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Cupinoro, comitati e sindaci in Regione: consegnato il documento contro nuovi impianti

Il sindaco di Cerveteri: "Occhi puntati sull'asta del 21 novembre"

Non solo Bracciano. Da Cerveteri a Ladispoli passando per Anguillara, Trevignano e Manziana. Una delegazione di sindaci dei comuni dislocati nei pressi della discarica di Cupinoro, geograficamente collocata nel comune di Bracciano, insieme ai cittadini del movimento Fermiamo Cupinoro e Mo Basta Pizzo del Prete, ieri mattina si è recata 'in protesta' presso la sede del Consiglio regionale del Lazio. Sono stati incontrati dall'assessore regionale ai Rifiuti, Mauro Buschini, al quale è stato consegnato un documento contenente la richiesta di revoca immediata dell'Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia) per la costruzione di due diversi impianti di trattamento dei rifiuti che ricadono su terreni confinanti al sito di stoccaggio di via Settevene Palo.  

La discarica di Cupinoro ha inghiottito rifiuti tal quale per oltre 20 anni fino a crescere diventando una vera e propria collina di immondizia. Doveva ricevere sversamenti da 8 comuni, negli anni sono diventati 25. Dopo una lunga battaglia dei cittadini, l'invaso nel 2014 ha chiuso i battenti "ma non è mai iniziata la bonifica perché i soldi che sarebbero dovuti essere accantonati per il cosiddetto 'post mortem' (la gestione della discarica dopo la sua chiusura, ndr) non ci sono più" denuncia Alessio Pascucci, sindaco di Cerveteri, presente ieri in delegazione in Regione. "Ad oggi sono state avviate solo operazioni di 'pre-bonifica', il cosiddetto capping ma ci auguriamo che le operazioni di bonifica possano partire presto". 

A far scattare l'allarme che ha portato sindaci e cittadini in Regione, la decisione del curatore fallimentare della società municipalizzata che aveva in gestione la discarica, la Bracciano Ambiente, di mettere all'asta il 'ramo d'azienda' con le autorizzazioni per la realizzazione su un terreno limitrofo, di proprietà dell'Università Agraria di Bracciano, di due impianti per la lavorazione di rifiuti. Un 'Tmb' per il Trattamento meccanico biologico dell'immondiza e uno per la produzione di energia da biogas. Il primo dovrebbe dividere e trattare i rifiuti indifferenziati, separando i materiali e producendo da un lato il cosidetto 'Combustibile da rifiuto' che viene bruciato negli inceneritori e dall'altro la 'Frazione organica stabilizzata', quello che in gergo viene chiamato 'umido', per un totale di 135 mila tonnellate all'anno. Il secondo dovrebbe bruciare il 'biogas' prodotto dalla digestione 'anaerobica', quindi in assenza di aria, della 'frazione organica'. L'asta è fissata per il 21 novembre.  

"Nel corso dell'incontro sono emersi due elementi importanti" ha spiegato a Romatoday il sindaco di Cerveteri, Alessio Pascucci. "In questi giorni è stato approvato in Giunta, ed entro la fine dell'anno dovrebbe arrivare in Consiglio, un provvedimento che impedisce la realizzazione di vecchi Tmb e che prescrive la conversione di quelli esistenti" ha spiegato riferendosi al fatto che oggi i Tmb producono materiale in parte da avviare all'incenerimento e in parte in discarica mentre si dovrebbe andare verso la differenziazione finalizzata al riciclo. "Se così fosse si invaliderebbe l'attuale autorizzazione e di conseguenza decadrebbe anche l'impianto a biogas. Questo fa sperare che nessuno partecipi all'asta perché non è più conveniente". Il secondo elemento riguarda invece "l'approvazione entro la primavera del nuovo piano rifiuti regionale. Chiederemo che Cupinoro venga stralciato". Conclude il primo cittadino: "Nonostante non abbasserò la guardia fino a che a questa storia non verrà messa la parola fine, mi ritengo soddisfatto dell'incontro avuto in Regione. Ora speriamo che l'asta vada deserta, in ogni caso farò di tutto perché il progetto non vada in porto". 

Non sono soddisfatti invece i cittadini di Fermiamo Cupinoro e Mo Basta Pizzo del Prete. "La nostra richiesta non è stata accolta: revocare le autorizzazioni" hanno spiegato in una nota. "Dall'assessorato hanno spiegato che tale scelta, seppure sia un’opzione ipotizzabile, non è tuttavia praticabile perchè rappresenterebbe una sorta di turbativa riguardo alla decisione del curatore fallimentare di proporre un'asta per ridurre il debito della società in fallimento" si legge in una nota. "Se l’asta del 21 Novembre non dovesse andare a buon fine ci aspettiamo che la situazione possa ritenersi sbloccata, portando quindi alla revoca delle autorizzazioni".

In merito alla necessità di ammodernare impianti e progetti per Tmb dichiarano: "L‘imprenditore che si aggiudicasse l'asta dovrebbe modificare il progetto dell'impianto TMB e richiedere il rinnovo della Valutazione di Impatto Ambientale attualmente scaduta e per il quale occorrerebbero circa 24 mesi. L'AIA – in scadenza a Maggio 2018 – si rinnoverebbe automaticamente per altri 5 anni. Nel Paese in cui l’emergenza diventa quasi sempre ordinarietà, l’eccezione la regola e soprattutto il provvisorio diventa definitivo, sapere che saranno autorizzati degli impianti obsoleti e sovradimensionati e che solo successivamente i relativi progetti approvati potranno subire delle modifiche di ammodernamento (intervento che in ogni caso non potrà avere del miracoloso: da due ecomostri non usciranno fuori campi di margherite), non deve farci stare affatto tranquilli".

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