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Case popolari, boom di single in attesa e alloggi troppo grandi: "Qualcuno rischia di aspettare per sempre"

Unione Inquilini: "Avviare frazionamento alloggi e impiego patrimonio inutilizzato"

“Se andiamo avanti di questo passo ci sono persone condannate a restare per sempre in attesa di una casa popolare”. La denuncia arriva dal segretario dell’Unione Inquilini, Massimo Pasquini, di fronte alla graduatoria per l’assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica resa nota alla fine di dicembre dal Dipartimento Politiche Abitative del Comune di Roma sulla base del bando emanato nel 2012 nella quale risultano idonee poco meno di 12.500 famiglie. “Il primo elemento che balza agli occhi è che delle prime 5000 famiglie in graduatoria ben 3900 sono composte da uno o due componenti” continua Pasquini. “Questo significa che Roma necessita di appartamenti piccoli che non ha perché il patrimonio pubblico è stato realizzato tra gli anni settanta e ottanta quando il fabbisogno era diverso”. 

Due dati più di altri delineano le necessità abitative che emergono da questa graduatoria: da una parte un 52 per cento di nuclei familiari composti da una o due persone, dall’altro un patrimonio pubblico, che comprende sia quello comunale sia quello regionale, dove il 41 per cento di abitazioni è più grande di 75 metri quadrati. Se a questi dati si somma il fatto che gli appartamenti vengono assegnati per fasce redatte sulla base dei componenti il quadro è chiaro. 

Ad analizzare i dati che emergono dalla graduatoria è il blog Osservatorio casa Roma, curato da Enrico Puccini, autore del libro ‘Verso una politica della casa’. Il 29 per cento delle famiglie della graduatoria sono composte da ‘single’ mentre il 23 per cento da due persone. Questo significa che oltre la metà dei nuclei in attesa di un alloggio popolare, il 52 per cento, 6.444 famiglie su un totale di 12.393, è composto da famiglie poco numerose. Se il dato viene raccolto in merito alle prime 1500 posizioni, “ossia coloro che teoricamente devono prendere casa nei prossimi 3 anni (a un tasso di 500 assegnazioni all’anno, ndr)” fa notare Osservatorio casa Roma, il dato cresce: il 63 per cento dei nuclei è composto da una persona (938 in numeri assoluti) e il 17 per cento da due. L’80 per cento del totale.

Un dato non da poco se si considera che per legge queste abitazioni vengono assegnate sulla base di quattro 'fasce' determinate in base alla grandezza e che queste scorrono “parallelamente in base alla disponibilità di alloggi”. Risultato: i nuclei più numerosi prendono casa prima mentre i più piccoli, anche se in molti casi occupano posizioni più alte in graduatoria (questo anche per via delle modalità di calcolo del punteggio), devono attendere molto di più. Ne è un esempio il contenuto di una comunicazione del dipartimento Politiche Abitative del 6 novembre del 2018 relativo alla graduatoria residua del bando del 2000: 1826 ‘single’ ancora in attesa a fronte dell’esaurimento di tutte le altre fasce (quanti di loro hanno atteso 18 anni?). Lo scorrimento delle 4 categorie, sottolinea quindi Osservatorio Casa, avanza in modo “asimmetrico”.

Per assegnare un numero maggiore di case ‘liberate’ in seguito a decessi o per altri motivi, nella prima classe il dipartimento ha inserito solo i single mentre nella seconda quelli da 2 o 3 componenti così da consentire, “in casi limite” si legge sul blog, anche alloggi destinati a nuclei più numerosi. In questo modo la graduatoria scorre di più ma resta un problema di “sottoutilizzo” del patrimonio pubblico “mentre con una politica di frazionamento di tali alloggi se ne potrebbero ricavare circa 1600 in più”. 

“Il primo dato che emerge è che a Roma la graduatoria è stata superata” commenta Massimo Pasquini. “Le case non si assegnano più sulla base del punteggio ma della metratura degli alloggi disponibili e questo significa che ci sono persone che rischiano di restare in attesa per sempre”. Non solo: “Se dei primi 5 mila nuclei in lista 3900 sono composti da una o due persone è evidente che c’è un vulnus nella definizione dei punteggi che spinge le famiglie con più componenti più in basso nella graduatoria”. Una situazione che, per il segretario di Unione Inquilini, “va affrontata con delle politiche strutturali che diano una risposta a questo fabbisogno”. Come? “Da una parte il frazionamento degli immobili più grandi, dall’altra un piano l'impiego di immobili pubblici e privati inutilizzati, anche favorendo l’autorecupero. Il Comune dovrebbe analizzare questa graduatoria per dare vita a politiche abitative adeguate”.  

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