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Contratto di fiume, in Regione un ufficio ad hoc: si punta a recuperare il tempo perduto

Realizzato un apposito ufficio di scopo per indirizzare la governance dei fiumi. Avenali: "Nel caso del Tevere si sovrappongono tante competenze, serve una visione unitaria"

"Siamo un fiume in piena". Scherza Cristiana Avenale, neoresponsabile di un ufficio di scopo voluto dal presidente Zingaretti. Dovrà occuparsi dei contratti di fiume e dei comuni con meno di cinquemila abitanti. Una nuova sfida per l'ex presidente di Legambiente Lazio che, nella passata consiliatura, ha rivestito il ruolo di consigliera regionale.

Un ufficio dedicato ai contratti di fiume sembra una novità assoluta. Tra l'altro è solo da pochi anni che si comincia a parlare di questo strumento. A che punto siamo?

C'è un grande gap da colmare. Lombardia e Piemonte hanno iniziato a lavorarci da diversi anni, in Francia invece quest'attenzione per i fiumi e gli specchi idrici in generale esiste da almeno una decade. Nel Lazio c'è una legge regionale che ho promosso quand'ero consigliera, ma è recente e risale solo al 2016.

Partiamo dal definire un contratto di fiume. Cos'è ed a cosa serve?

Intanto è una semplificazone parlare solo di fiume, poichè riguarda anche i laghi, le foci e la costa. Quindi diciamo che comprende vari specchi idrici. A cosa serve? Questi contratti sono uno strumento di governance  e partecipazione per il miglioramento della qualità delle acque. Si parte da questo e si arriva a concertare le iniziative per la messa in sicurezza idraulica, contro il dissesto idrogeologico. Ma si lavora anche sul fronte delle azioni per uno sviluppo socio economico di questi specchi idrici.

Ma quali sono i soggetti che possono stipulare un contratto di fiume?

Il contratto di fiume è una sorta di patto sociale volontario. Lavora sul coinvolgimento ed in tal modo semplifica il dialogo tra i vari soggetti che ne fanno parte. E' aperto alla società civile e quindi ci sono anche associazioni e comitati che possono così confrontarsi con le istituzioni ed anche con i soggetti privati che sono interessati. Parlando del Lazio, pensiamo ad esempio al ruolo che può avere un player come Acea. In generale abbiamo notato che, rispetto a decisioni calate dall'alto, i contratti di fiume sono più utili perchè, puntando sul coinvolgimento, semplificano il dialogo e le iniziative vengono così concertate. 

La Regione e l'ufficio di scopo di cui lei è responsabile che ruolo svolgono?

La delega sui contratti di fiume è rimasta al presidente Zingaretti. Il nostro ruolo è comunque quello di coordinare. Siamo una sorta di cabina di regia con il compito di lavorare ad un efficientamento nella pianificazione delle politiche pubbliche, laddove si sovrappongono in effetti tante competenze e ci sono molte direttive, di livello europeo piuttosto che regionale, cui bisogna attenersi.

A Roma quando si parla di fiumi inevitabilmente si pensa al Tevere. Che lavoro si sta portando avanti per valorizzare questo fiume?

Con i contratti di fiume si cerca di superare due problemi. Il primo, ne abbiamo parlato, riguarda la partecipazione. L'altro è il supermento di quei conflitti generati da tanti livelli di governance. In tal senso il caso del Tevere è emblematico, perchè ha impedito in questi anni di fare interventi importanti e con tante competenze in campo, è anche mancata una visione unitaria sul futuro di questo fiume. Al riguardo lo strumento del contratto di fiume è centrale, e da lì si può partire anche  per arrivare alla creazione di un parco interregionale del Tevere. Ricordiamoci infatti che, nel suo lungo percorso, attraversa  ben cinque regioni. Per garantirne la tutela serve quindi una visione unitaria. Per raggiungerla, occorre partire proprio dai contratti di fiume.

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