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Famiglie rom nel centro di accoglienza vicine allo sfratto, la Croce Rossa chiede un incontro a Raggi: "Finiranno per strada"

Si tratta di due famiglie con anziani, disabili e numerosi bambini. Croce Rossa alla sindaca: "Servono soluzioni strutturali"

Questa volta a dare l’allarme è la Croce Rossa di Roma chiedendo un incontro direttamente alla sindaca Virginia Raggi: “Siamo preoccupati della decisione che ci viene comunicata dagli uffici del Campidoglio di voler far uscire tra poche ore due nuclei famigliari” dal centro per senza tetto di via Ramazzini gestito. “Si tratta di due famiglie con bambini, anziani e disabili. Non conosciamo ancora le precise ragioni di questa decisione, che però se attuata le metterebbe in grave difficoltà con un prevedibile ritorno alla vita in strada”, si legge nella nota. Tra loro ci sono anche Costica, la moglie disabile e i suoi tre bambini di sette, otto e dieci anni che Romatoday segue ormai da inizio marzo quando, per la prima volta negli ultimi mesi, hanno rischiato di finire in mezzo a una strada. L'ultima proroga concessa a metà maggio dall'amministrazione capitolina è infatti scaduta.

Dopo oltre dieci anni vissuti tra un costoso centro di accoglienza comunale e un altro, senza che mai nessun operatore sociale gli facesse compilare una domanda per la casa popolare o gli prospettasse percorsi volti all’autonomia, Costica e la moglie sono di nuovo a un passo dalla strada. Sarebbero dovuti rimanere nel centro di Torre Maura, chiuso in fretta e furia nell’aprile del 2019 per le proteste di un gruppo di residenti e di attivisti di estrema destra, fino a giugno del 2021. Invece proprio a causa delle proteste sono stati portati temporaneamente nel centro di accoglienza di viale della Primavera a Centocelle.

Scaduta la soluzione emergenziale, più nulla. Il 7 marzo 2020 avevano lo sfratto. Per loro né l’assessorato alle Politiche sociali di Veronica Mammì né l’Ufficio speciale rom del Comune avevano pensato ad alcuna alternativa ma grazie all’interessamento del sindacato Unione Inquilini e dell’associazione 21 Luglio, e un po’ anche per l’avanzare dell’epidemia di Coronavirus, a meno di 24 ore dallo sfratto l’amministrazione aveva deciso di spostarli nel centro di accoglienza per senza tetto di via Ramazzini, a Monteverde. Prima per due mesi, poi, dopo le proteste di metà maggio, per altri trenta giorni.

La proroga però ora sta scadendo un’altra volta e nessuno degli assessorati, dei dipartimenti e degli uffici competenti ha cercato per loro una soluzione alternativa alla strada. La motivazione è la stessa che aveva portato allo sfratto dal centro di accoglienza di Centocelle: procedere con le proroghe oltre i termini consentiti per legge esporrebbe i funzionari del dipartimento Politiche sociali o dell’Ufficio speciale rom al controllo della Corte dei conti. Risultato: lasciare che 18 persone tra le quali 11 bambini finiscano per strada.

La palla, secondo quanto apprende Romatoday, nelle ultime ore è stata girata al V municipio che però non ha molto sul piatto. Queste persone hanno vissuto infatti per un anno nel centro di accoglienza a Centocelle, la domanda per la residenza fittizia l’hanno avanzata in questo territorio e i bambini (per i quali in questi mesi non c’è stata nessuna possibilità di scuola a distanza) frequentavano istituti della zona. Di soluzioni abitative emergenziali non ce ne sono per nessuno: i residence sono in chiusura e il buono casa approvato ad agosto scorso è destinato, almeno sulla carta, solo alle famiglie sgomberate. Per loro potrebbe attivarsi il sussidio previsto dalla delibera 154 del 1997, quella finalizzata al contrasto della povertà, ma che comunque non potrebbe portare ad alcuna soluzione abitativa. Così Costica e la sua famiglia in attesa dell’assegnazione di una casa popolare (hanno avanzato la domanda a febbraio insieme al sindacato Unione Inquilini) potrebbero ritrovarsi a vivere per strada in una condizione ancor più marginale di quella in cui vivono già oggi: un centro per senza tetto con letti in container e bagni in comune.

La Croce Rossa di Roma ha chiesto un incontro alla sindaca Raggi: “Siamo consapevoli che i piani di accoglienza hanno una data di scadenza”, si legge nella nota “ma siamo altresì consapevoli che sia urgente adoperarsi per costruire forme di inclusione sociale. Per questo rinnoviamo  alla Sindaca Raggi la richiesta di incontrarci e di cercare insieme di porre le basi per una soluzione più strutturale a fenomeni sociali complessi”.

Attacca anche Unione Inquilini, che sta seguendo la storia di queste famiglie: “Il Comune di Roma a poche ore dallo scadere del progetto non risponde ai nuclei che da domani rischiano la strada”, dichiara la sindacalista Silvia Paoluzzi. “Abbiamo cercato per settimane di chiedere interlocuzione all'Assessorato competente senza ricevere nessuna risposta. Non siamo ancora usciti dall'emergenza sanitaria, il Comune di Roma vuole prendersi la responsabilità di buttare in strada minori, portatori di handicap e donne in gravidanza senza avviare un progetto significativo?”. 

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