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Centri anziani al collasso: "Noi abbandonati dal Comune, senza regolamento e fondi inesistenti"

Lunga la lista di criticità denunciate dai coordinatori municipali dei centri

C'è chi i fondi li ottiene e chi sta a zero, chi lotta con spazi angusti e inaccessibili ai disabili e chi con le coperture cancerogene in amianto, chi vorrebbe una linea internet, o almeno un telefono. Se poi il Comune si decidesse anche a rinnovare il regolamento, vecchio di quasi dieci anni, sarebbe possibile adeguarsi alla normativa nazionale, quella che obbliga a diventare associazioni di promozione sociale, in maniera uniforme. Eccolo, il caos che stanno vivendo i 154 centri anziani della Capitale. Punti di riferimento essenziali della rete di assistenza e aiuto rivolta a 90mila over 70 abbandonati, questo il rimprovero, dal Campidoglio. 

Al Marcolini Aurelio, in V municipio, mancano le vie di fuga previste dalle normative anti incendio. Idem al CSA Castello della Cecchignola. Per entrambi, è il Comune a pagare l'affitto. Poi ci sono centri dove gli iscritti si devono accontentare di bagni chimici, e aspettano da mesi le risme di carta per la stampante. "Tutto dipende da quanti fondi riceviamo dai municipi, non tutti li hanno in parti uguali" spiega Giovanni Addari, coordinatore dei centri anziani cittadini, intervenuto oggi in una commissione Trasparenza convocata ad hoc. "La quantità di risorse stanziate per ogni centro è a discrezione dei municipi, perché non esiste un centro di costo appositamente dedicati. Sono fondi che finiscono in generale per l'assistenza agli anziani"

Sulla creazione di una voce di spesa a sé stante, e in generale sull'attenzione rivolta ai centri, rassicura l'avvocato Emanuele Montini, delegato dell'assessora al Sociale Laura Baldassarre: "Abbiamo stanziato fondi appositamente per coprire tutti gli iscritti di un'assicurazione. E sul centro di costo ci stiamo lavorando e andremo in questa direzione". Ma, obietta la consigliera capogruppo della lista civica Roma torna Roma, Svetlana Celli, "non sarà possibile finché non fanno un nuovo regolamento".

L'ultimo vigente è del 2010, però, salvo stabilire all'articolo 26 i criteri di riparto dei fondi (tra cui una quota fissa per ogni singolo centro nella misura del 38% del finanziamento previsto) nulla dice sulla presenza di centri di costo specifici. Nuove regole poi servirebbero anche per la trasformazione in Asp, Associazioni di promozione sociale, passaggio obbligatorio entro il prossimo 3 agosto - come da legge di riforma, nazionale, sul Terzo Settore - per continuare con forme di autofinanziamento che nella maggior parte dei casi tengono in piedi l'offerta di attività per gli utenti. Alcuni lo hanno già fatto, modificando il proprio statuto, altri sono rimasti indietro, in attesa di indicazioni specifiche dal Comune. Un mare magnum normativo che aspetta un ordinamento di qualche genere. 

"I centri anziani di Roma rappresentano un patrimonio di ricchezza di cui il Comune deve tornare a occuparsi" commenta ancora la consigliera Celli. "Senza un nuovo regolamento che li inquadri sul piano giuridico adeguandoli a quanto previsto dal nuovo codice che da agosto andrà a disciplinare il terzo settore, non sappiamo di che morti devono morire". Senza contare l'assenza al tavolo di oggi della Ragioneria generale, per le questioni che attengono la ripartizione dei fondi, e dell'assessore al Sociale Laura Baldassarre. Decisiva comunque per il presidente della commissione Marco Palumbo la seduta di oggi, "per portare alla luce le numerose criticità sofferte dai centri". Con la speranza che "il Comune si attivi al più presto per risolvere tutte le problematiche denunciate". 
 

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