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Sabato, 20 Aprile 2024
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Corteo scuola, in 100 mila da Repubblica a piazza del Popolo: "Fermiamoli insieme"

Il numero è quello fornito dagli organizzatori dal palco. In strada tutto il mondo della scuola: insegnanti di ruolo, precari, personale ma anche genitori e studenti. I sindacati: "Il ddl deve essere cambiato"

100 mila persone, secondo gli organizzatori, hanno sfilato per le strade del centro della Capitale per dire no alla 'Buona Scuola' del Governo Renzi. Il corteo è partito da piazza della Repubblica intorno alle 10 di questa mattina e, passando per piazza Barberini, è arrivato intorno a mezzogiorno a piazza del Popolo dove è stato montato il palco per il comizio dei sindacati. Dietro lo slogan della manifestazione in concomitanza con lo sciopero generale della scuola indetto dai sindacati (tra i quali Flc-Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda, Cobas), 'Fermiamoli insieme', centinaia di insegnanti di ruolo, precari, personale scolastico ma anche tanti studenti e genitori.

Presenti anche il segretario della Cgil Susanna Camusso e quello della Uil Carmelo Barbagallo. Per permettere al corteo di passare molte delle strade del centro sono state chiuse provocando pesanti conseguenze al traffico cittadino, in particolare attorno a piazza della Repubblica e a quella del Popolo. Nel frattempo a viale Trastevere i Cobas hanno protestato con un presidio di fronte alla sede del Ministero dell'Istruzione per poi spostarsi in corteo verso in piazza Montecitorio dove rimarranno a protestare per tutto il pomeriggio. 

"Siamo 100mila in questa piazza e mezzo milione in tutte le piazze d'Italia" hanno detto dal palco di una piazza del Popolo gremita. Il corteo, partito questa mattina da piazza della Repubblica ha visto aumentare la partecipazione con il passare delle ore, raggiungendo il culmine proprio a piazza del Popolo con migliaia di persone che hanno assistendo al comizio dei rappresentanti sindacali e degli studenti. Con la mobilitazione e con lo sciopero generale, i manifestanti vogliono fermare la riforma della scuola "che non risolve il problema del precariato", che trasforma "i presidi in manager", e che "taglia le risorse alla scuola pubblica ma non alla privata". 

"C'è bisogno di avere una scuola pubblica che permetta davvero ai ragazzi e alle ragazze di partecipare. Poi c'è il tema della lotta alla dispersione scolastica e dell'effettivo diritto allo studio.  Anche rispetto alle assunzioni, che sono necessarie e non possono essere utilizzate come uno strumento di divisione e contrapposizione tra gli insegnanti e tra i precari stessi” il commento della leader della Cgil, Susanna Camusso. “Penso che ci sia un'arroganza infinita, che è quella di rispondere a ogni obiezione con il tirare dritto”. Per quel che riguarda le 100mila assunzioni annunciate, secondo Camusso il Governo "non sta facendo un'elargizione che giustifica il peggioramento della scuola. Sta facendo un atto che era dovuto alla sentenza della Corte al fatto che non ci sono gli insegnanti ha dovuto al fatto che si è creato il precariato". 

Il ddl "deve essere cambiato profondamente, perchè vogliamo una scuola pubblica, libera e democratica. E in quel disegno di legge c'è poco” ha affermato invece il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo partecipando. "Intanto non c'è bisogno di podestà ma di presidi e dirigenti, e non devono scegliere loro chi deve lavorare. Infine, per assumere i precari bisogna fare un decreto e non un ddl". In piazza anche il leader di Sel e presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola e l'esponente del Pd Giuseppe Civati che ha affermato: “Della riforma non mi piace l'atteggiamento culturale in questa circostanza, gli attacchi violenti ai sindacati e agli insegnanti".

Presenti anche gli studenti. "Siamo accanto alle lavoratrici e ai lavoratori in questo sciopero generale perchè tutto il mondo della scuola si deve unire contro le politiche di un Governo che trasformerà la scuola italiana in un luogo autoritario e aumenterà le diseguaglianze” ha dichiarato in una nota Giuseppe Cirelli, segretario generale del Rete degli studenti medi del Lazio, che aggiunge: "Dobbiamo combattere quest'idea di scuola-azienda tutta volta alla competizione e alla selezione, finanziata dai privati e comandata da un preside-manager, perchè limita la libertà di docenti, personale, studenti e famiglie e ferisce mortalmente l'idea di una scuola inclusiva e capace di essere il motore dello sviluppo del Paese inteso come uguaglianza possibilità di realizzazione dei cittadini”. 

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