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Martedì, 16 Aprile 2024
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Atac, l'accordo che aumenta le ore divide i sindacati: "Usurante per i lavoratori, ma non migliorerà il servizio"

Parlano le sigle sindacali che non hanno sottoscritto l'accordo di lunedì

L'accordo è stato raggiunto, ma la pace tra i lavoratori Atac è ancora lontana. Così Roma si prepara ad un nuovo, ennesimo, sciopero dei trasporti indetto per il 5 dicembre prossimo da Faisa Confail, Orsa e Usb. Una mobilitazione scattata dopo la firma nella serata di lunedì del verbale d'accordo tra Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl da una parte e il super presidente dell'azienda capitolina Paolo Simioni che dà il via ad una serie di misure per incrementare la produttività, prima tra tutte l'aumento delle ore da 37 a 39, in vista del piano industriale che la municipalizzata dovrà sottoporre ai commissari nominati dal Tribunale dopo la richiesta di concordato preventivo. Non tutti i sindacati hanno però firmato. Usb, Faisa Confail e Orsa, seppur con due convocazioni diverse, hanno indetto uno sciopero. Contrari anche Sulct Roma, Utl e Fast Confsal.

"Atac è stata saccheggiata dalle amministrazioni capitoline e a pagare sono ancora i lavoratori" spiega Michele Frullo, sindacalista Usb. "A due anni di distanza dall'accordo del luglio del 2015, che già aveva chiesto numerosi sacrifici ai lavoratori, Atac è ancora in perdita a testimonianza del fatto che agire sui dipendenti senza una dirigenza attenta non serve a niente. Con i Cinque Stelle si sono già succeduti 3 cambi a vertice: ognuno ha detto la sua ed è fuggito. Il problema è che si spera di aumentare la produttività incrementando il carico di ore ma non si considera lo stato disastrato delle strade su cui passano i bus, l'età avanzata dei mezzi, la percentuale bassissima, pari al 5%, delle corsie preferenziali, i problemi sulle metropolitane" spiega. "In queste condizioni è usurante guidare per 6 ore e 40 minuti senza interruzioni e può diventare pericoloso per la salute degli autisti e per l'incolumità degli utenti. Per aumentare la produttività servono investimenti e un serio piano della mobilità". 

"Aver firmato questo accordo equivale a comprare una macchina senza avere la patente" le parole di Claudio De Francesco, segretario regionale di Faisa Confail. "A Roma si guidavano 37 ore e non 39 perché svolgere questo lavoro nella capitale è più stressante che in altre città: poche corsie preferenziali, strade disastrate, manifestazioni, turisti, vetture vecchie. È un lavoro usurante e questo accordo, peggiorando le condizioni dei lavoratori, aumenterà il numero degli 'inidonei'. Ricordo inoltre che in molti presentano un monte ferie arretrate anche di 80 giorni, cosa che non permette un corretto recupero psicofisico". 

"È un accordo che non condividiamo nel metodo e nel merito" scrivono in una nota congiunta Renzo Coppini, Segretario SULCT Roma e Lazio, Aniello Carpenito, Segretario Regionale Fast Confsal, e Antonio Casadei, Segretario dell’UTL. "Nel metodo perché consideriamo inopportuno che, in una fase e su un argomento così delicati, non si ricerchi il coinvolgimento di tutte la parti sociali; né siamo disponibili a sottoscrivere quanto deciso da altri. Ma soprattutto" concludono "non condividiamo nel merito. Pur comprendendo, come dicevamo, la delicatezza della fase storica, non possiamo tollerare che un accordo travalichi le norme e le leggi".

"Durante le audizioni sul piano industriale abbiamo presentato molte proposte, soprattutto inerenti all'organizzazione dei turni di macchinisti e autisti, che avrebbero salvaguardato la produttività richiesta dall'azienda e le 39 ore richieste dal contratto nazionale ma anche la vita lavorativa dei dipendenti di Atac" le parole di Alessandro Neri, sindacalista di Fast Confsal. "Invece i carichi di lavoro sono stati aumentati inverosimilmente". Spiega Neri: "Avevamo sottoposto degli schemi di turnazione che avrebbero mantenuto le 39 ore richieste rispettando però anche le leggi, come quella che impone all'autista di effettuare una pausa di mezz'ora dopo 6 ore di guida, sia per i turni a nastro sia per quelli normali". Invece, conclude Neri, "non vediamo alcun cambiamento di rotta politica da parte di questa nuova Giunta. Ora chi ha posto quelle firme si assuma le proprie responsabilità al cospetto dei 12 mila dipendenti di questa azienda. Dopo l'accordo del 2015 credevamo di aver toccato il fondo ma con questo nuovo piano industriale hanno firmato l'assurdo".

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