rotate-mobile
Politica

Da Bertolucci a Sorrentino, mondo del cinema in allarme: "No al sacco di Roma"

A sollevare la reazione una memoria di giunta che prevede la possibilità di riaprire le sale chiuse concenendo cambi di destinazione d'uso. L'amministrazione si difende: "E' rigenerazione urbana, abbiamo avviato una serie di incontri"

Dal cittadino onorario di Roma, proprio per il suo film ambientato nella Capitale, Paolo Sorrentino a Toni Servillo, da Ettore Scola e Bernardo Bertolucci a Francesca Archibugi, e poi Valerio Mastandrea, i fratelli Paolo e Vittorio Taviani, Gabriele Salvatores, Paolo Virzì e tanti altri. È lungo l'elenco dei personaggi famosi del cinema italiano che si è schierato in difesa delle sale cinematografiche chiuse della Capitale. In particolare, al centro della lettera indirizzata al sindaco di Roma, Ignazio Marino, e agli assessori competenti, da quello della Cultura, Giovanna Marinelli, a quello all'Urbanistica, Giovanni Caudo, c'è la memoria di giunta che punta a riaprire 42 sale cinematografiche salvaguardando solo in parte l'originale destinazione, culturale e non cinematografica, e aprendo la strada anche ad attività commerciali e iniziative private.  

LA LETTERA - “Abbiamo letto in questi giorni la memoria sui 42 cinema abbandonati approvata il 20 gennaio dalla Giunta capitolina alla presentazione della quale non siamo nemmeno stati invitati” si legge nella lettera. “Con grande rammarico, ci troviamo nuovamente a concentrare forze e parole in difesa di quanto è a noi più caro: il cinema, nel suo più ampio significato. Innanzitutto, come atto di indirizzo, la memoria dovrebbe spingere al 'fare' e non al 'disfare': ci addolora non poter riconoscere come di valorizzazione un ipotetico processo che nasce da un cambio pressoché totale della destinazione d'uso di una sala cinematografica. E come possiamo accettare che si dichiari alla stampa che questa memoria riaprirà le sale cinematografiche, se non c'è nessuna corsia preferenziale per questo tipo di riattivazione?”.

CAMBI DI DESTINAZIONE D'USO - Nel mirino la possibilità di ottenere un cambio di destinazione d'uso, anche in deroga al Piano regolatore vigente: “Né troviamo coerente prevedere deroghe al piano regolatore per riconvertire oltre il 50% della superficie utile lorda in funzioni diverse da quella culturale e sociale. Cambiare destinazione d'uso significa perdere proprio la destinazione d'uso che si dichiara di difendere, quella appunto sociale e culturale. Motivare questa riconversione con piccole percentuali qualificate di 'alto valore culturale e sociale per un territorio' può causare la scomparsa di più del 70% degli spazi sociali e culturali garantiti dal piano regolatore e quindi portare ad un 'sacco' di Roma per ciò che riguarda questi edifici". Continua la lettera: “La concessione di questi privilegi (sconto sugli oneri e deroghe al Prg) può costituire un pericolosissimo precedente: siamo infatti certi che, quando in futuro ci saranno altre amministrazioni, esse non esiteranno ad appellarsi a questa memoria per redigerne di altre che comprendano anche i cinema chiusi dopo il 31 dicembre 2012. Si incentiverà così l'abbandono delle sale”.

SEMPRE MENO CINEMA - Per il gruppo di registi ed attori è scritto nella storia della città: “Del resto, la stessa ''Delibera Nuovo cinema Paradiso'' si è indebolita ogni 10 anni: nel 1995 fissava all'85% la superficie ad uso culturale tutelata, nel 2005 tale limite è stato portato al 50%, ed oggi nel 2015 la memoria auspica l'abbattimento anche di quest'ultima barriera. E'' evidente che tale debolezza ha portato in passato a scempi come quello del cinema Etoile (in piazza San Lorenzo in Lucina, oggi sede di un famoso marchio di moda, ndr), così come quello tentato (e speriamo sventato) al Metropolitan, e che porterà i proprietari delle sale a sperare in norme ancora meno restrittive nel 2025". Si legge ancora: "Probabilmente il tutto nasce da un presupposto errato cosè l'accettazione dell'esistente: le sale sono vuote, convertiamole”. 

LEGGI ANCHE - Viaggio nei cinema fantasma della Capitale

LA PROPOSTA - Da qui la proposta: “Perché non proporre invece di mettere a bando la loro riattivazione in quanto sale per il cinema, integrate esclusivamente da funzioni sociali e culturali, facilitando tale processo con riduzioni di oneri, incentivi edilizi ed uno speciale sportello velocizzato per il rilascio dei dovuti permessi? Le sale di proprietà comunale più aggravate da una condizione di fatiscenza potrebbero, inoltre, essere assegnate gratuitamente in cambio della loro riattivazione e ristrutturazione, facilitando dove lo si riterrà opportuno la loro riconversione in cityplex (come a Parigi, Londra, Istanbul o Lione) o in mediateche dedicate al cinema, del tutto assenti sul territorio romano; o, ancora, in biblioteche o aule studio”. Ma ancor prima "occorre portare a termine il censimento indicato dalla direttiva del ministro Franceschini concernente la sale cinematografiche di interesse storico, al fine di valutarne con cura la singole esigenze di tutela” concludono annunciando che una delegazione venerdì 3 marzo porterà “questi nostri ragionamenti alla riunione congiunta delle commissioni Cultura e Urbanistica dell'Assemblea capitolina, a costruire quella rete innovativa da voi citata, non per interessi e soggetti diversi, ma per studi, proposte e programmi di attivazione concreti e preventivi - aggiungiamo noi, del tutto assenti alla data di oggi".

LA RISPOSTA DEL COMUNE “Valorizzare la cultura e trovare nuovi spazi per le attività ad essa legate”. È questo l'intento dell'amministrazione espresso in una nota del Campidoglio. “Con questo spirito abbiamo accolto la lettera. L'interesse e le sollecitazioni a tutela degli spazi culturali sono sempre ben accette, ma bisogna partire da un dato di verità: la memoria sui cinema, infatti, va esattamente nella direzione di valorizzare spazi privati fino ad ora chiusi" continua il comunicato. "E' una grande operazione di rigenerazione urbana che dimostra come questa amministrazione voglia fare della cultura il perno di sviluppo e aggregazione in tanti quartieri soprattutto periferici di Roma e ridare vita a questi spazi spenti anche da oltre dieci anni. Stiamo parlando infatti di ben 42 sale, 28 delle quali sono chiuse da almeno un decennio, su cui non si manifesta al momento un interesse imprenditoriale per la riapertura” continua il Campidoglio specificando che si tratterà di “luoghi polifunzionali che integrino attività culturali, economiche e servizi”. Conclude la nota: “Attorno a questa iniziativa abbiamo avviato un percorso e promosso degli incontri, il primo dei quali era rivolto a esercenti, produttori e distributori del settore. Ora chiediamo ai cineasti, cominciando da chi ha firmato la lettera rivolta a sindaco e giunta, un momento di incontro e confronto dal quale emergano idee e opinioni di chi conosce bene il mondo del cinema. Questo secondo appuntamento lo abbiamo programmato presso la Casa del Cinema la prossima settimana”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Da Bertolucci a Sorrentino, mondo del cinema in allarme: "No al sacco di Roma"

RomaToday è in caricamento