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Campi rom, per Monachina il bando va deserto: chiude solo La Barbuta

Solo un lotto della gara ha trovato un'offerta. 21 Luglio: "Il piano è fallito"

Per Monachina il bando è andato deserto, per La Barbuta si è presentata solo la Croce Rossa. E' il risultato dell'apertura delle buste della procedura di gara per affidare il progetto di chiusura dei campi rom. Solo per un villaggio su due potrà partire l'iter che dovrebbe portare allo smantellamento dei moduli abitativi e alla parallela integrazione nel tessuto sociale delle famiglie coinvolte. Il lotto assegnato è quello da 1 milione e 570mila euro relativo al campo di via di Ciampino che ospita 650 persone (100 nuclei familiari). Mentre quello per Monachina (30 famiglie in un'area di sosta sulla via Aurelia) da da 698mila euro non ha trovato nessun offerente.

Cosa prevede il piano rom 

Come funzionerà sulla carta la fuoriuscita dal campo? Secondo quanto previsto nel piano rom votato in giunta lo scorso maggio, gli aggiudicatari comunicheranno al Comune una graduatoria di singoli e/o famiglie in condizioni più fragili per i quali sarà prevista la compartecipazione del Campidoglio alle spese per l'abitazione, fino a una somma mensile massima di 800 euro, per un periodo non superiore a due anni. La stessa cosa varrà per il lavoro, con eventuali spese "una tantum" per l'avvio di piccole realtà imprenditoriali. In questo caso parliamo di massimo 5mila euro. 

Il "Patto di Responsabilità Solidale"

Ricordiamo che l'intero impianto assistenziale ruota intorno al cosiddetto "Patto di Responsabilità Solidale", uno strumento operativo che Roma Capitale intende utilizzare per la definizione degli accordi con i componenti del nucleo familiare. Un patto appunto, con una firma degli interessati che impegna entrambi i fronti, rom e Comune, in azioni finalizzate alla fuoriuscita dai campi-ghetto. Saranno i gestori del piano, aggiudicatari del bando, a verificare di volta in volta il rispetto del contratto. 

Un esempio: gli abitanti del campo danno la loro disponibilità a frequentare corsi di formazione e orientamento al lavoro, i gestori penseranno alle consulenze su tutte le scelte inerenti. La famiglia assicura l'iscrizione dei figli a scuola e la frequenza in classe, il gestore darà il suo sostegno nella mediazione con gli insegnanti e nell'accesso alle attività post scolastiche. E ancora per l'abitazione: da un lato l'impegno dei rom a trovare in autonomia un alloggio alternativo (chi può permetterselo) o ad accettare la soluzione proposta dagli operatori, dall'altro gli operatori forniscono tutte le informazioni sui contratti di locazione/vendita facendo sostanzialmente da mediatore tra le parti e fornendo, si legge nel documento, una "consulenza e supporto per le pratiche amministrative di accesso alla casa". 

"Il piano Raggi è fallito"

Duro il commento dell'associazione 21 Luglio: "La Croce Rossa Italiana è un'organizzazione che lavora in contesti emergenziali e la notizia che debba gestire il delicato processo dell'inclusione dei rom nell’insediamento La Barbuta appare un segnale preoccupante e fortemente contraddittorio che indica come, ancora una volta, potrebbe essere la sicurezza il modello sotteso alle azioni istituzionali".

Ma a bollare il piano come fallimentare ci ha pensato il caso del Camping River, campo all'altezza di via Tiberina che doveva chiudere entro il 30 settembre. Come documentato da RomaToday non solo le famiglie sono ancora sul posto perché non sono riuscite a reperire in autonomia un alloggio sul mercato privato da pagare con il buono casa, ma al momento vivono senza servizi. Il contratto tra Comune e Isola Verde è scaduto e qualche giorno fa gli operatori hanno dovuto staccare l'acqua (QUI I DETTAGLI). 

"I fatti ci dicono due cose: il Piano rom della Giunta Raggi è stato sino ad ora un fallimento, e giace ancora in Campidoglio la Delibera di iniziativa popolare per il superamento dei campi rom presentata dal Comitato Accogliamoci e sottoscritta da più di 6.000 cittadini romani. La delibera era stata portata nell'aula del Consiglio Comunale per la sua discussione il 30 marzo 2017". Il tempo è ampiamente scaduto.

Senza contare la lievitazione delle spese per la manutenzione degli insediamenti ancora aperti. "Nel mese di giugno è stata pubblicata la gara pubblica per i lavori di manutenzione ordinaria nei villaggi rom per un importo totale di circa 600.000 euro - ricorda l'associazione per i diritti dei rom - mentre nei giorni scorsi è stato reso pubblico il bando per lo svuotamento delle vasche di accumulo dei "villaggi attrezzati" per un impegno di spesa massimo di 2 milioni e 800mila euro".


 

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