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Atac, Improta allontana il fallimento: "Soluzione con il Governo"

In una nota l'assessore Improta ha smentito l'imminente fallimento dell'azienda ipotizzato in questi giorni sulla stampa: "La politica può trovare soluzioni"

Sono ore cruciali e difficili per Atac. Ci sono i cittadini, sempre più esausti dei continui disservizi. Ci sono i macchinisti, al lavoro per indire un referendum sull'accordo siglato lo scorso 18 luglio. E ci sono le notizie, sempre più allarmanti, che vedono l'azienda ormai pronta a portare i libri in tribunale. Per domani è in programma un consiglio di amministrazione che dovrà fare i conti con la chiusura di un bilancio amaro con perdite che supererebbero i 100 milioni di euro. Intanto, per salvare l'azienda capitolina, si lavora a una ricapitalizzazione. Una boccata d'aria per tenere in vita Atac ed evitare il fallimento. 

Sul come si procederà per la ricapitalizzazione la partita è aperta. Dopo giorni di silenzio, per palcare le numerose notizie che stanno circolando sulla stampa, è intervenuto l'assessore Guido Improta. “L'assessorato ribadisce che l’azione portata avanti da giugno 2013 a luglio 2015 ha chiarito inequivocabilmente la situazione economico-finanziaria di Atac e che solo una lettura superficiale e strumentale può limitarsi a trarre delle conclusioni prendendo in considerazione il solo risultato economico-gestionale”. Scrive nella nota: “Tale indicatore, nel caso dell’Azienda di trasporto pubblico locale, è fortemente influenzato dalla pulizia contabile che negli ultimi due esercizi l’azionista ha imposto alla controllata, nonché dai trasferimenti largamente insufficienti di cui l’Azienda ha beneficiato negli ultimi sette anni, come in più di una occasione e in tutte le sedi istituzionali si è avuto modo di dimostrare, senza smentita alcuna”.

Improta smentisce “soluzioni artificiose come la creazione di bad-company o l’ingresso della Regione come azionista”. Ipotesi che “non sono di interesse per Roma Capitale che intende restare socio unico di Atac fino al 2019”. Così come allontana “la prospettiva di richiedere la nomina di un curatore al tribunale”. Al centro c'è la ricapitalizzazione necessaria per la società. Improta, allontanando lo spettro della liquidazione, indica la sua linea: “Il disallineamento tra le previsioni del Codice Civile e l’iter normativo che deve essere rispettato per la ricapitalizzazione della Società è questione che può facilmente trovare soluzione nella collaborazione istituzionale che il Comune andrà a richiedere al Ministero dell’Economia e delle Finanze e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri”. Tra le ipotesi circolate infatti c'è quella di un intervento del Governo per iniettare risorse nelle casse disastrate dell'azienda. Beni patrimoniali, come il conferimento di treni, ma soprattutto 'liquidi' per permettere ad Atac di fronteggiare i fornitori. 

Improta sottolinea invece la strada che ha portato allo scontro con i macchinisti e a firmare il 18 luglio scorso l'accordo con le sigle sindacali. “Restano invece ancora sul tappeto i problemi legati alla riorganizzazione dei processi industriali, al rilancio di un programma di manutenzione ordinaria e straordinaria, ad un piano di rinnovamento dei materiali da destinare all’esercizio”. Infine un commento sui disagi: “Sono l’ultima eredità di una gestione sconsiderata su cui la magistratura, sia penale che contabile, è più volte intervenuta”.

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