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Emergenza casa, "datato e senza fondi": M5S al lavoro su 'buono affitto'

Sul tavolo delle commissioni congiunte Politiche Sociali e Abitative la delibera 163/98. Obiettivo: "Un percorso che porti ad aggiornare un provvedimento che ha ormai 20 anni"

Dall'insufficienza dei fondi a disposizione ai requisiti richiesti, spesso 'superati' dalla realtà del problema. Dalla difficoltà di elaborare dati in assenza di un sistema informatizzato alla necessità di integrare ed ampliare un provvedimento che ormai risale al 1998. Sul tavolo della commissione congiunta Politiche Sociali e Patrimonio e Politiche Abitative, presiedute dalle consigliere pentastellate Maria Agnese Catini e Valentina Vivarelli, è approdata la delibera 163/98 che ha per oggetto gli "interventi di sostegno economico per il superamento dell'emergenza abitativa".

Obiettivo della maggioranza pentastellata: "Intraprendere un percorso che porti ad aggiornare la delibera". Presente anche il dipartimento Politiche sociali e assessori competenti, presidenti delle commissioni e dei dirigenti dei Municipi I, II, III, IV, V, VI e VII. Mentre i restanti territori verranno ascoltati domani. Assente l'assessore comunale al Sociale, Laura Baldassarre, che era stata invitata alla riunione. In assenza di un sistema informatizzato, "abbiamo chiesto a tutti i municipi di fornire dei dati per avere il quadro il più completo possibile" ha spiegato Vivarelli. 

La delibera 163, oggetto della commissione, riguarda il contributo destinato a quelle famiglie in accertate condizioni psico-socio-economiche per eventi particolari, sfratti in primis. Consiste nell'erogazione di un assegno massimo di 516 euro, che comunque non può superare il 90 per cento dell'affitto mensile, per la durata massima di quattro anni, per aiutare la famiglia interessata a sostenere un affitto sul libero mercato. "La delibera 163 è datata sotto molti punti di vista. A distanza di 20 anni la situazione è ormai cambiata. Era stata pensata per chiudere l'utilizzo dei residence per l'emergenza abitativa, cosa che comunque non è stata fatta, ma si è comunque dimostrata uno strumento utile la cui attuazione è stata demandata ai Municipi. Noi crediamo sia arrivato il momento di rivederla applicando criteri più inclusivi di accesso e uniformarla a tutta la città". 

Alcuni municipi hanno già provveduto ad aggiornare il provvedimento con delibere municipali per estendere le categorie degli aventi diritto. Da quanto emerge, non sono poche le categorie che restano escluse dal sostegno che si rivolgono al municipio perché in condizioni di difficoltà. Tra questi "i casi le sentenze di divorzio in cui a uno dei due coniugi viene chiesto di abbandonare il tetto coniugale" spiegano dal I municipio. "Sono in crescita anche le famiglie che non riescono più a pagare il mutuo ma non avendo un contratto d'affitto regolare" spiegano dal III municipio "non possono accedere al sostegno economico". 

In diversi hanno inoltre sottolineato "il limite di un sostegno temporaneo di quattro anni per situazioni che rimarranno inalterate nel tempo come nel caso degli anziani che vivono di pensione o di persone affette da malattie invalidanti e croniche". Altro problema, "la lentezza nell'erogazione dei fondi: più passa il tempo più le situazioni di disagio abitativo possono peggiorare" spiegano dal V. Nel VII, tra i pochi a non avere alcuna famiglia in lista d'attesa, "abbiamo inserito come aventi diritto anche 13 donne vittime di violenza. Oltre che meno costoso per le casse comunali, inserite in questo percorso potranno permettersi un'abitazione autonoma lasciando la casa famiglia". Non solo. "Abbiamo deciso inoltre di utilizzare questi fondi per ricontrattare gli affitti per cui è già scattato lo sfratto". Su tutto pesa l'insufficienza dei fondi. 

"A livello di consuntivo, i contributi erogati sono stati 1.283 per una spesa di 3 milioni e 870mila euro" ha spiegato Patrizia Cristofani, dirigente in forze al dipartimento Politiche sociali. Il regolamento attuativo di quella delibera, ha sottolineato, "è del 1999 ed è ancora vigente, ma nel tempo i Municipi hanno elaborato delibere e memorie che servivano ad agganciare i principi generali dei requisiti previsti dalla 163 a una nuova tipologia di utenza richiedente". Poi ha aggiunto: "Quello che ad oggi emerge è un'insufficienza del fondo, che non ha la capacità di rispondere effettivamente ai fabbisogni".

Sulla necessità di dare vita a un sistema informativo unitario che raccolga i dati relativi a tutte le domande inoltrate Cristofani ha aggiunto che "attualmente è in via di sperimentazione un sistema attraverso un progetto europeo su quattro Municipi, V, VII, XII e XIV, più un quinto che sarà inserito a breve". Questa sperimentazione si "chiuderà a dicembre del 2017". Anche in questo caso il problema è la mancanza di fondi. "Se si coglie l'importanza di avere questi strumenti si riesce ad avere a Roma un sistema per avere sotto controllo la situazione dei bisogni della città e delle risposte che poi diamo". 
 

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