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Rimozioni, il Tar boccia il modello scelto dal Movimento Cinque Stelle: la gara è nulla

Secondo il Tar la gara è "un'evidente violazione dei principi e delle regole contenuti nel codice dei contratti pubblici funzionali a garantire la tutela della concorrenza"

Le società operanti nel settore delle rimozioni escluse di fatto dal bando perché, anche se la gara mirava a dotare Roma di carroattrezzi anti sosta selvaggia, aveva come oggetto la creazione di una piattaforma web e in quanto tale si rivolgeva solo a società informatiche. Sono questi, in sintesi, i motivi che hanno spinto otto società su dodici del settore delle rimozioni, custodia e restituzione dei veicoli a presentare un ricorso contro il Comune di Roma.

Un ricorso accolto. La gara, da oltre 11 milioni di euro, indetta da Roma Capitale è stata così dichiarata nulla, sancendo l'ennesima bocciatura per il Campidoglio a guida grillina e in particolare per il trio composto dal direttore generale di Roma Capitale, mandato direttamente da Beppe Grillo, Franco Giampaoletti, dall'assessora Linda Meleo e dal presidente della commissione trasporti. L'ha deciso il Tar del Lazio con una sentenza con la quale ha accolto il ricorso proposto dagli avvocati Federico Tedeschini e Domenico Greco.

Secondo il Tribunale amministrativo del Lazio la gara prevedeva che una società con competenze nel settore dell'informatica e dell'organizzazione di piattaforme gestionali avesse anche il potere di scelta dei soggetti che avrebbero dovuto concretamente eseguire le attività di rimozione, deposito e restituzione dei veicoli. Per i giudici amministrativi, questo porterebbe - si legge nella sentenza - a "un'evidente violazione dei principi e delle regole contenuti nel codice dei contratti pubblici funzionali a garantire la tutela della concorrenza, in particolare, della regola del necessario ricorso ad una gara per la loro individuazione, atteso che l'individuazione dei soggetti che devono svolgere le attività concrete è rimessa al soggetto affidatario dell'appalto".

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La valutazione dei giudici è che "gli atti di gara gravati siano illegittimi e debbano essere annullati, con la puntualizzazione che sarà rimessa alla discrezionalità dell'Amministrazione resistente la scelta del modulo - concessione o appalto - al quale fare ricorso", non essendo ostativa "eventualmente la scelta anche di un appalto misto, che comprenda il servizio oggetto della presente gara e quello concreto di rimozione, deposito e restituzione dei veicoli, tuttavia con l'individuazione a monte di appropriati requisiti speciali e di idoneità".

Si tratta di una bocciatura, l'ennesima, relativa ad un bando atteso, ma di fatto nato male e finito peggio. La Capitale resterà così ancora senza un servizio per la rimozione delle auto e a giorni si celebrerà il terzo anno consecutivo senza il supporto dei carri attrezzi. Era il 4 novembre 2015 infatti quando  l'allora comandante della Polizia Locale di Roma Capitale, Raffaele Clemente, per problemi contributivi risolse il contratto con Clt e fece una determina in cui chiedeva alla Italsoccorso Srl di poter usufruire dei depositi giudiziari autorizzati per poter svolgere il servizio di rimozione. I mezzi dei depositi giudiziari però possono intervenire su un numero limitato di casi, non avendo mezzi adatti in particolare per le strade più strette. 

L'allarme, lanciato da tempo, ha portato l'amministrazione ad interessarsi del problema. A lungo il Movimento Cinque Stelle, con in testa Enrico Stefano, presidente della commissione Mobilità, e Linda Meleo, aveva deciso di puntare sull'affidamento ad Atac. A giugno 2017, complice anche la decisione di utilizzare il concordato per provare a salvare l'azienda dei trasporti, si è cambiato strada. Dopo diverse riunioni e varie analisi di mercato si è giunti finalmente a bandire una gara il 31 maggio scorso. Lo scorso 9 luglio però la sospensione, poi trasformata in annullamento. Quindi la ripubblicazione della gara e un nuovo stop. 

Come avrebbe dovuto funzionare l'appalto?  Rispetto a quello tradizionale, il modello di business prescelto dall'amministrazione a Cinque Stelle avrebbe comportato, a detta dei grillini, una riduzione dei costi. Come aveva avuto modo d'illustrare il direttore generale di Roma Capitale Franco Giampaoletti in commissione l'obiettivo era trovare un soggetto, un'impresa, assimilabile a 'My Taxi' o 'Foodora', che non abbia in pancia i mezzi e il personale necessari all'esecuzione ma che sia in grado di predisporre un'organizzazione amministrativa, con software, hardware e call center, e che poi possa affidare a società esterne e dedicate, consorziate, il servizio di rimozione. Ed è stata questa la strada perscelta.
 
Ora a finire bocciato dal Tar è stato proprio questo modello. La bocciatura è quindi verso la scelta del Movimento Cinque Stelle e sull'operato del dg mandato da Beppe Grillo, Franco Giampaoletti, dell'assessora Linda Meleo e del presidente della Commissione Trasporti Enrico Stefano che tanto sui social aveva elogiato questa scelta. 

"Abbiamo ripetuto a questa amministrazione fino alla nausea", attacca il responsabile del trasporto merci del Pd Rocco Lamparelli, "che la gara sul servizio rimozioni così come predisposta non era corretta nel metodo e nel merito. Abbiamo passato due anni a dirlo, nelle vari sedi istituzionali o incontri o in manifestazione, ma nulla. Incapaci e inetti stanno portando Roma nel baratro altro che miglioramento. Un servizio vitale per Roma, anche alla luce degli ultimi eventi atmosferici. La giunta Raggi però non riesce a predisporlo". 

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