rotate-mobile
Politica

Consorzi recupero aree ex abusive: "Due delibere cambiano le regole, useremo la legge sulla rigenerazione urbana"

Intervista all'assessore all'Urbanistica, Luca Montuori

Cambiano le regole per la riqualificazione delle ex borgate abusive della Capitale, le cosiddette zone O e i toponimi. Con due delibere, in dirittura d’arrivo sul tavolo della Giunta di Virginia Raggi, l’amministrazione capitolina è pronta ad archiviare la stagione delle Associazioni consortili di recupero urbano, le Acru, così come le abbiamo conosciute fino ad oggi. Una peculiarità tutta romana, che ha visto i residenti dei tanti quartieri, sorti abusivamente fin dalla metà del ’900, riunirsi in associazioni territoriali alle quali è stato riconosciuto il compito di definire i piani di riqualificazione dei quartieri che loro avevano realizzato attraverso la gestione degli oneri di urbanizzazione e dei proventi dei condoni raccolti dallo stesso territorio per conto del Comune di Roma. Quartieri di sole abitazioni, nella maggior parte dei casi nati senza fogne, strade, illuminazione, acqua potabile e servizi pubblici, che sono stati riconosciuti e riperimetrati dagli strumenti urbanistici cittadini dalla seconda metà degli anni ‘70, prima con le zone O e poi con i toponimi, con l’obiettivo di dotarli dei servizi essenziali mancanti. Romatoday ha chiesto all’assessore all’Urbanistica, Luca Montuori, di spiegare il contenuto delle delibere in via di approvazione.

Sul tema dei consorzi di recupero delle aree ex abusive, state per approvare due nuove delibere. Cosa prevedono?

Per rispondere, serve una premessa. Le nuove norme sugli appalti pubblici rendono necessaria una revisione del sistema con cui, fino ad oggi, sono stati realizzati i servizi pubblici all’interno delle aree ex abusive. Questa pianificazione è sempre stata basata sulla previsione di quanto si sarebbe potuto costruire con il ricavato derivante dagli oneri di urbanizzazione e dai condoni. È così che in ciascun toponimo si sono costituite le Acru, che svolgendo un’importantissima funzione di coesione sociale all’interno di contesti fortemente problematici, si sono fatte carico di lavorare come struttura intermedia tra amministrazione e cittadini per pianificare i lavori, definendo autonomamente anche la priorità delle opere da realizzare. Questa impostazione, che appartiene alla storia, ricchissima e variegata, dello sviluppo di parte delle periferie di Roma, rappresenta la preistoria sotto il profilo giuridico e rispetto alla legislazione vigente, che viste le modalità con cui sono stati concepiti gli strumenti urbanistici che regolano queste aree, prevede l’espletamento di appalti europei anche per realizzare opere di prioritaria importanza come le fogne.

Cosa contengono le due delibere che state per approvare in Giunta?

La prima gestisce la fase transitoria per tutte quelle opere che sono già arrivate in conferenza dei servizi. Per garantire la continuità dell’azione amministrativa e permettere la realizzazione di opere già selezionate e decise, in alcuni casi anche approvate, e quindi fortemente attese dal territorio. Questi lavori resteranno in capo alle Acru, che però dovranno costituirsi come veri e propri soggetti attuatori che realizzano opere per conto dell’amministrazione comunale e non più come semplici associazioni. Certamente ci saranno maggiori vincoli per definire le modalità di spesa e di impegno dei fondi, e maggiore sarà il controllo in merito a come saranno portate avanti le priorità delle opere, i progetti, gli appalti. Ricordo che stiamo sempre parlando di soldi pubblici e non, come spesso equivocato, di denaro di proprietà dei consorzi.

Cosa prevede invece la delibera definitiva, che riguarda i progetti non ancora partiti?

Dobbiamo lavorare a una nuova riperimetrazone dei toponimi e delle zone O, entrambe ex aree abusive. Molti di questi sono già stati quasi completati e fanno parte di tessuti consolidati. In altri casi mancano ancora servizi fondamentali come l’acqua potabile o i progetti sono fermi perché i piani di espansione impattano negativamente sul sistema geologicamente fragile della città. Ci serviremo della legge regionale sulla rigenerazione urbana che, agli articoli 2 e 3, riordina tutti gli strumenti urbanistici necessari per portare avanti i piani di recupero di queste zone, con le relative premialità. Fino ad oggi le Acru hanno potuto autonomamente individuare, sotto il controllo degli uffici, la priorità delle opere da realizzare. Con questa delibera chiederemo invece un maggior rapporto con i municipi. Abbiamo intenzione di mettere ordine a una peculiarità tutta romana emersa da una situazione di emergenza che oggi non è più attuale.

Sta dicendo che finisce l’era dei consorzi nella pianificazione e riprogettazione delle ex borgate abusive?

Così come è stata concepita fino ad oggi, sì. Le Acru devono trasformarsi in soggetti attuatori con tanto di statuto e verbali delle sedute delle assemblee, il tutto nell’alveo di una maggiore consapevolezza della relazione che deve intercorrere tra una realtà privata e l’amministrazione. Non dobbiamo dimenticare che le Acru gestiscono soldi pubblici. È chiaro che ogni trasformazione genera agitazione, ma le Acru dovranno adeguarsi a questo nuovo metodo.

A proposito di agitazione, pochi giorni fa, Forza Italia ha denunciato che questa amministrazione, bloccando i lavori nei toponimi, sta tenendo fermi milioni di euro destinati alle periferie. Romatoday ha parlato anche con uno dei presidenti che riunisce un numero consistente di consorzi e ha rilanciato la denuncia. Cosa risponde?

Quei soldi sono solo presunti, si tratta dei milioni di euro che, al momento della riperimetrazione, si presumeva che si sarebbero potuti raccogliere negli anni. Poi non è vero che è tutto fermo. Per esempio, oltre alle due delibere citate, ne stiamo approvando anche una terza che porterà alla realizzazione di un depuratore nel quartiere di Tragliata, nel XIV municipio, verso Cesano. In questo caso, addirittura, i soldi di alcune Acru, incarnando uno dei prncipi fondamentali che le avevano originate, quello della mutua solidarietà, sono stati messi a disposizione per portare l’acqua potabile e le fogne. 

I consorzi denunciano anche mancanza di dialogo con l’amministrazione. Come siete arrivati alla definizione di queste delibere?

Nel corso di quattro o cinque assemblee abbiamo spiegato a tutti i contenuti di queste misure e le intenzioni dell’amministrazione comunale in merito. Abbiamo incontrato spesso anche i presidenti dei coordinamenti di questi consorzi. Vorrei mostrare la quantità di lettere e comunicazioni intercorse per arrivare, ad esempio, alla definizione del progetto di Tragliata. Se la richiesta è un dialogo sul futuro di questi quartieri sono disponibile ma non è mio interesse un confronto di natura politica al di fuori di un solco ormai tracciato. I partiti che prospettano che tutto possa andare avanti come sempre promettono un orizzonte impossibile, perché il codice degli appalti non lo permette. Il territorio di Roma è fragile, penso per esempio all’impatto ambientale sulla rete ecologica cittadina che molti di questi quartieri hanno. Serve una soluzione di sistema, perché la salvaguardia di un quartiere potrebbe comprometterne altri. 

Quindi anche i piani elaborati negli ultimi 20 anni, approvati, ma decaduti, vanno rivisti?

Dopo la decadenza degli strumenti originari non possiamo gestirli a livello urbanistico. Siamo in grado di ripianificare queste aree con la legge di rigenerazione urbana.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Consorzi recupero aree ex abusive: "Due delibere cambiano le regole, useremo la legge sulla rigenerazione urbana"

RomaToday è in caricamento