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Comunali 2021, il Pd aspetta il nome forte per il candidato sindaco. Ecco quelli per le presidenze di municipio e per il Comune

La certezza è che è impossibile appoggiare la Raggi. Difficile un accordo con il M5s. Il punto della situazione nel partito democratico romano

Tanti nomi, poche idee, una sola certezza: il Pd per elezioni comunali 2021 non può in alcun modo sostenere il bis di Virginia Raggi. Il giudizio sull'attuale amministrazione è l'unico elemento in grado di unire le anime del partito democratico romano, spaesate in attesa del Messia che segni la strada verso la riconquista del Comune di Roma. Nel frattempo le sempiterne correnti si agitano, provano a posizionarsi e a stringere alleanze, con l'obiettivo di poter dire la propria nella partita della scelta del candidato sindaco (qualora si passasse dalle primarie) o per poter piazzare un candidato presidente nei vari municipi. Già, perché oltre a palazzo senatorio ci sono 15 territori da riconquistare e, dal Centro ad Ostia, da Tor Bella Monaca all'Aurelio, i giochi sono tutti aperti con incastri che coinvolgono poltrone anche meno ambite, quelle di consigliere comunale, per le quali però le schermaglie sono già iniziate. 

Che fare con il M5s

Nel partito democratico c'è chi chiacchiera e si confessa, spingendo per raccontare, come retroscena, quanto sta avvenendo dietro l'apparente quiete. Abbiamo avuto modo di interpellare zingarettiani, ex turborenziani, ex giovani turchi e pezzi sciolti del Pd  e c'è un'unica convergenza dalla quale non si sfugge, pena l'implosione dell'intera baracca: Virginia Raggi non è sostenibile. Impossibile pensare ad un accordo con il M5s con lei come sindaca. Troppo negativo il giudizio sulla sua gestione, troppi gli insulti riservati al partito democratico e ai singoli esponente, troppa l'incapacità di gestire una Capitale che ha bisogno, ora più che mai, di uno choc. Sin qui la certezza.

Ci sono poi i distinguo relativamente al rapporto con il M5s. La certezza è che Zingaretti vorrebbe un accordo ("ah se lo vorrebbe", dicono ex turborenziani e quelli di areadem). I suoi uomini sono più freddi, ma pronti ad adeguarsi al diktat del "Capo". C'è da trovare il Conte romano e i nomi non abbondano. Quando facciamo quello di Luca Bergamo c'è da parte di tutti un sorriso e qualcuno si spinge oltre: "Lo sanno tutti che lui vorrebbe". Uno zingarettiano dice qualcosa in più: "Bergamo tra i dem non è ben visto, non tanto per il presente (che dovrebbe diventare passato) con la Raggi, ma per come ha ripudiato le sue esperienze passate". Altri nomi in vista non sembrano esserci e per questo l'ipotesi di andare al voto insieme viene vista come complicata. 

Gli scenari verso l'autunno

Le cose potrebbero cambiare dopo le prossime regionali. Puglia, Campania e Toscana vanno vinte. Il Veneto è dato per perso, mentre nelle Marche si perderà, ma bisogna farlo bene. Se le cose dovessero andare così Zingaretti ne uscirebbe più forte e nella partita di Roma, la sua città,  darebbe in tutto e per tutto le carte, anche da solo. In caso contrario i giochi si complicherebbero. Nel partito è forte già adesso il pressing affinché entri al governo: "Prendiamo schiaffi dai grillini e da Conte, bisogna avere un uomo forte", racconta una deputata. In caso di risultato negativo oltre alla leadership traballante come segretario, si rimescolerebbero le carte anche in Regione. A quel punto tutto potrebbe succedere. I sondaggi però fanno pensare ad uno scenario positivo e per questo tutti guardano a cosa dice e cosa fa Zingaretti. 

Il blocco Zingaretti-Franceschini

Il nome buono, quello forte, dovrà uscire per forza di cose dal blocco che governa il Pd romano di oggi, quello composto da zingarettiani, areadem e dai manciniani. Franceschini, dicono in molti, avrebbe posto un veto al nome di Enrico Letta, il vero cavallo di Zingaretti. Un veto che avrebbe spinto l'ex Premier ad ufficializzare il suo no. Possono cambiare le cose? Nulla è escluso, ma la posizione assunta da areadem sembra essere di quelle difficili da mutare. Ecco perché per il nome si guarda alla corrente di Franceschini. Anche qui sembra esserci convergenza verso David Sassoli. L'attuale presidente del Parlamento europeo ha un incarico che dura due anni e mezzo. Già candidato alle primarie che hanno incoronato Ignazio Marino, il giornalista potrebbe correre per Palazzo Senatorio. Lui e il suo staff non si sono mai espressi in chiusura come fatto da Letta e basta questo, nella penuria di nomi forti da proporre, per segnalarlo come quello forte del momento. 

Due scenari per la scelta del candidato sindaco

La segreteria non sembra avere dubbi sul fatto che per Roma serva una personalità di peso. Enrico Letta, Roberto Gualtieri, David Sassoli sono tutti spendibili. Ad ora solo Sassoli non ha detto no ed altri personaggi al momento non vengono proposti. C'è il piano B quello delle primarie e qui sarebbe davvero un tutto contro tutti. Pronti a correre sono: Amedeo Ciaccheri (presidente del VIII municipio), Sabrina Alfonsi (presidente del I municipio), Giovanni Caudo (presidente del III municipio), chissà anche Carlo Calenda. Ci sono poi altri nomi, minori ma interpreti di vari pezzi del partito. "E se i nomi sono questi", racconta una deputata, "a questo punto corro pure io, non credo di avere meno voti di questa gente". 

Un tutti contro tutti che andrebbe a regolare i conti del partito romano ad oggi bloccati per la convergenza (la convenienza dicono i più maliziosi, ndr) dei pezzi grossi. C'è un congresso da svolgere, ma che non si svolge per la pandemia, vista però ormai come l'utile scusa. Andrea Casu è il segretario che fa comodo a tutti, agli zingarettiani che comandano mantenendosi defilati (in pieno stile Zingarettiano), ad areadem che Casu l'ha sostenuto ed anche alla corrente che fa capo a Claudio Mancini, deputato che insieme a Matteo Orfini guidava i giovani turchi romani. I due però hanno litigato e la corrente è di fatto esplosa. I manciniani, forti della tesoreria del partito romano, ora vengono visti come i veri gestori. "Il partito romano non è mai stato così unito. E' passato dal 16 al 32%, è in crescita e, dopo l'addio di Renzi, regna la concordia", racconta un dirigente.
Dietro la quiete però spinge la tempesta delle anime più piccole, ma ambiziose, ed esploderebbe con le primarie per la scelta del candidato sindaco. 

Le primarie

Gli zingarettiani però sono convinti che alla fine le primarie non convengano a nessuno. "Tutti le vogliono, ma alla fine in molti, quasi tutti, rischiano di andare a sbattere contro un muro e di fare una figuraccia", racconta un esponente del partito. "Anche i civici Caudo e Ciaccheri", da tempo in campagna elettorale, "se partecipassero alle primarie per il sindaco, si precluderebbero il secondo mandato da presidente", spiega un dirigente dem. "Difficile pensare vogliano davvero interrompere un percorso comunque positivo", aggiunge.

Ecco perché si aspetta il Messia ed è concreto il dibattito sulla suddivisione a tavolino delle presidenze di municipio. Abbiamo raccolto dei nomi, frutto di vari colloqui con varie correnti del partito. Nel I municipio è forte il braccio di ferro tra manciniani e areadem. Anche la Alfonsi, presidente uscente destinata ad un posto in consiglio comunale, vuole dire la sua. Il suo nome è Emiliano Monteverde, ad oggi favorito. La corrente degli ex giovani turchi però punterebbe su Giulia Tempesta, mentre Giulio Pelonzi è l'uomo di areadem sul quale potrebbero convergere anche gli uomini di Mancini se la Tempesta corresse nuovamente per il Comune. Qui, territorio che i dem danno come roccaforte, si consumerà un lungo braccio di ferro. In II municipio Francesca Del Bello dovrebbe correre per il secondo mandato, così come Caudo nel III municipio, dove però non mancano le pressioni dei dem su Marco Palumbo, che sul territorio è molto forte, nel caso di primarie con Caudo candidato sindaco.

Nel IV municipio Massimiliano Umberti, attuale capogruppo, appare proiettato in Campidoglio. Per la presidenza Annarita Leobruni è forte in rampa di lancio, ma Ilaria Piccolo, consigliera comunale, sembrerebbe disponibile a correre per uno dei suoi territori elettorali di riferimento. Nel V municipio Mauro Caliste sarebbe il prescelto di Massimiliano Valeriani, uomo forte dei dem sul territorio "anche se mi risulta difficile che Michela Di Biase, (consigliera regionale e moglie di Franceschini, ndr) possa lasciare così facilmente ad uno zingarettiano il suo municipio", racconta sorridendo un parlamentare. Ecco perché Alessandro Rosi potrebbe riprovarci.

Il VI municipio, così come il X, sono municipi che i dem vedono difficili da vincere, destinati come sembrano al centrodestra. Anche per questo si punta al rinnovamento della classe dirigente.  A Tor Bella Monaca  i nomi sono quelli del consigliere uscente Fabrizio Compagnone  e quello di Nella Converti, giovane dirigente che coagula attorno a sè varie anime del partito. Più defilato il nome di  Alessandra Laterza. In X invece si punta su Margherita Welyam, consigliera municipale, o su Agostino Biondo, leader dei giovani democratici.

Il VII municipio è territorio storicamente forte per i manciniani. Qui si fa il nome di Giulio Bugarini che, subentrato in corsa in aula Giulio Cesare, sarebbe il prescelto per il Tuscolano anche per far posto a Riccardo Corbucci, delfino di Mancini, in Aula Giulio Cesare. In VIII Amedeo Ciaccheri sembra destinato al bis, ma se il richiamo del Campidoglio dovesse prevalere il Pd ha pronta la carta Antonella Melito. In IX municipio  zingarettiani, manciniani e area dem puntano tutti su Claudia Pappatà, attuale capogruppo. Qui però, e sono gli stessi zingarettiani a dirlo, bisogna fare i conti con le giuste richieste della corrente di Patrizia Prestipino vincitrice all'ultimo congresso locale e che ha più di un nome pronto per la contesa.

In XI municipio già decisa la candidatura di Gianluca Lanzi. In XII i manciniani rivendicano il territorio con Elio Tomassetti dato per candidato certo. All'Aurelio potrebbe provarci Roberto Fera, mentre nel XIV, destinato all'area Zingaretti, c'è Alessio Cecera. In XV infine appare favorita Luigina Chirizzi, con Alessandro Cozza e Agnese Rollo più defilati.

Consiglio comunale

Facce nuove in consiglio comunale dove le varie correnti stanno già approntando i cosiddetti tandem. In area Zingaretti il più forte è quello tra Alfonsi e Veloccia. Tra i manciniani Corbucci correrà insieme con Giulia Tempesta, mentre nella corrente Morassut Baglio Zannola dovrebbero raccogliere diverse preferenze. Forte, tra gli zingarettiani, anche l'ipotesi Giammarco Palmieri, uomo di Valeriani. Se non si candiderà in municipio, Alessandro Rosi dovrebbe raccogliere i voti di areadem. Candidatura quasi certa anche per Massimiliano Umberti. Tra i consiglieri dem attualmente in Campidoglio Pelonzi, Palumbo e Bugarini potrebbero scendere in campo nei rispettivi municipi.

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