELIBERA 140 - Ora dovranno essere riesaminati i  procedimenti che hanno portato alle richieste di sgombero di molti immobilli comunali. Erano stati assegnati a realtà senza fine di lucro che, in forza di questa caratteristica, avevano potuto usufruire di un canone calmierato. Alla scadenza di queste assegnazioni, molti avevano continuato a versare l'affitto precedentemente concordato. Troppo poco, secondo una prima sentenza della Corte dei conti, poi recepita nella delibera 140 dalla Giunta Marino. A centinaia di associazioni beneficiarie del patrimonio comunale,  veniva così chiesto di pagare la differenza tra il canone calmierato e quello di mercato. Andava pertanto saldato tutto il pregresso: dalla scadenza dell'assegnazione ad oggi. Un'operazione che, se portata a termine, avrebbe prodotto due effetti. Molti denari per le casse capitoline e la fine dei tantissimi servizi socio educativi offerti a prezzi popolari

LA SENTENZA - A rimettere tutto a posto ci ha pensato un'altra sentenza della Corte dei Conti, arrivata a metà aprile.  Il Tribunale ha infatti stabilito che, alla scadenza delle assegnazioni, la richiesta di pagamento di affitti a prezzo di mercato non era praticabile. Perchè, semplicemente, la decisione adottata dal Campidoglio non era stata quella di monetizzare. Bensì d' investire sulle realtà no profit operanti nel campo socio-culturale. Anche perchè, come queste stesse organizzazioni hanno spesso dimostrato, la loro presenza aveva scongiurato un deperimento del patrimonio capitolino.

IL CAMBIO DI ROTTA - La sentenza della Corte dei Conti, ha messo in moto un meccanismo attraverso il quale, la politica, è progressivamente tornata a ritagliarsi un ruolo: La sua assenza, in questa vicenda, era stata ripetutamente lamentata. Spesso le realtà beneficiare del patrimonio pubblico, avevano scritto al Campidoglio per ottenere il rinnovo delle assegnazioni. Senza tuttavia ricevere alcuna risposta.  Per molte, l'unica interlocuzione con il Comune, è stata quella registrata alla notifica del provvedimento di sgombero. Un sistema di relazioni che, nell'ultimo mese, è mutato. Dapprima con l'approvazione di un documento in Assemblea Capitolina. Ed ora con la direttiva di Giunta firmata da Raggi.

LA DIRETTIVA - “La magistratura contabile ha contestato la possibilità di richiedere alle associazioni no-profit un prezzo di mercato per gli immobili oggetto di concessioni, anche se scadute – ha ricordato l’assessore al Bilancio e Patrimonio di Roma Capitale Andrea Mazzillo – ed esclude che dal mancato rinnovo da parte del Comune possa derivare la risoluzione delle concessioni stesse. La posizione della Corte è quindi in linea con quella della nostra Giunta – ha aggiunto  – che ha sempre sostenuto l’importanza di tutelare l’uso dei beni per gli enti che svolgono attività e servizi di interesse pubblico: da un lato vogliamo evitare di mettere a rischio la sopravvivenza di associazioni di volontariato, sociali e culturali, a causa della richiesta di canoni pregressi al 100% del valore di mercato; dall’altro bisogna scongiurare il rischio di occupazioni abusive o il degrado degli immobili conseguente al loro abbandono nelle more delle nuove assegnazioni con procedure a evidenza pubblica. Queste ultime - ha concluso Mazzillo -  verranno disciplinate dal nuovo Regolamento sulle concessioni, che presto verrà discusso dall’Assemblea Capitolina e che conterrà una norma transitoria per gli affidamenti in essere”. 

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