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Concordato Atac, pagati 111 milioni di euro ai primi 10mila creditori

Raggi: "Un ottimo risultato raggiunto in un periodo di emergenza". Resta il buco da 150 milioni di euro lasciato proprio dai mancati ricavi durante il lockdown

È in fase di avanzata esecuzione il pagamento dei creditori privilegiati di Atac per complessivi 111,5 milioni di euro, in attuazione del piano di concordato omologato a giugno del 2019. Lo comunica in una nota stampa il Campidoglio. I creditori, beneficiari dei pagamenti, sono circa 10.000 tra cui 9000 dipendenti, professionisti, artigiani, cooperative, fisco, enti previdenziali e creditori ipotecari.

Il pagamento è stato disposto dai Commissari Giudiziali Giorgio Lener, Giuseppe Sancetta e Luca Gratteri, che continuano a svolgere la funzione di vigilanza sull'esecuzione del concordato preventivo. "In un colpo solo abbiamo risanato Atac e stiamo ripagando vecchi debiti. Un ottimo risultato raggiunto in un periodo di emergenza" esulta la sindaca Virginia Raggi. 

"Inizio il mio mandato con un atto che è prova della solidità del percorso di ristrutturazione aziendale e del miglioramento di Atac che mi sono impegnato a proseguire" commenta anche il neo presidente dell'azienda Giovanni Mottura.

Un quadro dipinto come roseo dall'amministrazione, ma in realtà minato da più di un allarme sul fronte dei conti. L'emergenza coronavirus ha infatti lasciato il segno sui ricavi aziendali. E i dati snocciolati nel corso di una recente riunione della commissione capitolina Mobilità non fanno ben sperare.  

"A maggio abbiamo calcolato una riduzione dei ricavi di 50 milioni di euro. Abbiamo poi elaborato gli scenari base per il corrente esercizio e, tenendo conto che nel  2018-19 il valore storico dei ricavi si era attestato a 270 milioni, stimiamo di chiudere l'anno a 120 milioni di ricavi. Quindi la differenza dagli attuali 50 milioni salirà fino ad oltre 150 milioni" ha spiegato Stefano Guadalupi, direttore pianificazione e contratti di servizio di Atac. 

"Questo buco di 150 milioni - ha aggiunto -  attraverso il contratto attuale di 'net cost' con il Comune (contratto nel quale il rischio industriale e quello commerciale, legato all'attività di vendita dei biglietti e del controllo dell'evasione, sono a carico dell'azienda gestore che ottiene un corrispettivo pattuito in anticipo, ndr) rappresenta un rischio che va fuori dal perimetro dell'amministrazione e del bilancio comunale. Per  coprirlo riteniamo verosimile che a Roma possa arrivare una quota intorno ai 26 milioni di euro sui 500 milioni del decreto governativo. Non basta ovviamente". 

Per quanto riguarda strettamente il concordato, il pagamento a una parte di creditori è senz'altro una "buona notizia", come ha detto in commissione lo stesso Franco Middei, responsabile Acquisti e Contratti di Atac. Rimane però la parte relativa ai creditori chirografari, quelli senza cause legittime di prelazione. Per loro il pagamento non potrà che slittare. 

"Siamo orientati a una ripianificazione, non del quanto, ma del quando" ha spiegato Middei. "Possiamo pensare ad una ripianificazione alla luce di quanto indica il decreto di omologa. Il foraggio che serve per poter pagare i chirografari  va isolato dalla cassa dell'azienda: il 1 aprile e il 1 ottobre di ogni anno Atac deve fotografare la cassa e dividere la quota da mettere a disposizione. Nel 2020 la  quota di disponibilità è stata calcolata di circa 75 milioni, quindi circa 38 ogni semestre. Ma la congiuntura ha fatto venire meno notevoli risorse e quindi non abbiamo potuto pagare integralmente".

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