VISIONI InQUIETE - Frammenti di un ordinario astrale
CAMERA 79 presenta:
"VISIONI InQUIETE - Frammenti di un ordinario astrale"
Una mostra fotografica di Sonia Colavita
// Vernissage sabato 10 Marzo //
- ore 18:30 -
LA MOSTRA
I progetti presentati all’interno di questa personale fotografica sono cinque, realizzati nell’arco di tre anni dall'artista emergente Sonia Colavita.
"Distortions"
"Equivalents"
"Le Flâneur"
"AbbandonArte"
"Perturbante"
La mostra si sviluppa sui due piani della galleria e sarà visitabile fino al 24 Marzo.
SONIA COLAVITA
Nasce a Roma nel settembre del 1993. Si laurea in “Arti e Scienze dello Spettacolo” presso l’Università La Sapienza di Roma, dove tutt’ora frequenta la specialistica in “Cinema, Teatro, Danza e Arti Digitali”. Riconoscendo nell'apparecchio fotografico lo strumento a lei congeniale per esprimere il Sé e l'Altro da Sé, si avvicina alla fotografia inizialmente come autodidatta. Nel 2016 vince una borsa di studio presso la Scuola Superiore di Fotografia Exusphoto a Roma, canalizzando così la sua vocazione a livello professionale. I suoi progetti si lasciano ispirare da autori come Edgar Allan Poe, Albert Camus, Charles Baudelaire e Fernando Pessoa, dai quali cerca di tradurre in immagini le loro parole. Studia con ammirazione i lavori di Francesca Woodman, André Kertész e Mario Giacomelli. I soggetti delle sue fotografie sono ampi e concettuali: attraversa luoghi grotteschi ed abbandonati per esprimerne il potenziale immaginifico, percorre strade e stazioni per reinterpretare la condizione del viandante contemporaneo, si concentra sull’inanimato per scavalcare la soglia del reale. Queste ricerche si fondano sui sentimenti di decadenza, turbamento, Sehnsucht e saudade, stati d’animo tormentati che descrivono la limpida brutalità dell’esistenza.
"I progetti si ispirano al sentire surrealista: prescindere dalla realtà tangibile fatta di significanti a cui ricondurre un significato descrittivo, per volgere, invece, al puro concetto inconscio a cui essi rimandano. Questo nuovo punto di approdo è l’ordinario astrale, un ossimoro che sposa la concretezza effettiva dei luoghi alla trascendenza della figura umana. Nell’occultismo, infatti, l’astrale è la replica esatta del corpo fisico, ma di materiale più sottile. “Visioni inQuiete” intende mostrare ciò che non si vede. In un mondo fatto di oggetti, restano le evocazioni, e anche l’uomo è ammesso solo come uno strumento in mezzo agli altri, così da rimanere sempre in bilico tra istinto e ragione, corpo e testa, divenendo un elemento in cui riconoscere la propria individualità e giungere all’introspezione. Il denominatore comune di queste ricerche è un topos rivisitato e trasformato: l’inQuietudine, terminologia che ribalta l’accezione negativa traducendosi in una quiete interiore. Dietro l’idea del turbamento, la possibilità di accoglierne anche i tratti più sconfortanti e rileggerli come motivo di arricchimento. Poiché tutto passa e muta ogni volta in qualcos’altro di nuovo, il dramma della limitatezza dei corpi, della paura, dell’abbandono e dell’inevitabile caducità delle cose, non può essere esorcizzato e diventa il fondamento per poter meglio apprezzare la grandiosa complessità dell’essere umano."