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L'emergenza nell'emergenza: le storie di chi è rimasto senza lavoro per il Coronavirus

Guide turistiche, terapisti, camierieri precari. L'emergenza sanitaria ha portato tanti lavoratori a restare senza entrate e nessuna certezza

Anna è una guida turistica e come quasi tutte le guide turistiche è una partita Iva. Da quando le strade di Roma sono deserte a causa dell’emergenza Coronavirus le sue entrate economiche si sono azzerate. Emanuele lavora in una pizzeria e non sa quando potrà tornare in servizio. Condivide un appartamento con altri due lavoratori precari e sa già che alla fine del mese non riusciranno a pagare l’affitto. Maria Luisa è una terapista della neuro e psicomotricità in età evolutiva. È una libera professionista in uno studio privato che applica tariffe ‘sociali’ in un settore dove il comparto pubblico lascia costantemente scoperte molte famiglie che ne avrebbero bisogno. Anche lei dopo le chiusure imposte dal decreto ‘Io resto a casa’, non ha più entrate. Vive in affitto e si chiede come farà. Nei giorni in cui il governo ha varato il decreto ‘Cura Italia’che stanzia circa 25 miliardi di euro per sanità, lavoratori e famiglie, Romatoday ha raccolto le storie di liberi professionisti senza garanzie e di precari.

Maria Luisa Peliti è una terapista della neuro e psicomotricità in età evolutiva nonché responsabile sanità del sindacato Clap (Camere del lavoro autonomo e precario). Esercita con partita iva in uno studio privato che applica tariffe scontate, il cosiddetto privato sociale, a famiglie con bambini con varie disabilità, molte delle quali si rivolgono al settore privato perché le liste d’attesa del servizio pubblico sono troppo lunghe rispetto alle esigenze. “Queste cure costano troppo per molte famiglie e bambini con disabilità anche molto gravi rischiano di restare senza alcuna cura”, spiega. Peliti “dopo aver lavorato per otto anni come ‘finta’ partita Iva nel settore pubblico, ho iniziato a lavorare in uno studio privato come libera professionista”.

Da quando sono state sospese le attività Peliti non ha alcuna entrata. “Le uscite però restano, dall’assicurazione personale agli ordini che sono appena partiti fino alle spese di iscrizione all’ordine professionale e dei corsi obbligatori, le bollette per le utenze e le tasse”. Mentre parla della sua situazione, Peliti, che è anche sindacalista, non può non pensare a cosa sta vivendo l’intero settore. “Il quadro in merito quanti si occupano di riabilitazione in ambito sanitario è poco chiaro. Non si sa quanti sono i dipendenti dei centri in convenzione, quanti sono partite iva reali e quante no. Questi centri vengono finanziati ma poi le verifiche non ci sono. Molti colleghi stanno lavorando anche in questi giorni, senza abbastanza protezioni, senza poter mantenere le distanze di sicurezza. L’alternativa è rimanere senza entrate”. Come è accaduto a lei. Peliti sfata subito un mito: “Essere libero professionista, ormai, non è più sinonimo di ricchezza. Anche in tempi normali abbiamo entrate limitate. Se guardo a quello che ho sul conto ho un mese di autonomia poi dovrò appoggiarmi a una ‘fortuna’ che molti non hanno: la rete familiare. Non so se riuscirò a ottenere incentivi, non ho alternative”. Nessuna entrata e molte spesa. Con un grande interrogativo. “Come farò a pagare l’affitto?”.

Anna è una guida turistica professionale a partita iva, una condizione lavorativa che anche in tempi normali non dà alcuna garanzia. Il settore a Roma e nel Lazio occupa circa 4mila persone. “Se non lavori non guadagni. Niente malattie, niente congedi parentali, niente ferie. C’è chi guadagna bene ma c’è anche chi non arriva ai mille euro”. Il settore del turismo è stato il primo ad accusare il colpo. “Prima ancora dei decreti del governo, i turisti hanno avuto paura e già a fine febbraio quasi tutti abbiamo visto i nostri servizi cancellati fino a data da destinarsi”.

Dalla fine di febbraio Anna non ha alcuna entrata. “Questo stop è arrivato alla fine della bassa stagione, quando di solito si tira la cinghia prima di ripartire con più lavoro in primavera e in estate. Inoltre ho appena pagato le tasse del 2019, che per me sono state alte dal momento che dopo cinque anni nel regime dei minimi sono entrata in quello forfettario. Proprio ora che aspettavo di ricominciare a lavorare più intensamente per tirare il fiato ci siamo fermati”. Secondo Anna ci vorranno mesi per riprendersi, “ben oltre il periodo del blocco effettivo delle attività”, affinché i turisti tornino a circolare. “Nel frattempo alcune grandi agenzie si sono già organizzate chiedendoci di essere collaborativi in questa situazione difficile e di accettare tariffe più basse per il futuro. Ci hanno concesso 24 ore di tempo per decidere e siccome non siamo sindacalizzati ognuno ha fatto la sua scelta senza sentire gli altri”. Per Anna il sussidio da 500 euro che dovrebbe poter ottenere dal Governo non basterà: “Ho un affitto da pagare, come è possibile? Sto pensando di chiedere alla padrona di casa se posso sospendere i pagamenti”.

Emanuele lavora da 13 anni come cameriere in una pizzeria. “Solo da un anno e mezzo ho firmato un contratto a tempo indeterminato part time di due ore al giorno. Tutto il resto delle ore lavorate effettivamente viene pagata in nero. Se sei a casa in malattia vieni retribuito come se lavorassi due ore, la stessa cosa accade per i contributi e per la maturazione delle ferie”. Una situazione “non catastrofica”, commenta, “se penso ai tanti colleghi che in tutta Roma lavorano completamente in nero e che adesso, con la crisi che tutti ci aspettiamo, non sanno nemmeno se e quando verranno richiamati”. Ma nemmeno fortunata dal momento che anche Emanuele “dopo anni in questa condizione” poco prima che scoppiasse l’emergenza aveva deciso di cambiare posto di lavoro. “Ho dato il preavviso per le dimissioni e avrei dovuto iniziare il 1 aprile in un nuovo ristorante.

Ora non so proprio cosa accadrà”. Non solo la spesa e le bollette. Il pensiero corre subito alla casa: “Vivo in un appartamento in affitto condiviso con altre due persone. Anche loro si mantenevano con lavori precari che adesso sono saltati. Proveremo a chiedere alla padrona di casa una riduzione solidale del canone. Questa storia sta dimostrando ancora una volta che basta poco tempo per mettere in seria difficoltà le persone che vivono di lavori precari”.

"Sono giorni che ci giungono chiamate preoccupate da Roma e dalla Regione Lazio tutta: gli educatori e gli operatori sociali che già hanno perso e rischiano di perdere fette importanti di retribuzione; partite Iva, finte e genuine, che temono di perdere, oltre ai compensi, pure le committenze; migranti e non solo che troppo spesso lavorano in nero nella ristorazione e nel turismo e che sanno di non avere paracadute”, commenta Francesco Raparelli, Coordinatore nazionale delle Camere del Lavoro Autonomo e Precario che in queste ore sta fornendo consulenza e supporto telefonico o telematico a molti precari e partite iva. “Le misure previste dal decreto appena licenziato dal Governo sono indubbiamente importanti ma insufficienti: per il carattere eterogeneo e non universale delle stesse; per le risorse in dotazione; per la platea, che non tiene in conto il disastro che sta investendo il lavoro informale e intermittente. Per quel che riguarda la Sanità, invece, soprattutto in quella privata accreditata gli obblighi di legge relativi alla sicurezza vengono diffusamente violati”.    

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