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Martedì, 16 Aprile 2024
Politica

Affrancazioni, oltre 5.600 domande in attesa. Iorio: "Presto sul sito la possibilità di calcolo automatico"

I cittadini: "Sbloccare le pratiche urgenti, tre anni sono troppi"

Una lista di 5.625 richieste a fronte di 50 pratiche lavorate ogni mese. Non si sgonfia la questione delle affrancazioni per le abitazioni realizzate nei piani di zona della capitale. La valanga di richieste per il calcolo del corrispettivo da versare finalizzata alla stipula di una nuova convenzione senza il vincolo del prezzo stabilito per legge per le case realizzate con agevolazioni pubbliche continua a pesare sugli uffici di Roma Capitale. Il quadro è aggiornato al 9 agosto scorso, giorno in cui nell’assessorato all’Urbanistica si è tenuta una commissione capitolina sul tema per ascoltare le diverse realtà di cittadini rimasti coinvolti. 

Stiamo parlando di abitazioni realizzate in regime di edilizia convenzionata, acquistate a prezzi ribassati in quanto vincolate da specifiche convenzioni con le amministrazioni pubbliche. Negli anni sono state rivendute a prezzi di mercato. Il Comune concedeva i nulla osta, il notai firmavano. Una sentenza della Cassazione emessa nel settembre del 2015 però ha stabilito che quelle compravendite avrebbero dovuto rispettare il prezzo vincolato. Così migliaia di persone si sono ritrovate con case acquistate sul mercato il cui valore reale era ben inferiore a quanto versato. Un introito ‘indebito’ per il Tribunale che in primo grado ha condannato diversi venditori a restituire la differenza di prezzo per un ammontare che in molti casi sfora i 200 mila euro. 

Nel dicembre del 2018, con la legge 136 in cui è stato inserito un emendamento proposto dal Movimento cinque stelle, il governo gialloverde ha introdotto delle modifiche normative che permettono anche a chi non è più proprietario di questi immobili, quindi anche ai venditori coinvolti nelle cause, di versare quanto dovuto al Comune aprendo così la possibilità all’estinzione di qualunque richiesta di risarcimento. Ma a distanza di nove mesi il decreto attuativo che deve entrare nel merito dell’applicazione della legge non è ancora stato approvato. 

Alla fine di luglio, pochi giorni prima che si aprisse la crisi di governo, il ministero dell’Economia ha sbloccato il decreto. “Per la sua approvazione definitiva manca solo il passaggio in conferenza unificata Stato-Regioni che dovrebbe tenersi a metà di settembre. È questo il termine entro il quale anche il comune di Roma dovrà esprimesi con proprie osservazioni in merito”, spiega la presidente della commissione capitolina Urbanistica, Donatella Iorio. “Gli uffici capitolini, però, non hanno mai fermato la lavorazione delle pratiche. Nelle more dell’approvazione del decreto attuativo, infatti, l’Aula Giulio Cesare ha votato una mozione con l’indicazione di proseguire sulla base della delibera 116 del 2018 con la quale Roma Capitale ha messo mano alle formule per calcolare gli importi da versare per le affrancazioni”.
Tra i punti contenuti nel provvedimento anche la pubblicazione sul sito del Comune di uno schema di calcolo che permetta ai cittadini di farsi un’idea in merito al costo dell’operazione, senza dover quindi avanzare la domanda anche solo per poterlo scoprire. “Nel corso dell’ultima commissione”, ha spiegato ancora Iorio, “ci è stato confermato dagli uffici che è quasi pronto e che presto verrà reso disponibile sul sito”. 

Risorse per Roma lavora da contratto 50 pratiche al mese a fronte di una lista d’attesa di 5625 domande. Se si prosegue a questo ritmo serviranno poco meno di 10 anni. “L’ingolfamento c’è sempre ma io sono positiva”, ha commentato Iorio. “Nel corso dell’ultima commissione è emerso chiaramente che gli uffici stanno cercando di mettere in campo tutte le misure per accelerare le pratiche, come unire quelle relative agli stessi piani di zona. Inoltre se prima le convenzioni finali, dopo la lavorazione da parte di Risorse per Roma, venivano firmate solo da un dirigente ora sono tre i dirigenti deputati a farlo e questo dovrebbe evitare il collo di bottiglia finale”. 

Tra i primi punti delle richieste dei cittadini c’è proprio il tempo di lavorazione. “Ad oggi tra la presentazione della domanda e la firma della convenzione passano circa tre anni. E anche nel caso delle pratiche ‘urgentate’ non passa mai meno di un anno e mezzo. Il tutto a fronte del fatto che non si dovrebbero superare i 180 giorni”, spiega Alessia Turella, presidente dell’Anfec, Associazione nazionale famiglie edilizia convenzionata della quale fanno parte sia i venditori sia gli acquirenti così come i primi proprietari, presente in assessorato il 9 agosto scorso insieme al Comitato venditori 18135 e ad altre realtà espressione di diversi piani di zona.

“Troppo tempo, soprattutto per chi si ritrova ad affrontare cause giudiziarie o mediazioni che in genere non durano più di tre mesi. Tra l’altro, sulla base della delibera 116 approvata dal Comune ad oggi queste pratiche non rientrano tra quelle da considerare urgenti con il rischio di ricadute gravi sulle cause in corso. Per questo abbiamo chiesto una modifica per poterle inserire e per trattarle entro 90 giorni”. Continua Turella: “Abbiamo anche proposto un meccanismo di autoliquidazione per sbloccarle con il versamento di un conguaglio nel momento in cui il Comune termina i calcoli. Attendiamo una risposta”. 

Altro punto al centro delle attenzioni: le trasformazioni, ovvero la cancellazione del vincolo del cosiddetto diritto di superficie dietro il pagamento di un’altra somma.  Spiega Iorio: “Sempre nel corso di quella commissione è stato presentato l’elenco con altri 10 piani di zona che stanno per trasformabili. Manca solo il passaggio della delibera in Aula e in totale saranno 24”. Si tratta di Spinaceto 2, Madonnetta 2, Torresina 2, Lunghezza, Tor Pagnotta, Malafede, Lunghezzina 1, Casal Fattoria, Casale Nei e Pisana Vignaccia.

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