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Housing sociale nelle case Ater, assegnazioni sospese per due ricorsi al Tar

Chiesto annullamento graduatoria: "Il bando non era chiaro"

L’assegnazione dei 180 alloggi in housing sociale messi a bando da Ater di Roma è stata sospesa e subirà quindi un ritardo. Il motivo, come comunica l’azienda che si occupa della gestione delle case popolari con un avviso pubblicato sul proprio sito, è relativo a due ricorsi avanzati al Tar del Lazio da due persone che hanno partecipato al bando. Uno perché escluso, l’altro perché, pur essendo stato ammesso, ha ottenuto un punteggio pari a zero e quindi troppo in basso nella graduatoria per vedersi assegnare un’abitazione.

Le operazione, come spiega Ater, verranno riprese non appena il tribunale si esprimerà in merito alla richiesta di sospensiva. Avviare le procedure di assegnazione senza sapere se il Tar sarà o meno favorevole alla sospensione avrebbe comportato infatti il rischio di doverle fermare in corsa. L’udienza si è tenuta oggi anche se i giudici amministrativi, visto lo stop di Ater, non si sono espressi in merito alla sospensiva. Si riuniranno nuovamente il 25 febbraio prossimo quando si esprimeranno nel merito delle questioni sollevate dal ricorso.

Il bando era stato pubblicato nel maggio del 2019 e prevedeva l’assegnazione di 180 abitazioni del patrimonio di edilizia residenziale pubblica con prezzi da edilizia agevolata pari all’ammontare del canone concordato con uno sconto del 30 per cento. In media tra i 300 e i 450 euro al mese. Il reddito per poter accedere è compreso tra una soglia minima di 22.697 e massima di 44.969. Al momento della pubblicazione della graduatoria provvisoria le domande escluse erano 500 a fronte di sole 307 ammesse. La maggior parte delle domande escluse, ha spiegato Ater, ha avuto esito negativo perché non è stata depositata tutta la documentazione. Il primo ricorso al Tar è stato proprio depositato da uno degli esclusi.

Il secondo ricorso al Tar è invece stato presentato per chiedere l’annullamento della graduatoria definitiva da una persona che, pur essendo risultata ammessa, ha ottenuto un punteggio pari a zero. “Per certificare il mio reddito ho presentato la dichiarazione del 2018 relativa agli stipendi del 2017 mentre Ater mi contesta che avrei dovuto depositare anche un’autocertificazione relativa a quanto percepito nel 2018”, spiega a Romatoday Paolo (nome di fantasia in quanto il diretto interessato preferisce non rivelare il suo nome). Una decisione “illegittima”, spiega entrando nel merito dei motivi del ricorso al Tar, “perché l’avviso pubblico risulta poco chiaro e contraddittorio: alcuni articoli indicano come riferimento il reddito del 2017 mentre altri quello del 2018”.

Il riferimento, in particolare, è all’articolo 2 comma E dove si legge: “Per l'accertamento del possesso del requisito del reddito del nucleo familiare, nonché per l'attribuzione dei punteggi nella graduatoria di assegnazione, si farà riferimento all'autocertificazione relativa al reddito complessivo del nucleo familiare percepito nell'anno 2017”. All'articolo 5, invece, nella tabella che specifica le modalità di formazione del punteggio in relazione all'incidenza del canone di affitto sul reddito, si legge: “Reddito complessivo del nucleo familiare nell'anno 2018”.

Contattata da Romatoday Ater di Roma ha spiegato il motivo: la documentazione relativa al reddito del 2017 è stata inserita nel bando quale condizione per poter essere ammessi in graduatora, quindi per dimostrare che il proprio reddito rientra nella fascia indicata, mentre la documentazione relativa al 2018 serviva per l’attribuzione del punteggio riferito all’incidenza del canone sul reddito. Per Ater Paolo quindi non è stato escluso perché ha i requisiti per poter partecipare al bando ma ha ottenuto punteggio zero perché non ha depositato la documentazione relativa al 2018.

Prima di depositare un ricorso al Tar Paolo aveva avanzato un’istanza di reclamo alla graduatoria provvisoria rivendicando un punteggio di 5 punti. Ma nella graduatoria definitiva, pubblicata il 18 dicembre, alla voce dell’incidenza del canone di locazione sul reddito, aveva sempre zero punti. La risposta di Ater al reclamo arriva qualche giorno dopo, il 23 dicembre: la commissione l’aveva rigettata.

“Nella graduatoria definitiva sono finito in uno degli ultimi posti. Le case a disposizione sono 180 così sono destinato a non ottenere nulla. Eppure il reddito del 2017 mi avrebbe permesso di ottenere 5 punti. Quello del 2018, dal momento che non ero più un lavoratore dipendente e la mia situazione reddituale è peggiorata, 6 punti. Nel primo caso avrei potuto occupare una posizione compresa tra la 176 e la 224, mentre nel secondo addirittura tra la 135 e la 174. Avrei avuto in assegnazione una casa”.

Paolo è un agente immobiliare e dal 2018 non è più un lavoratore dipendente. “Ho continuato la mia attività da libero professionista anche se devo arrondondare facendo il rider perché alcuni mesi è difficile far fronte a tutte le spese”. Spese che nel suo caso rappresentano almeno “1200 euro al mese dal momento che l’affitto è di 650 euro mentre altri 550 sono per il mantenimento dei figli. Una casa a canone calmierato mi garantirebbe più serenità senza vivere con l’ansia. Qualsiasi imprevisto mette a rischio la mia possibilità di arrivare alla fine del mese”. 
 

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