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Una causa di lavoro inguaia l'assessore Meloni: giunta Raggi senza pace

"Vedremo i contenuti della sentenza, le motivazioni e poi capiremo il da farsi" le parole del presidente dell'Assemblea Capitolina Marcello De Vito

Non bastassero le turbolenze che dal VIII municipio agitano il Campidoglio, sulla Giunta Raggi si è abbattuto un nuovo caso destinato a far discutere. La vicenda è di quelle che vanno dritte al cuore del Movimento cinque stelle, che sull'onestà ha costruito la sua proposta politica, da sempre molto attento alle vicende giudiziarie dei partiti avversari: nel curriculum dell'assessore al Commercio Adriano Meloni c'è una sentenza di condanna civile in primo grado per una causa di lavoro che risale all'11 febbraio 2016, qualche mese prima delle elezioni che incoronarono Virginia Raggi a sindaco di Roma. Un "pelo nell'uovo", l'ha definito il capogruppo M5S capitolino Paolo Ferrara, che però suona come un paradosso dal momento che tra le deleghe dell'assessore c'è anche quella del 'Lavoro'. 

La vicenda è stata ricostruita da Repubblica: tutto inizia nel 2010 quando Martina (nome di fantasia) trova lavoro per la società che lavora nel campo del turismo di cui Meloni è amministratore dal 2008. "Il suo contratto è di collaborazione a progetto e viene rinnovato per quattro volte" si legge sull'articolo. Il problema nasce quando Martina va in maternità e si accorge che le arriva molto meno dell'80 per cento dello stipendio. "Ho scoperto che accadeva perché mi venivano versati meno contributi del dovuto. Sembra solo un errore formale, invece lo stesso fenomeno si verifica pure durante la seconda maternità" racconta a Repubblica.

Martina fa pressione per farsi versare tutti i contributi ma al momento di rientrare al lavoro, nel gennaio del 2015, le viene mandato un sms che interrompe il rapporto di lavoro. La vicenda finisce in Tribunale e l'11 febbraio 2016 il giudice Fabrizio Scarzella dichiara la "sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato e pieno tra le parti dal 23 giugno 2010 al 17 gennaio 2015". La parola definitiva non è ancora stata scritta. A ottobre del 2018 partirà il processo d'appello e l'avvocato dell'assessore, Carlo Andrea Galli, ritiene "che ci siano i presupposti per una sua riforma". Però, per il momento, la sentenza è sul curriculum dell'assessore.

Dalla Giunta nessun commento. "Vedremo i contenuti della sentenza, le motivazioni e poi capiremo il da farsi" le parole del presidente dell’Assemblea Capitolina Marcello De Vito interpellato a margine della seduta del consiglio comunale. "Mi sembra che si continui a cercare il pelo nell’uovo e non si guardi al grande lavoro che il M5s sta portando avanti sul territorio di Roma" ha detto invece Paolo Ferrara. 

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