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Campidoglio, i dipendenti capitolini scendono i piazza: "No al decreto ammazza Roma"

Appuntamento il 6 marzo per un corteo da piazza Bocca della Verità al Campidoglio. Obbiettivo aprire un dialogo con il sindaco Marino: "No alle privatizzazioni e ai licenziamenti"

No a tagli, licenziamenti e privatizzazioni. Per la difesa dei servizi pubblici. Il decreto Salva-Roma, che da un lato mette in sicurezza i conti della Capitale dall'immediato fallimento e dall'altra impone un piano di risanamento, non è piaciuto a tutti i dipendenti capitolini che il prossimo 6 marzo con appuntamento alle 16,30, manifesteranno da Piazza Bocca della Verità fino al Campidoglio per opporsi a qualsiasi “svendita” della città. A scendere in piazza l'Usb (Unione sindacale di base) e l'Usi (Unione sindacale italiana). “Dai dipendenti comunali a quelli delle municipalizzate capitoline a partire dalle società che per prime rischiano di saltare sotto i colpi del decreto che porta la firma del neo premier Renzi” spiega Serenetta Monti dell'Usi. Tra queste figurano Risorse per Roma, Aequaroma, Farmacap.

“Quanto è accaduto nelle ultime settimane, senza tralasciare le allarmanti dichiarazioni del sindaco Ignazio Marino, hanno creato allarme tra i lavoratori che sentono il proprio contratto traballare” spiega Monti. “Il nostro obiettivo è quello di aprire un dialogo con il sindaco Marino, deputato a mettere in pratica le direttive del decreto Salva-Roma, con l'obiettivo di salvaguardare, attraverso la difesa dei lavoratori, i servizi pubblici. Impediremo che questi vengano privatizzati come ha fatto Matteo Renzi da sindaco di Firenze”.

“I dipendenti capitolini sono stati messi sotto i riflettori in seguito alle dichiarazioni del sindaco Marino che la scorsa settimana ha annunciato che, la mancanza del decreto Salva-Roma sarebbe ricaduta sui dipendenti, da tempo sotto attacco di una campagna mediatica, vedi i servizi delle Iene, che li dipinge come lavativi” spiega Roberto Betti dell'Unione sindacale di base. “Tale decreto inoltre ha fatto capire che, oltre all'intervento di alchimia contabile sui conti del Campidoglio, necessità di un piano di rientro che pagheranno lavoratori e cittadini” continua. La protesta vuole essere “una rispole politiche dell'amministrazione comunale sia in tema di asili nido e scuole dell'infanzia che ai paventati tagli al salario accessorio dei dipendenti”.

Attacca l'Unione sindacale di base: “Le ultime dichiarazioni del sindaco Marino confermano come il sistema di gestione complessivo dei beni comuni da parte del Governo italiano e delle Istituzioni locali abbia trascinato molte città italiane, a partire dalla capitale, verso un punto di non ritorno” si legge in un comunicato. “I tagli draconiani ai trasferimenti operati dal ministro Tremonti e confermati dai suoi successori, la gestione a dir poco sconcertante delle aziende che erogano servizi pubblici; le privatizzazioni dannose, la persecuzione dei dipendenti degli enti locali; un sistema di appalti ai privati a costi esorbitanti, sono solo alcune delle cause del disastro”. Anche il Salva-Roma per l'Usb “dimostra come la politica continui imperterrita su questa strada”. Al contrario “serve un completo cambio di rotta che eviti le privatizzazioni, rilanci i servizi pubblici e colpisca davvero gli enormi sprechi e inefficienze alle quali siamo costretti ad assistere da troppo tempo”.

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