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Il Campidoglio scommette sulla Tenuta di Castel di Guido: "Un simbolo per le sfide ambientali"

Il rilancio della Tenuta, tra fattorie didattiche e produzioni bio

Due milioni di metriquadrati di terra da preservare e valorizzare. La Tenuta di Castel di Guido rappresenta un immenso patrimonio agricolo e forestale per la Capitale. Ma va rilanciato. La Regione, che nell'ottobre del 2015 lo ha rilevato dal Comune, ha lasciato la porta aperta al contributo delll'amministrazione capitolina. 

La sinergia Regione Comune

Da subito, l'ente governato da Zingaretti, ha riconosciuto l'importanza di un'azione sinergica. “Siamo pronti a passare alla fase progettuale, dove sarà importante condividere idee e obiettivi per evitare un ingiusto degrado e abbandono” aveva annunciato l'assessore regionale Alessandra Sartore nell'autunno del 2015. Ancora più esplicita era stata la consigliera regionale Marta Bonafoni, quando nell'aprile del 2017 aveva affermato che “in questa fase di rilancio, riteniamo che il Comune debba fare la sua parte”.  Nelle intenzioni, il Campidoglio dimostra di essere pronto a raccogliere la sfida.

L'agricoltura sociale

“L’azione di rinnovo è già iniziata questa estate con la firma di un protocollo d’intesa con l’Ente Nazionale del Microcredito per la realizzazione di progetti di agricoltura sociale” ha ricordato l'assessora all'ambiente Pinuccia Monatanari. Questo accordo, è stato siglato per puntare al reinserimento lavorativo di persone svantaggiate, attraverso “fattorie didattiche, agri-nido e agri-ospizi, orti sociali, pet-therapy”. Inoltre, all'interno della tenuta, è stata prevista anche la creazione di “un centro di formazione per Migranti” dove possano imparare la lingua italiana e le migliori pratiche agricole.

Un centro d'eccellenza

Nelle intenzioni del Campidiglio che, fa sapere Raggi, “ha avviato con la Regione un'importante interlocuzione”, c'è quella di cogliere “la grande opportunità ambientale” che il rilancio della tenuta offre.  “Può divenire il simbolo delle più significative sfide ambientali del nostro secolo". Abbandonata la strada dell'allevamento intensivo, si punta su "un modello pubblico di eccellenza di agricoltura biologica e sociale".  Un polo agricolo innovativo, attraverso cui puntare alla "valorizzazione ed alla trasformazione del food Waste con l’utilizzo di sottoprodotti della coltivazione per ottenere bioprodotti con ridotte emissioni di CO2”. La sfida per il rilancio dei 2mila ettari di Castel di Guido, è stata colta.

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