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Bike sharing al capolinea? Un passo indietro e si torna ai privati

Una delibera del 3 agosto scorso stabilisce il ritorno del bike sharing nelle mani dei privati. Settanta posteggi in tutto e rinnovamento del servizio in cambio di 1500 mq di pubblicità. Servirà davvero a migliorare?

Se funziona cambia la vita. Se non funziona aumenta il degrado, e Roma ne è un triste esempio. Nella capitale il bike sharing non decolla, anzi, per qualcuno è un flop totale: pochi i 29 posteggi, mal collegati, spesso vuoti e abbandonati. Il servizio di mobilità sostenibile che mette a disposizione degli utenti biciclette da prelevare e riporre in appositi posteggi, è un vero successo nelle grandi città europee. Senza allontanarsi troppo, basta guardare a Milano che conta 118 stazioni attive e l’ottavo sistema più esteso d’Europa. Il bike sharing ha rivoluzionato la mobilità e gli esempi non mancano. Roma purtroppo non sembra essere tra i modelli virtuosi, anche se, a breve, qualcosa potrebbe cambiare.  

LA NOVITA’ - Di un giro di boa si parla da mesi. L’assessore all’Ambiente di Roma Capitale, Marco Visconti, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione del primo bilancio dell’Agenzia Roma Servizi per la Mobilità, lo annunciò a luglio: “Realizzeremo un bike sharing moderno ed efficiente, che renda più semplice l’accesso al servizio e che aumenti l’offerta e la qualità delle biciclette disponibili». Oggi la possibilità di un cambio di marcia sembra reale. Con la delibera 284 del 3 agosto scorso il Campidoglio ha affidato la gestione del servizio, attualmente in mano all’Agenzia per la Mobilità, a una società esterna. Il passaggio dal pubblico al privato avverrà tramite un bando europeo che prevede il rinnovo delle 29 postazioni di bike sharing esistenti e l’aggiunta di altre 41. In totale si salirà a quota 70 installi, 1000 colonnine e un parco di 850 biciclette. Il tutto in cambio di 1500 mq di cartelloni pubblicitari a disposizione della società entrante. La svolta per le biciclette condivise? Troppo presto per dirlo. Certo, così com’è, il bike sharing romano sembra arrivato al capolinea.

PROBLEMI ATTUALI - Zero su 12 a Largo Arenula, zero su 24 a Largo Argentina, una su 9 in via del Tritone, zero su 10 a piazza Navona, una su 17 a piazza del Popolo. In altre parole: 4 postazioni in pieno centro storico, 72 colonnine e 2 biciclette disponibili. I dati, oltre a poterli verificare recandosi sul posto, sono disponibili sul sito dell’Agenzia per la Mobilità che mette a disposizione una mappa interattiva con i numeri delle biciclette fruibili in ogni postazione. Già, perché il problema principale sembra proprio l’assenza dei mezzi a due ruote che, gira e rigira, non ci sono mai. “E’ il secondo giorno che passo di qui e spero di poter fare l’ultimo tratto fino a lavoro con la bici” ci racconta Angela, romana, 27 anni utente del trasporto pubblico che, a quanto pare, ha incontrato ostacoli non solo per prendere la bici ma anche per riconsegnarla: “Al posto delle colonnine spesso trovo macchine e motorini che invadono lo spazio o tavolini di ristoranti che ne approfittano per allargarsi”. Angela, di fronte all’ennesimo disservizio, ha provato a chiamare l’apposito numero verde ma, alla domanda “perché a Largo Argentina non ci sono biciclette da due giorni”, la risposta è stata “mi spiace signora, cause di forze maggiore”. I potenziali utenti del bike sharing della capitale sfogano la loro rabbia soprattutto in rete. Forum, lettere, blog, social network: sul web la polemica impazza e le critiche rimbalzano da una pagina all’altra.

Postazioni bike sharing nel centro storico


 
DAL  WEB - Sembra che le falle non stiano solo nella gestione e manutenzione del sistema ma anche nella sua progettazione. “Manca la chiave che
fa funzionare tutti i bike sharing: la prima mezz'ora di utilizzo gratuita e le mezz'ore successive con tariffazione a salire. Senza di questo il bike-sharing non è bike-sharing e si trasforma in un volgare noleggio bici”. A parlare è Massimiliano Tonelli del comitato Bikesharing Roma che porta avanti un’ardua battaglia contro il progetto attuale raccogliendo, sulle pagine del suo blog, i più svariati commenti di chi vorrebbe un bike sharing migliore. Ecco come dovrebbe essere: “Almeno 10mila biciclette per 6-700 stazioni. Una a 300 mt dall'altra - ci spiega Tonelli - Integrate con il trasporto pubblico e la stessa tessera metrobus utilizzabile per prendere una bici o entrare sotto la metropolitana”.

E il ritorno alla gestione privata? Sicuramente è un primo passo per uscire dal pantano, anche perché, “rispetto alla situazione attuale non si può che migliorare”. Questo non significa che il nuovo progetto vada bene così: “70 postazioni sono poche” e poi “è assurdo che non ci siano degli step di avanzamento dello schema di bike-sharing. Va bene partire con 70 postazioni, ma bisogna che dopo tre mesi siano 300, che dopo un anno siano 600 o 700. Invece di questo non si parla, rischiando l'ennesimo buco nell'acqua.” Sullo scambio finanziamento-cartelloni pubblicitari, che qualche polemica già l’ha sollevata, Tonelli è chiaro: “La superficie destinata ai cartelloni è ampia rispetto alle altre città - continua Tonelli - ma occorre ricordare che la pubblicità esterna a Roma è da oltre vent'anni lasciata nelle mani dell’abusivismo. Ne consegue che 1500 mq di pubblicità a Roma non valgono nulla perché si tratterà di cartelloni inseriti in contesti di affollamento pubblicitario e costantemente a rischio di essere imbrattati dagli attacchini dei politici, delle discoteche, dei mobilifici”. Ciò con ogni probabilità una simile gestione impedirà “di valorizzare l'apporto che la pubblicità esterna potrebbe dare anche e non solo per il bike-sharing”.

Un servizio, quello delle biciclette in condivisione, che sulla carta ha tutto di positivo. Nella capitale però i fatti parlano chiaro: il bike sharing ha presentato una serie di problemi che hanno impedito di apprezzarne gli effetti benefici sulla mobilità. Effetti che, al traffico romano, non farebbero certo male. Che, con l’arrivo dei privati, si possa davvero sperare in un sistema più efficiente?

 
 

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