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Coronavirus, consegne a rischio. I riders romani minacciano lo stop: "Nostra salute vale più di un panino"

Nonostante le linee guida e le raccomandazioni dei colossi del food delivery i corrieri verso lo stop: "Nessuna tutela, noi ci fermiamo"

Tutti a casa, tranne i riders. Se le misure di contenimento del contagio da Coronavirus chiudono negozi e attività non essenziali con i supermercati a registrare lunghe code causa il contingentamento degli ingressi, beni e pasti arrivano a domicilio e, per chi non può lavorare da remoto, anche in ufficio.

Coronavirus, i riders minacciano lo stop

Ma ora i riders minacciano lo stop. Troppo rischioso ai tempi del Covid-19 correre da un cliente all’altro, di porta in porta, con i pacchi che passano di mano in mano. 

“Viviamo di consegne a domicilio, sono la nostra fonte di reddito - magra, precaria, a cottimo. Ma come abbiamo fatto in altre circostanze sentiamo la necessità di dire che la nostra vita e la nostra salute valgono più di una pizza, di un sushi o di un panino. Sentiamo di farlo ancor di più ora, visto che le indicazioni di sicurezza fornite dal Governo non sono possibili da rispettare per le app del food delivery. Riteniamo la situazione molto grave e per noi fermare il contagio viene prima di qualsiasi altra cosa. Se distribuire cibo a casa diviene indispensabile, ci devono pensare lo Stato, la Protezione Civile e gli organi preposti”. 

“Noi ci fermiamo” – l’annuncio di Riders Union Roma, che riprende i colleghi di Bologna. 

Food delivery: linee guida per ristoranti e riders

La Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe) e AssoDelivery, l’associazione di categoria delle imprese del food delivery alla quale aderiscono Deliveroo, Glovo, Just Eat, Uber Eats e Social Food, hanno definito le linee guida per i ristoranti che si avvalgono delle consegne. 

Le disposizioni ricalcano quelle del Ministero della Salute e raccomandano l’utilizzo di prodotti igienizzanti, il rispetto delle distanze di sicurezza nelle fasi di preparazione e ritiro degli alimenti da parte dei corrieri così come alla consegna. Zaini e contenitori termici “devono essere mantenuti puliti con prodotti igienizzanti, per assicurare il mantenimento dei requisiti di sicurezza alimentare” – si legge nel documento. 

In più Just Eat ha disabilitato la possibilità di pagare in contanti “consentendo solo pagamenti elettronici e limitando così i contatti e agevolando il rispetto della distanza”, l’ordine poi non dovrà quindi essere consegnato direttamente in mano ma dovrà essere appoggiato fuori dalla porta “evitando ogni contatto o incontro ravvicinato, comunicandolo al cliente al momento della consegna”. Glovo ai suoi riders tramite mail, così come ai clienti sul sito internet, ha diramato la comunicazione dedicata alla prevenzione del Coronavirus invitando i primi a prestare cura all’igiene dello zaino e a tutti il rispetto della distanza di almeno un metro, così come la buona pratica di lavarsi spesso le mani con acqua e sapone o con soluzioni a base di alcol. “Lavale sempre prima e dopo la consegna di un ordine”. 

Coronavirus, riders di casa in casa "senza mascherine nè guanti"

Non sempre possibile soprattutto per i riders in giro in una città semideserta, con bar e punti ristoro chiusi. Oltre le raccomandazioni la realtà delle consegne a domicilio è ben diversa. Niente mascherine né guanti, tranne per chi ha scelto di procurarseli da sé. 

“Trovare delle mascherine a buon mercato è ormai impossibile, i guanti poi per essere efficaci dovremmo cambiarli ad ogni ordine. Ma nessuno ci ha fornito nulla” – ci raccontano i lavoratori in attesa davanti ad una delle attività che sforna pasti da consegnare. “Avrebbero dovuto dotarci di dispositivi per la protezione individuale, per noi ma anche per i clienti: così rischiamo di essere un ‘virus a domicilio’ o di prenderlo”. 

Lo sanno bene anche i sindacati. “Abbiamo più volte chiesto maggiori tutele per riders e anche driver. Il problema di condizioni di lavoro problematiche, soprattutto in un periodo come questo, è diffuso: alla fine si è scaricato tutto sulle spalle di un gruppo ristretto di lavoratori, da sempre precari e in difficoltà” – ha detto a RomaToday Alessandro Antonelli della Filt Cgil. 

“In questi giorni difficilissimi, i corrieri stanno svolgendo un servizio fondamentale per la collettività, ma devono farlo nella più totale sicurezza, propria e altrui. Non permetteremo che si sottostimi il rischio a cui questi lavoratori e le loro famiglie si espongono. E’ inaccettabile che in questo momento rider e driver continuino ad essere pervicacemente trattati come imprenditori” – ha aggiunto il segretario generale della Fit-Cisl di Roma e Lazio, Marino Masucci

Coronavirus, la protesta dei riders: "Noi ci fermiamo"

Così tra i riders aumentano i malumori: vorrebbero “restare in casa” anche loro. L’unione sindacale autonoma dei riders a Roma chiede che il governo ponga restrizioni su tutto il territorio nazionale alle consegne a domicilio, “prendendo esempio dalle disposizioni della Regione Campania che individuano nel food delivery un possibile veicolo di contagio”. 

Stop dunque alle corse di portone in portone inseguendo gli ordini su app. “Chiediamo – Riders Union - l'accesso agli ammortizzatori sociali e il diritto ad avere una continuità di reddito, perché dobbiamo poter continuare a vivere restando a casa”.

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