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Aborto, basta obiezioni di coscienza nei consultori: la Regione firma il decreto

Secondo il decreto i medici dei consultori non si possono riufiutare di dare seguito agli atti che precedono l'aborto e nemmeno di prescrivere contraccettivi

Stop all'obiezione di coscienza nei consultori familiari. L'aspetto 'morale' di tale scelta riguarda solo l'atto specifico dell'interruzione di gravidanza ma nessun medico si potrà rifiutare di seguire la donna negli atti che precedono o seguono l'aborto per adempiere alla legge 194 e, soprattutto, rifiutarsi di prescrivere un contraccettivo compresa la pillola del giorno dopo. È quanto previsto in un decreto approvato dalla Regione Lazio, firmato dal presidente Nicola Zingaretti in qualità di commissario per la sanità, che contiene le "Linee di indirizzo regionali per le attività dei Consultori Familiari”.

IL DECRETO – Si legge nel decreto: “Le molteplici tematiche affrontate e la necessità di adempiere a specifici mandati legislativi (Legge n.194/1978) richiedono che il personale dei Consultori familiari sia disposto a fornire all'utente il sostegno necessario per garantire la possibilità di scelte informate e consapevoli”. Continua: “In merito all'esercizio dell'obiezione di coscienza fra i medici ginecologi, che dati recenti pongono a 69,3% in Italia, si ribadisce come questa riguardi l'attività degli operatori impegnati esclusivamente nel trattamento dell'interruzione volontaria di gravidanza”. In base a questo, il personale operante nei consultori “non è coinvolto direttamente nella effettuazione di tale pratica, bensì solo in attività di attestazione dello stato di gravidanza e certificazione attestante la richiesta inoltrata dalla donna di effettuare IVG. Per analogo motivo, il personale operante nel Consultorio è tenuto alla prescrizione di contraccettivi ormonali, sia routinaria che in fase post-coitale, nonché all'applicazione di sistemi contraccettivi meccanici, vedi I.U.D.(lntra Uterine Devices)”.

POLEMICHE – Protesta Olimpia Tarzia presidente del movimento Per Politica etica responsabilità e vicepresidente della commissione Cultura. "E' un provvedimento gravissimo che viola palesemente la legge 194/78, in merito all'esercizio dell'obiezione di coscienza fra i medici ginecologi" scrive in una nota. "Nel decreto, infatti, si stabilisce che il personale obiettore operante nel consultorio familiare, pur non essendo coinvolto materialmente nella pratica dell'aborto, è obbligato comunque a partecipare alla redazione delle certificazioni e delle autorizzazioni che la precedono. Altrettanto inquietante è la parte del decreto in cui si afferma che per analogo motivo, il personale medico obiettore del consultorio è tenuto alla prescrizione di contraccettivi ormonali”. Commenta Tarzia: “Siamo di fronte a un provvedimento che si pone in aperto contrasto con la legge 194/78 'Norme per la tutela sociale della maternita' e sull'interruzione volontaria della gravidanza', che, pur essendo una legge ambigua e, a mio giudizio, profondamente ingiusta sul tema dell'obiezione di coscienza, è molto chiara, laddove all'art.9 stabilisce esplicitamente che 'il personale sanitario non è tenuto a prendere parte alle procedure di cui agli articoli 5 e 7 (dove per l'appunto si disciplina il processo di certificazione e autorizzazione che precede l'aborto stesso) e agli interventi per l'interruzione della gravidanza, qualora sollevi obiezione di coscienza'. Cio' vale, evidentemente, per analogo motivo anche per la prescrizione di sostanze o sistemi meccanici che procurano l'aborto" conclude Tarzia che annuncia che chiederà l'immediata revoca.

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