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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Piani di zona, al via la commissione in Regione. Lombardi: "A Roma il lavoro è solo all'inizio, il problema non è risolto"

Lunedì 24 giugno parte alla Pisana la Commissione speciale piani di zona. Intervista alla presidente Roberta Lombardi

“Sarà un’indagine amministrativa. Capiremo cosa sta facendo la Regione e cosa invece dovrebbe fare e non fa in merito alla gestione dei fondi per l’edilizia convenzionata”. I cosiddetti piani di zona. Una vecchia conoscenza per Roberta Lombardi, capogruppo M5S al consiglio regionale del Lazio, che da deputata pentastellata ha lavorato a lungo sul tema tanto da farne una bandiera di legalità anche per il movimento che nel 2016 si apprestava a vincere il Campidoglio. Lunedì 24 giugno si terrà la prima seduta della Commissione speciale piani di zona, della quale sarà la presidente. L’appuntamento è per le 16 nella Sala degli Etruschi alla Pisana. 

Partiamo dalla commissione. Come lavorerete e quali obiettivi vi siete posti?

Questa commissione nasce per due motivi. Prima di tutto perché è il naturale proseguo di un lavoro che ho portato avanti cinque anni in Parlamento e per carattere non mi piace lasciare le cose a metà. In secondo luogo, perché dopo il lavoro della commissione d’indagine in Comune, manca l’esplorazione di ciò che è accaduto in Regione. Abbiamo coinvolto la maggioranza e siamo riusciti  farci approvare il progetto. 

Quale obiettivo si è data con questa commissione?

Porteremo avanti un’indagine di tipo amministrativo, l’aspetto penale è già nelle mani della procura. Vogliamo capire cosa non ha funzionato e cosa non va, tuttora, nella vigilanza dell’utilizzo di questi fondi pubblici erogati dalla Regione per l’edilizia agevolata. Nella prima audizione sentiremo la direttrice per le politiche abitative e la pianificazione territoriale, paesistica e urbanistica della Regione Lazio, Manuela Manetti. Ci esporrà una relazione introduttiva e con lei andremo a capire in generale il tipo di attività che stanno portando avanti. Da questa analisi, si capirà cosa serve fare. Per esempio come produrre regolamenti o determine dirigenziali che stabiliscano le procedure per controllare determinati aspetti o per dare un’interpretazione autentica di una certa normativa. 

Entriamo nel concreto del meccanismo. Una volta individuate queste necessità, poi, come potrete rendere incisivo il vostro lavoro?

La commissione dura 18 mesi ma la maggioranza può anche votare un prolungamento. Al termine dei lavori presenteremo una relazione con il resoconto delle attività svolte e indicheremo quali interventi legislativi o amministrativi vanno messi in campo per risolvere determinate problematiche. Sarà poi responsabilità della maggioranza metterle in pratica. 

Le questioni relative all’edilizia convenzionata a Roma e nel Lazio sono tante, anche di natura penale. Le indagini hanno dato vita a processi. In alcuni casi Regione e Comune sono state citate come responsabili civili. Quale situazione c’è, secondo lei, attualmente negli uffici regionali in relazione a questo tema?

Abbiamo avuto un primo incontro interlocutorio con gli uffici della direzione Politiche Abitative, che si sono insediati nel 2013. In questi sei anni, hanno effettuato una serie di attività di monitoraggio della situazione, che prima non esisteva. Adesso c’è un censimento, forse non totale, delle linee di finanziamento attive, divise per comune. Con la commissione vorremmo arrivare ad avere una sorta di ‘checklist’ delle cose che vanno fatte. Un modo per capire cosa sta facendo la Regione e, se non sta facendo qualche cosa, capire il perché. È importante anche stabilire quali responsabilità spettano al Comune e quali alla Regione. Ricordo che da parlamentare, quando mi interessavo delle vicende dei piani di zona, venivo rimpallata dalla Regione al Comune e viceversa. 

Pochi giorni fa, in relazione alla richiesta di rinvio a giudizio per il costruttore Maggini, ha dichiarato pubblicamente: "Mai più insabbiamenti". In un suo post su Facebook ha puntato il dito contro una Regione che "risposte non ne dà" e si è chiesta "come mai Zingaretti non abbia mai reso operativo il comitato di vigilanza sulle cooperative edilizie". Se questo è il quadro, non teme che il suo lavoro in commissione venga ostacolato?

Mi ricordo una registrazione che mi venne inviata in forma anonima tra due funzionari della Regione Lazio e del Comune di Roma. Parlavano delle sanzioni contenute nelle convenzioni e la loro preoccupazione era quella di non far applicare le revoche per salvaguardare i costruttori. Questo ha creato quel clima opaco che ha fatto sì che in questi anni la pubblica amministrazione non vigilasse sulla corretta applicazione delle leggi in tema di edilizia convenzionata e agevolata. Se è dipeso da una precisa volontà criminale sarà compito della magistratura stabilirlo, se si tratta di inerzia della pubblica amministrazione lo verificheremo con la commissione speciale, se ancora è causa di un clima di cordiali rapporti tra l’imprenditoria romana, come il caso della figlia di Maggini con Zingaretti, dovrebbero essere i giornalisti a denunciarlo e l’opinione pubblica a valutare.

Quindi teme di essere ostacolata? Spera di lavorare bene con la maggioranza di Zingaretti?

Mi auguro che ci sia un altro approccio. L’attività che è stata portata avanti in questi anni ha gettato molta luce su una tematica che prima non si conosceva. Ricordo l’audizione dell’ex Procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, durante la commissione d’inchiesta sulle periferie, parlando dei piani di zona, disse che era la truffa più grande che lui avesse mai visto in questa città. Da allora tanta luce è stata fatta. Il clima è di maggiore trasparenza. La maggioranza, fino ad ora, se messa di fronte alle sue responsabilità con argomenti forti, ha accettato tutta una serie di provvedimenti proposti dal M5S. Spero che questo spirito ci sia anche su questo tema. La maggioranza zingarettiana non è quella renziana che ho conosciuto in Parlamento e che diceva di no a prescindere. 

Non sarete un doppione dell’Osservatorio avviato dall’assessore alle Politiche abitative, Massimiliano Valeriani? 

Strumenti come gli osservatori, negli anni, hanno sempre dato prova di scarsa efficacia. Anche l’osservatorio sulle politiche abitative non ha mai funzionato, per questo votai contro quello nuovo sui piani di zona. Valeriani si è impegnato a farlo funzionare e in tal caso noi siamo pronti a collaborare. 

Recentemente diverse situazioni sono state rappresentate dagli inquilini e dal sindacato Asia Usb al tavolo degli uffici regionali. La più nota è la storia di un palazzo nel piano di zona Casale Nei, recentemente venduto all’asta (il tavolo era stato aperto prima che avvenisse), ma a Roma ci sono altri quartieri a rischio, tra pignoramenti, aste e sfratti. Non sono arrivate molte risposte.
 
Abbiamo pubblicato tutti i recapiti della commissione speciale proprio per fare in modo che chiunque possa raggiungerci. Siamo a completa disposizione anche per essere dei facilitatori nei rapporti verso l’assessorato regionale e ci muoveremo anche in sinergia con il comune di Roma. 

A proposito di Comune di Roma. Anche lì è stata istituita una commissione speciale, anche se i risultati, ancora, non sono stati illustrati. Più in generale, il M5S che governa Roma si è da sempre impegnato al ripristino della legalità. A tre anni dall’elezione di Raggi qualcosa è stato fatto, ma molto altro invece è ancora da fare. Per esempio non sono mai state applicate le sanzioni ai costruttori contenute nelle convenzioni, che citava prima in relazione alla registrazione, mancano all’appello molte revoche, alcune annunciate e poi bloccate, ed ogni processo è molto lento. Cosa ne pensa?

Quando il M5S è arrivato al comune nel 2016 non c’era nemmeno un archivio e tutto era nel marasma più totale. Basti pensare che da parlamentare ho dovuto avanzare un esposto in Procura per omissione in atto d’ufficio per come i dirigenti dell’epoca avevano ammesso candidamente davanti a me che non applicavano la legge. La commissione di indagine e l’attività della nuova dirigente dell’urbanistica stanno studiando piano di zona per piano di zona e stanno procedendo con le revoche. 

Promuove quindi il lavoro dell’assessorato comunale all’Urbanistica?

È un inizio, il problema non è risolto. Non dobbiamo dimenticare che in ogni piano di zona operano diverse imprese di costruzione, divise in lotti. Qualcuno è virtuoso, altri sono più problematici. Arrivare a una standardizzazione dei controlli non è stato semplice. 

Alla fine del 2017 la Regione ha approvato una determina che stabilisce i criteri per l’acquisto da parte degli inquilini in affitto nei piani di zona dei propri alloggi. È d’accordo con la vendita di questi immobili?

Assolutamente no. L’edilizia residenziale pubblica nasce per una precisa fascia sociale, quella più debole che non può affittare a libero mercato. Ci saranno sempre famiglie in questa fascia che avranno bisogno di queste abitazioni. Pensare di depauperare questo patrimonio con la vendita è una follia. Senza contare il possibile danno erariale: investi milioni di euro di soldi pubblici e poi diventano ricchezza privata di qualcuno. 

In relazione agli alloggi di proprietà, era d’accordo con l’emendamento approvato in Senato a dicembre, proprosto dai suoi colleghi, per estendere la possibilità di affrancare anche ai precedenti proprietari?

Quell’emendamento era legato alla contingenza del dramma sociale di famiglie che hanno venduto pensando che le loro abitazioni fossero svincolate dal prezzo massimo di cessione e poi si sono viste arrivare richieste di risarcimento importanti. In merito al meccanismo dell’affrancazione in generale, invece, sono contraria. 

In molti piani di zona tante famiglie sono a rischio sfratto, altri vivono in case che potrebbero finire all’asta per via dei pignoramenti, altri hanno versato per anni affitti più alti del dovuto e attendono che la magistratura faccia chiarezza. Non pensa che anche in questo caso sia utile agire a livello legislativo per tutelare gli inquilini?

Mi auspico una moratoria con tempi precisi e in attesa di fare chiarezza su molte situazioni. 

Ne parlerà con i suoi colleghi parlamentari?

Bisogna fare in modo che non sia un colpo di spugna generalizzato. Nel caso dell’edilizia pubblica mi sono sentita rispondere spesso che si tratta di atti tra privati (la cooperativa e l’inquilino), ma una recentissima sentenza della Corte dei Conti ha affermato che i contributi pubblici versati fanno sì che quello non sia solo un accordo tra privati. Se significa allentare la pressione mentre sono in corso verifiche non posso che aderire.

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