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Nidi, l'assunzione delle precarie è una chimera: "Pronti 2000 licenziamenti"

Dopo la mobilitazione di settembre, che aveva strappato un anno di tempo per lavorare alla loro stabilizzazione, "nessuno più si è occupato della nostra situazione". Un Coordinamento è pronto a far sentire la propria voce

Alcune arrivano anche a 20 anni di lavoro, iscritte nelle graduatorie comunali nel lontano 1997. Molte altre hanno superato abbondantemente i dieci. Ma tra qualche mese, la deadline è fissata a 150 giorni, potrebbero ritrovarsi senza lavoro e senza alcuna possibilità di essere assunte. E' questa la prospettiva che è tornata ad agitare il sonno di circa 2000 educatrici degli asili nido capitolini. La paura di perdere il posto di lavoro e di veder sfumata una stabilizzazione rincorsa per anni ha portato alla creazione, all'inizio di febbraio, di un 'Coordinamento contro la precarietà'. “Vogliamo far sentire la nostra voce sia all'amministrazione capitolina sia al Governo” spiega Cinzia Conti, supplente dal 2004.

La protesta era già scoppiata a settembre quando una sentenza della Corte di Giustizia Europea aveva puntato il dito contro l'Italia per l'uso reiterato di contratti a tempo determinato fissando il tetto massimo per i contratti a tempo determinato in 36 mesi. Il Governo era riuscito a mettere in campo una deroga per le scuole statali mentre erano rimaste escluse quelle comunali. Seguirono accese e determinate proteste. L'allora assessore alla Scuola, Marco Rossi Doria, appena arrivato sulla cima del Campidoglio, aveva lavorato con il Governo per guadagnare tempo. Un anno, concesso dalla circolare del ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia. Un anno in cui lavorare per la loro stabilizzazione. 

Rossi Doria aveva anche approvato in giunta un 'Decreto di indirizzo'. “Ho deciso di portare in giunta la strada che avrei potuto seguire per arrivare a questo obiettivo" aveva spiegato l'ex assessore. La strada tracciata dalla legge 107, meglio conosciuta come la Buona Scuola: “Attingere dalle graduatorie derivate dai concorsi dei bandi pubblici trasformando gli incarichi della durata di un anno in incarichi a tempo indeterminato”. 

“Da allora più nessuno si è occupato della nostra situazione”. Per questo “abbiamo deciso di dare vita a un gruppo di lavoratrici supplenti, indipendenti da sindacati e partiti, che vuole contrastare la precarietà esasperante che negli ultimi 20 anni ha costretto migliaia di educatrici ad accettare condizioni di lavoro estreme” si legge in una nota che annuncia la protesta. “Supplenze part-time con contratti giornalieri, graduatorie ventennali, totale assenza di un piano assunzionale”. 

La paura è che gli effetti della sentenza della Corte Europea si trasformino in un licenziamento “di massa”. Per ora, infatti, sul piede di guerra ci sono 2 mila educatrici degli asili nido ma all'appello mancano ancora le insegnanti delle scuole materne che farebbero salire il numero a 5 mila persone, quasi tutte donne, solo a Roma. 

Le istanze del Coordinamento sono chiare: “Si chiede al Commissario Tronca, al governo Renzi e a tutti i candidati sindaco al Comune di Roma di trovare, nel più breve tempo possibile, soluzioni concrete” spiega Conti. “La nostra assunzione, vista l’esperienza e la professionalità acquisita è fondamentale per il funzionamento dei nidi comunali” continuano le educatrici pronte a “sottoscrivere un patto di alleanza con genitori-cittadini-elettori pronti a difendere i servizi pubblici”.

Il dito è puntato verso il Campidoglio ma anche verso il Governo. “Roma è una situazione particolare perché presenta un numero elevato ma la nostra è vissuta in tutti i comuni italiani” continua Conti. “Siamo in contatto con le colleghe di Torino e di Napoli. Presto non potranno fare a meno di sentire la nostra voce”.

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