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Il bluff dei Pup: da Legambiente e i comitati un libro bianco contro i parcheggi interrati

Il Piano Urbano Parcheggi capitolino, secondo Legambiente e i comitati No Pup, ha fallito e il Campidoglio deve ripensarlo con la partecipazione dei cittadini. Gli autori: "Basta speculazione serve un piano strategico generale per la mobilità"

pup3"Il Programma Urbano Parcheggi di Roma non ha risolto l'emergenza traffico, né ha contribuito al miglioramento del piano per la Mobilità". E' questo il messaggio centrale intorno a cui si sviluppa tutto il Libro bianco "Il bluff dei Pup", realizzato da Legambiente Lazio e dal Coordinamento Comitati no Pup e presentato ieri alla stampa.

Per questo Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio chiede al Campidoglio "una immediata moratoria degli interventi del Pup sia in fase di istruttoria iniziale che dei nuovi inserimenti e la sospensione dell'attuale piano". Il presidente dell'associazione ambientalista chiede inoltre che "la discussione sull'intero piano parcheggi della Capitale venga riaperta e che i cittadini vengano coinvolti nel dibattito".
 
Diverse sono le proposte avanzate da Legambiente e dal Coordinamento dei comitato contro l'attuale Piano parcheggi. In particolare per risolvere il problema traffico secondo Maurizio Gubbiotti, coordinatore nazionale di Legambiente, "servirebbe un investimento nel trasporto pubblico e nella mobilità sostenibile che, oltre combattere i cambiamenti climatici e lo smog, contrasterebbe l'eccessivo numero di veicoli privati che circolano nella Città Eterna".
 
pup2Tale incremento dei mezzi pubblici, così come ogni altro intervento che serva allo scopo - sottolineano più volte gli autori nel dettagliato lavoro - deve far parte di un quadro strategico generale, in grado di integrare tutte le soluzioni necessarie a migliorare la mobilità cittadina.
 
Oltre alla mancanza di un piano strategico globale, causa dell'insuccesso del Pup sono anche il ritardo nella realizzazione dei parcheggi di scambio a fronte della realizzazione di parcheggi su suolo pubblico dato in concessione a privati e per la maggior parte concentrati nei Municipi centrali perché in quelle aree il valore degli immobili è più alto; la scelta di privilegiare la costruzione di box rispetto agli stalli aperti; la scarsità di garanzie per i cittadini che vivono negli edifici accanto agli scavi dei parcheggi sotterranei.
 
Tutte queste scelte sbagliate dimostrerebbero che il Piano Urbano Parcheggi non risponde ai criteri della pubblica utilità e della fattibilità in sicurezza per i cittadini, criteri contenuti nella legge n. 122 del 1989 (conosciuta come legge Tognoli) che promuove la realizzazione dei parcheggi, ma al contrario promuoverebbe quasi esclusivamente interventi che producono profitto per gli investitori privati.
 
Non sarebbe dunque un caso che il 70% dei parcheggi previsti o in costruzione su suolo privato si trovino in 8 Municipi (1, 2, 4, 5, 6, 9, 11 e 17) con un alto valore immobiliare. O ancora, che in alcuni di questi territorio come il Municipio IX, siano previsti parcheggi a poche decine di metri uno dall'altro: via Cesena, via Isernia, via Aosta, via Taranto, largo Vercelli, via Matera, via Domodossola, via Magna Grecia, via Monza, largo Frassinetti, via Albalonga, via Imera e piazza Tuscolo, largo Soana.
 
Ad incentivare questo meccanismo speculativo contribuisce in maniera sostanziale il fatto che la localizzazione del Pup non è decisa da un soggetto pubblico disinteressato, ma deriva quasi sempre dalla richiesta del concessionario che può anche ottenere più volte la ricollocazione del parcheggio in una nuova area più gradita (e remunerativa), anche se si trova dalla parte opposta della città. Anche questa modalità di assegnazione degli appalti è legittimata dal Piano che va dunque ripensato interamente poiché tralascia molti degli obiettivi originari.
 
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