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Contro un bilancio "che vende Roma": lavoratori e movimenti in corteo fino al Campidoglio

Dai dipendenti delle municipalizzate capitoline ai rifugiati dei centri di accoglienza passando per gli attivisti del Forum per l'acqua e della rete 'Diritto alla città'. In piazza per dire no "al bilancio dei diritti negati"

No a un bilancio che ha come stella polare un piano di rientro che impone tagli lineari, che razionalizza i servizi e mette in agenda la dismissione di beni e aziende capitoline. Detto con uno slogan: “Roma non si vende”. È per affermare la propria opposizione “al bilancio dei diritti negati”, come recita lo striscione di apertura, che decine di realtà sociali, sindacali e cittadine hanno manifestato in via dei Fori Imperiali oggi pomeriggio per “chiedere all'Aula Giulio Cesare di sospendere la discussione del bilancio di previsione 2015 e confrontarsi con la città”. Dai dipendenti di Atac e dell'Ama a quelli di Farmacap e Multiservizi passando per i lavoratori capitolini, le insegnanti degli asili nido e delle scuole dell'infanzia, gli ex lavoratori dell'Urbe, conosciuti come gladiatori, i lavoratori della cultura. 

E ancora, gli operatori delle cooperative sociali, in primis quelli della 29 Giugno 'di mafia capitale', gli attivisti del Coordinamento romano acqua pubblica, realtà cittadine come 'Cinecittà bene comune' o la 'Libera Repubblica di San Lorenzo', la rete 'Diritto alla città'. Tanti i rifugiati accolti nei centri impegnati a diffondere un volantino con la scritta in più lingue: “Noi non siamo merce”. Molti i lavoratori riuniti dietro la sigla dell'Unione sindacale di base. Presenti con diverse vertenze anche l'Unione sindacale italiana e i Cobas. Un corteo breve ma simbolico dal Colosseo alla piazza del Campidoglio, sotto le finestre di palazzo Senatorio dove anche oggi è proseguita la discussione del provvedimento economico. Ognuno con le proprie vertenze ma consapevoli che “questo bilancio disegna un modello di città che va nella direzione opposta rispetto alle vertenze che sono in piazza oggi” commenta Paolo Carsetti del Comitato romano acqua pubblica. 

E proprio sull'acqua, Carsetti cita un caso a sostegno della protesta: “In una parte della delibera sulla razionalizzazione delle aziende si prevede la cessione delle quote di Acea Ato 2 ad Acea Holding. Un passaggio rilevante, non per il peso delle azioni che si perdono ma perchè il Comune non sarà più azionista diretto” continua Carsetti. Simbolico anche che “tra le nostre proposte avanzate in una delibera di iniziativa popolare, depositata ormai da tempo e non ancora discussa, viene invece richiesto il contrario: la sua ripubblicizzazione” spiega. “In questo modo viene di fatto sorpassata ogni forma di partecipazione” conclude. 

Contro i tagli invece i lavoratori di Farmacap: “Dopo anni di malagestione chiediamo un rilancio della nostra azienda e non la sua dismissione” racconta un dipendente. In piazza anche “i primi licenziati del piano di rientro di Roma Capitale” denuncia Roberto Martelli della segreteria nazionale dell'Usi riferendosi agli ex dipendenti di Multiservizi licenziati nei mesi scorsi e gli autisti dell'Atac dove “con il nuovo Piano di rientro a pagare sono i dipendenti, con l'aumento del carico di lavoro, e gli utenti con il taglio, mascherato da razionalizzazione, di 19 milioni di chilometri di servizio che passano da 119 milioni a 100” denuncia Alessio Bartolani rsu Usb. 

Contro il bilancio 2015, corteo dal Colosseo al Campidoglio

“Nessuna risorsa in bilancio per un problema grave come quello delle politiche abitative” la denuncia invece di Angelo Fascetti di Asia Usb unito “alla lentezza con cui si sta portando avanti, anche a livello comunale, la delibera regionale sull'emergenza abitativa”. Molti gli operatori e gli utenti dei centri di accoglienza: “In qusta città si espellono i diritti e si varano bilanci che sanciscono le nostre difficoltà” denuncia Valentina Greco, un'operatrice (Usb), che spiega come il suo posto di lavoro e i servizi ai giovani migranti siano a rischio: “Speriamo che il Comune dia seguito all'impegno preso con la gestione commissariale della nostra cooperativa di saldare il debito altrimenti per noi significherà blocco degli stipendi e tagli del personale con pesanti conseguenze sul servizio erogato”. 

Dietro lo striscione 'Cinecittà bene comune' anche l'ex presidente dell'ex decimo municipio (oggi VII), e candidato sindaco alle scorse elezioni, Sandro Medici che ha scelto un esempio concreto per spiegare la sua presenza in piazza: “Nel VII municipio ci sono due edifici che appartenevano all'azienda dei trasporti, il primo all'Alberone, il secondo in via Lucio Sestio. Nel primo tra pochi giorni verrà inaugurato un centro commerciale, il secondo è un centro antiviolenza per le donne. Sono due modelli di città opposti. Bisogna decidere quale scegliere. Si possono creare spazi e fornire servizi ai cittadini oppure considerare Roma come una merce”. 

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