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Addio ai residence, i buoni affitto non convincono tutti: "Il Comune pagherà? E per quanto"

La delibera è stata approvata in giunta venerdì scorso: chiusura dei contratti con i residence e assegni per l'affitto di 700 euro al mese. Ma qualcuno solleva più di un dubbio

Un 'buono uscita', un assegno mensile per l'affitto e addio ai residence. La politica abitativa dei CAAT (Centri di Assistenza Alloggiativa Temporanea) è agli sgoccioli, e le casse comunali risparmieranno circa 35 milioni di euro annui. In compenso le famiglie che dovranno liberare gli alloggi riceveranno 5000 euro per caparre e mobili e un contributo di 700 euro al mese per cercare un'altra sistemazione. In attesa delle case popolari. 

La delibera approvata in giunta è "un'altra promessa mantenuta" per il sindaco Marino, un superamento della logica "ghettizzante di far vivere le famiglie in posti che ne ledono la dignità". Risparmiare su un servizio inadeguato per fornirne uno migliore "al triplo dei cittadini". Sembra facile, e di buon senso. Ma c'è chi alla notizia non ha esultato affatto.

"Fare i conti a un tavolo è semplice, ma poi quando sei una famiglia, con un disabile a carico, che dopo mesi di peripezie e notti insonni è riuscita a rientrare in un residence, sapere di dover fare di nuovo le valigie senza alcuna certezza è disarmante". Parla Claudio Gigli, 44 anni, marito di Ernesta, 52. Lei su una sedia a rotelle,  lui senza lavoro dopo un durissimo decorso post operatorio. 

Ne parlammo a maggio, quando una sentenza di sfratto da una casa in via del Maggiolino rischiava di metterli in strada. Dopo un inferno burocratico durato mesi, hanno ottenuto un residence. E ora l'annuncio di Marino è un fulmine a ciel sereno. Tanti i dubbi, e tante le paure.

Una su tutte: "Il Comune pagherà davvero tutti i mesi?". I trascorsi purtroppo non aiutano a fidarsi. "Ma se ancora stiamo aspettando i contributi affitto del 2010 di 100, 200 euro - si chiede Claudio - come è possibile che ogni mese ce ne vengano assegnati 700?". I soldi risparmiati dalla liberazione dei residence dovrebbero servire a quello, già, "ma se non saranno sufficienti prima o poi ci ritroveremo di nuovo sotto sfratto".

Altra questione riguarderebbe i tempi: "Viviamo in uno dei quattro residence che verranno sgomberati per primi (la coppia alloggia in via Beniamino Segreti, a Tor Pagnotta, ndr), tra pochi mesi, Marino dà per scontato che troveremo una casa, io per niente". Nel caso di Claudio il dubbio è su due fronti: trovare una sistemazione senza barriere architettoniche richiede più tempo, e poi "nessuno farà contratti di affitto sapendo che la possibilità di pagare dipende esclusivamente dall'assegno del Comune". Che per il momento non ha parlato di tempo di copertura degli assegni. 

"E se intanto cominciassero con verificare chi ha diritto ai residence e chi no?". Sul punto a dirla tutta il Campidoglio si è espresso da subito, assicurando controlli a tappeto con l'agenzia delle entrate prima della consegna dell'assegno. Gli altri interrogativi invece attendono risposta. 

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