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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Housing sociale nelle case Ater, dopo la sentenza del Consiglio di Stato ripartono le assegnazioni

I giudici di secondo grado hanno annullato la sentenza favorevole ad Ater ma "per motivi procedurali". Il cittadino ricorrente pronto a tornare al Tar per una discussione di merito

Dopo due stop a causa di due ricorsi, prima al Tar e poi al Consiglio di Stato, con quasi sei mesi di ritardo sulla tabella di marcia ripartono le assegnazioni di case in housing sociale da parte dell’Ater. Il tutto nonostante la sentenza del Tar favorevole all’azienda che gestisce le case popolari sia stata annullata dal Consiglio di Stato proprio due giorni fa. Ater però va avanti: "Si tratta di motivi procedurali, la graduatoria è valida. Non c'è nessuna sospensiva". Il cittadino interessato: "Pronto a tornare al Tar per affrontare la questione nel merito".

Tutto era partito dal ricorso di uno dei cittadini che ha partecipato al bando pubblicato nel maggio del 2019 per l’assegnazione di case di edilizia residenziale pubblica a prezzi da edilizia agevolata, pari all’ammontare del canone concordato con uno sconto del 30 per cento. Potevano partecipare cittadini con un reddito un po’ più alto rispetto a quello necessario per entrare in graduatoria per l’assegnazione di una casa popolare: tra un minimo di 22.697 e un massimo di 44.969.

Il ricorso al Tribunale è scattato da parte di una persona ammessa alla graduatoria con zero punti, che contestava una mancanza di chiarezza nell’avviso pubblico emesso dall’Ater che l’avrebbe indotto in errore nella presentazione della certificazione relativa al proprio reddito. Il Tar aveva dichiarato il ricorso “inammissibile” per “difetto di contraddittorio” senza però entrare nel merito delle questioni poste. Il 1 giugno il Consiglio di Stato ha annullato tale sentenza per motivi procedurali, come per esempio il ricorso alla “sentenza breve”, rimandando il tutto al Tar per una decisione nel merito. Nel frattempo, in attesa di arrivare il termine dell’iter giuridico di questi ricorsi, l’assegnazione delle case è rimasta nel congelatore lasciando le persone in graduatoria in attesa. Ora però Ater è decisa a ripartire, nonostante il diretto interessato ha fatto sapere a Romatoday di essere pronto ad avanzare un altro ricorso al Tribunale amministrativo regionale.

Dall’Ater fanno sapere che la decisione dei giudici di secondo grado riguarda questioni procedurali e che, ad oggi, né il Tar né il Consiglio di Stato si sono pronunciati nel merito sulle questioni sollevate dal cittadino interessato. Inoltre, specificano, il giudice non ha concesso alcuna misura cautelare e quindi la graduatoria definitiva è da ritenersi efficace. Proprio in questi giorni sono ripartiti i colloqui con le prime venti persone inserite in graduatoria. Ater ha inoltre spiegato che se inizialmente gli appartamenti messi a disposizione erano 180 attualmente il numero è cresciuto a 220 e che l’obiettivo è quello di assegnare entro tre anni un alloggio a tutte le persone in graduatoria. A finire in questa lista, spiega ancora Ater, sono quelle case popolari che si trovano in condomini misti, dove parte degli appartamenti è oggi di proprietà privata e i costi di gestione sono più alti, e che nel frattempo restano vuote.

La decisione di affittare parte del patrimonio pubblico con canoni concordati “riferendosi alla legge sull’edilizia privata 431/98” è stata attaccata nei mesi scorsi dal sindacato Asia Usb secondo il quale quella normativa non può essere applicata all’edilizia residenziale pubblica. Il direttore generale dell'azienda regionale, Andrea Napoletano, replicando su Romatoday, aveva spiegato che è la legge regionale 9 del 2017 in materia di finanza pubblica a fornire ad “gli strumenti attuativi in deroga alla normativa Erp sulla destinazione di una quota di alloggi”. Le prime assegnazioni dovrebbero avvenire proprio in questi giorni. 

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