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Chiude lo storico centro per disabili di via Achille Papa: famiglie disperate diffidano Regione e gestore

L'Opera Sante De Sanctis ha chiesto la revoca dell'accreditamento, la Regione l'ha accordata. Ora la pratica è in mano a un avvocato che ha intimato la sospensione del provvedimento

Chiude il centro semi residenziale di Via Achille Papa a Prati, una delle storiche strutture dell’Opera Sante De Sanctis, che accoglie da anni adulti disabili con deficit sia motori che cognitivi. E' l'associazione che gestisce lo spazio accreditata dalla Regione Lazio ad aver chiesto la revoca dell'autorizzazione a operare in quei locali, a partire dal 1 luglio. E la stessa Regione ad averla accordata con un decreto del 5 giugno. Gli utenti verranno trasferiti in un altro centro della stessa onlus all'Esquilino, in via Conte Verde. 

La diffida a Regione e gestore 

Le famiglie però non sapevano niente. "Mia zia è al centro di via Achille Papa da 30 anni. Ha un ritardo mentale, è come una bambina, quel posto è il suo punto di riferimento" racconta Tiziana M., tra i parenti degli adulti ospitati nel centro al mattino, dalle 8 e 30 alle 14. "Ci erano arrivate della voci già a maggio ma non trovavamo riscontri, poi la comunicazione a giugno, quando la chiusura era già stata decisa. Ci hanno detto che o ci spostiamo all'Esquilino o rinunciamo alle cure". Come lei altri 15 pazienti dovranno lasciare la struttura, ma hanno comunque deciso di mettere la pratica in mano a un avvocato. 

Parlano di "gravi disagi" e di "violazione del diritto alla salute" per chi in quel centro è cresciuto e ha avviato percorsi di riabilitazione lunghi anni, e intimano alla Pisana e all'Opera Sante De Sanctis la sospensione in autotutela del provvedimento con un diffida. L'atto sarebbe illegittimo per la "totale carenza di motivazioni che avrebbero determinato la necessità di chiusura del presidio". Motivazioni espresse nero su bianche nella comunicazione arrivata alle famiglie il 10 giugno - a chiusura già avallata dalla Regione - ossia il "mancato abbattimento delle barriere architettoniche e l'inadeguatezza della via di fuga". Una condizione che però, contestano i parenti, è tale da decenni e mai ha impedito il regolare svolgimento delle attività.

Altra ragione di illegittimità evidenziata nell'atto di diffida: le tempistiche. La chiusura sarebbe programmata dal 1 luglio, ma devono passare 60 giorni perché il decreto diventi esecutivo, il tempo necessario per eventuali ricorsi al Tar. Proprio in queste ore è arrivata l'ultima comunicazione del gestore: il polo resterà aperto quindici giorni in più. Ma sul trasferimento, a ora, non ci sono passi indietro. 

L'iter che ha portato al decreto di chiusura

La richiesta di chiusura dell'attività, lo ripetiamo, è arrivata dalla stessa Opera Sante De Sanctis con nota protocollata del 27 maggio scorso, previo parere favorevole emesso dalla Asl. La Regione ha dato l'ok con decreto n. U00205 del 5 giugno 2019, dove si legge che l'associazione "ha comunicato l'intenzione di chiudere il presidio sanitario e ha precisato che detta chiusura non comporta disagio ai pazienti in cura poiché gli stessi saranno trasferiti nel centro di via Conte Verde". E che la stessa Asl "dovrà vigilare sull'effettiva ricollocazione dei pazienti in carico". 

Un'operazione su cui però, dalla stessa maggioranza Pd regionale, si chiedono chiarimenti. "Ho presentato un'interrogazione in Consiglio regionale all'assessore alla Sanità Alessio D'Amato, per avere approfondimenti sulla vicenda" ha annunciato Eugenio Patanè, consigliere dem alla Pisana. "La richiesta è arrivata dall'associazione e la risposta della regione è un atto dovuto in casi del genere. Ma in considerazione dell'importanza del lavoro svolto dalla Opera Sante de Sanctis Onlus è doveroso accertarsi che detta chiusura non comporti effettivamente alcun disagio ai pazienti in cura". 

Sulla vicenda interviene anche l'esponente della Lega, ex consigliere regionale, Fabrizio Santori. Che attacca il presidente Nicola Zingaretti. "E' una scelta scellerata che ha messo sul piede di guerra i genitori dei ragazzi assistiti, costretti a rivolgersi a un legale e a manifestare il proprio dissenso senza però ricevere ancora alcuna rassicurazione" dichiara. "Si tratta dell'ennesima grave decisione della Regione Lazio avallata dalla Asl Roma I, alla quale abbiamo scritto senza ancora ricevere alcuna risposta". 

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