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Sassat, il Campidoglio ci riprova: arriva il terzo bando per trovare 500 case

Si tratta di alloggi per l'assistenza alloggiativa temporanea. I primi due bandi non sono andati a buon fine

Il Campidoglio a guida pentastellata ci riprova. Per la terza volta il Comune di Roma ha pubblicato un avviso per reperire case da destinare all’assistenza alloggiativa temporanea. Sono i cosiddetti Sassat, servizio che avrebbe dovuto sostituire i vecchi residence, ma che a quasi tre anni dalla loro comparsa in una delibera della giunta capitolina non sono ancora diventati realtà. Come si legge nella determinazione dirigenziale emessa dal dipartimento Politiche abitative il 19 dicembre scorso, Roma Capitale mette sul piatto 5milioni di euro all’anno per tre anni, dal 2020 al 2022, per affittare 500 alloggi.

Potranno essere singoli appartamenti o anche interi immobili. Ogni offerta non potrà superare le 50 unità abitative, che dovranno essere collocate tutte all’interno del territorio di uno stesso municipio, ma lo stesso soggetto potrà presentare più offerte fino a coprire l’intero fabbisogno di 500 unità. Con i proprietari verrà stipulato un contratto di locazione di sei anni anche se sarà possibile optare per la formula del rent to buy, con Roma Capitale che si impegna all’acquisto al termine degli anni di affitto. L’avviso pubblico resterà aperto fino alle 12 del 20 marzo 2020. A vincere sarà l’offerta economica più vantaggiosa. Un avviso pubblico fotocopia rispetto all’ultimo emesso. Il motivo: l’ultima procedura di gara nel 2018 “è stata considerata defintivamente conclusa con esito negativo”.

Quella del reperimento di alloggi per l’assistenza alloggiativa temporanea è una storia costellata di fallimenti. Il primo tentativo risale al 2015: un bando europeo emesso dall'amministrazione Marino per individuare 1020 alloggi e 25 milioni di euro in due anni. Andò deserto. Nel 2017 l’amministrazione Raggi riprende il progetto e pubblica un avviso per reperire 800 alloggi con una spesa annua di 12 milioni di euro. Risultato: due offerte inammissibili, per un totale di un centinaio di alloggi. Il secondo bando dell’era pentastellata arriva nell’agosto del 2018. Cala il numero degli appartamenti da ricercare, 500. Più che dimezzato l’importo che l’amministrazione intende investire: 5 milioni di euro.

Quattro proposte per un totale di 596 case. Tra le offerte anche le cosiddette ‘case di sabbia’ di Ostia, di proprietà della Moreno Estate srl di Armellini, che avanzò ben 490 appartamenti. Le proposte vengono, almeno in parte, ammesse ma c’è un problema. Quelle case non sono libere ma già assegnate, in parte abitate senza titolo, come alloggi popolari. Passano i mesi e del destino del bando non se ne sa più niente fino alla pubblicazione dell’avviso avvenuta venerdì scorso.

La dead line per la chiusura definitiva dei residence slitta ulteriormente a data da destinarsi. Il processo di smantellamento però, fanno sapere dall'assessorato alle Politiche abitative guidato da Valentina Vivarelli, prosegue. A dicembre è stata chiuso il Park Hotel Costanza, al civico 1500 della via Cristoforo Colombo, "per un risparmio di circa un milione e 700mila euro all'anno". La chiusura è in parte l'effetto della "verifica dei requisiti degli aventi diritto" e in parte frutto di ricollocamenti in altri residence e di qualche assegnazione di casa popolare.

Intanto nei residence vivono ancora circa mille famiglie per le quali l’amministrazione capitolina spende affitti che vanno dai 1500 ai 2500 euro al mese ad alloggio. Famiglie che sono ancora in attesa di conoscere la graduatoria defintiva degli ammessi al nuovo servizio. Le proteste sollevate dopo la prima pubblicazione, che aveva escluso oltre 500 domande su un migliaio, molte delle quali per motivi burocratici, avevano portato a una riapertura dei termini per la presentazione delle domande. Il tempo a disposizione scadeva a maggio del 2019. La nuova graduatoria non è ancora stata pubblicata.

“Questa amministrazione continua a sprecare soldi pubblici investendo risorse per reperire case di proprietà privata”, il commento del segretario nazionale di Unione Inquilini, Massimo Pasquini. “Questa soluzione può, al massimo, far risparmiare qualche soldo sugli affitti ma non cambia la sostanza dei residence e soprattutto non risolve il problema abitativo delle famiglie ospitate. Il vero problema è che manca un’idea complessiva di come si affronta la questione abitativa cittadina in un contesto in cui la nuova graduatoria per le case popolari conta ben 13.200 famiglie in attesa”.

Fabrizio Ragucci, segretario romano, aggiunge: "Vediamo il Comune regalare immobili pubblici alla rendita privata, mentre i Caat cambiano nome in Sassat, ma non la loro natura. Il Comune infatti riapre ai costruttori il bando, già andato a vuoto per ben due volte, mendicando case con un sperpero di denaro pubblico che non ci stanchiamo di denunciare".

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