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Asili nido privati: “Il Comune punti sui bonus alle famiglie”

Aprire le strutture già completate ed incentivare il ricorso ai nidi privati attraverso dei bonus alle famiglie. L'ANINSEI, associazione di categoria della Confindustria, lancia la proposta al Campidoglio: "Per il Comune sarebbe un risparmio"

Non c’è solo la protesta delle realtà che rappresentano gli asili in concessione. Non c’è solo il timore di veder fallire quello che è stato definito il più grande esperimento di imprenditoria femminile a Roma. I continui passi falsi dell’amministrazione capitolina nella gestione dei nidi, desta perplessità anche l’ANINSEI, Associazione di categoria della Confindustria che rappresenta gli Istituti Non Statali di  Educazione e di Istruzione.

LE STRUTTURE CHIUSE - “Siamo preoccupati per questo bando – premette Goffredo Sepiacci, presidente Aninsei - Confindustria di Roma e del Lazio – non vorremmo si arrivasse ad un’altra proroga. Marzo è alle porte e ci chiediamo se non sarà per l’ennesima volta seguita la strada dei rinnovi. Chi poi rischia di subire il danno più grave sono le famiglie romane che non sanno a chi rivolgersi: ci sono sempre in ballo delle strutture già completate che restano inesorabilmente chiuse. E’ il caso di via Trafusa, al Torrino Mezzocammino. E’ stato realizzato ed attrezzato dal Consorzio, ma non è mai stato aperto. Ora è stato anche saccheggiato, visto che gli hanno rubato lavatrici ed arredi. Poi ce n’è anche un altro ai Parioli, in via Boccianti. E’ pronto da cinque anni e non si riesce a farlo aprire”.

IL BONUS - Per queste realtà servirebbe appunto un nuovo bando. Ma la strada che il Comune sembra interessato a perseguire, è quella dei nidi pubblici. “Noi abbiamo una nostra proposta, che vorremmo avanzare all’amministrazione se ci desse la possibilità di farlo – spiega il presidente di Aninsei di Roma e del Lazio – L’interlocuzione si è interrotta già nella passata consiliatura e non è mai ripresa. Comunque la nostra proposta è semplice: il Comune dovrebbe aprire le nuove strutture e poi puntare su un bonus nidi, da corrispondere alle famiglie. Attualmente – riflette Sepiacci – il Comune spende 670 per gli asili convenzionati. Quelli privati, ma solo i più cari, costano 600-700 euro. Ma comprendono pannolini, salviette, creme e materiale didattico. Acquisti che, nel pubblico e nelle strutture convenzionate, sono spesso sostenute dalle famiglie. L’idea è quindi quella di dare direttamente a loro le risorse che il Comune oggi spende. E per quest'ultimo si configurerebbe un risparmio. Chiaramente le iscrizioni devono avvenire all’interno delle strutture private regolarmente iscritte all’albo”.

LE GARANZIE PER LE FAMIGLIE - La maggiore disponibilità di spesa per le famiglie, potrebbe ingenerare la tentazione nel privato di ritoccare le tariffe. Un'ipotesi che il presidente di Aninsei tende ad escludere. “Il mercato agisce come regolatore. Se aumenti i costi delle rette, le iscrizioni restano ad appannaggio del pubblico -  osserva Sepiacci -  E poi c’è la TARSU: il Comune deve comunicare all’Ama il costo massimo che chiede alle famiglie. Se si superano gli 8mila euro, la TARSU, la tassa sullo smaltimento di rifiuti, triplica”. E quindi diventa controproducente per in nidi aumentare le rette. Almeno fino a 8mila euro. “Questo bonus potrebbe essere stabilito in funzione del reddito del nucleo famigliare – suggerisce Sepiacci – ma chiaramente siamo nella fase della proposta”. Perché sia recepita, è intanto necessario che riparta il confronto con le associazioni di categoria. Marzo è alle porte. Il tempo delle iscrizioni si avvicina.

       
 

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