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Cartellopoli, il Pdl all'attacco di Zingaretti: "Non ha guadagnato un euro dalla pubblicità"

Secondo il Pdl ammonterebbe a otto milioni di euro lo sperpero della Provincia per non avere incassato il denaro relativo alle concessioni pubblicitarie. Ma quello del cartellone selvaggio è uno scandalo bipartisan

Uno sperpero di denaro pubblico gratuito e ingiustificabile: secondo il Pdl la Provincia di Roma rinuncerebbe ogni anno a circa un milione di euro che potrebbero derivarle dall’incasso della pubblicità sulla cartellonistica stradale.
Il computo della somma – sostiene il gruppo consigliare del Pdl – è molto semplice: il costo medio annuo per un impianto è pari a 240 euro e assumendo la presenza di soli due impianti a chilometro per i 2.200 totali della rete provinciale si arriverebbe appunto a un milione di euro. Una scelta dissennata che andrebbe avanti dal 2003, da quando a Palazzo Valentini si è instaurato Gasbarra: la provincia avrebbe cioè buttato via circa otto milioni di euro.

La giunta Zingaretti, si legge nel dossier stilato dal Pdl che documenta le mancanze del presidente della provincia, “si era impegnata a regolarizzare la cartellonistica stradale, ma ad oggi nulla è stato predisposto per sanare questa lacuna”.
In effetti nel 2010 Zingaretti aveva stigmatizzato le pubblicità abusive (“Fanno danni all'economia, alla sicurezza e soprattutto prestano il fianco ad una illegalità diffusa che non può essere assolutamente tollerata"), ma l’11 luglio scorso la votazione per regolamentare le affissioni pubblicitarie era finita con un nulla di fatto, non senza grande imbarazzo del partito che aveva preferito in quell’occasione non commentare l’accaduto.

C’è da dire che in materia di cartellonistica abusiva le accuse sono reciproche, e quel che è peggio, spesso fondate.  Così Alemanno venne accusato proprio dal Pd di aver di fatto legalizzato i cartelloni pubblicitari con la delibera  37/2009, mentre il suo ultimo appello alla legalità in materia di cartellonistica è stato sbertucciato proprio da un esponente del suo partito, l’Onorevole Ugo Cassone, che proprio in quei giorni ha sventatamente tappezzato la città di manifesti per il Tibet libero.
 

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