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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Teatro Appio Latino / Via Camilla, 44

'Il Buco': lo spettacolo teatrale in memoria di Luca Alessandri

L'intervista a Paolo Alessandri che dedica al fratello scomparso nel nulla il 7 dicembre 2011 'Il Buco', un emozionante viaggio sul valore e sulla tragicità dell'esistenza in scena tutti i lunedì di gennaio al Teatro Furio Camillo

"Io non volevo nascere infatti sono nato a dieci mesi". Esordisce così Paolo Alessandri ne 'Il Buco', il nuovo spettacolo teatrale diretto da Pierluigi Bevilacqua, già direttore artistico della Piccola Compagnia Impertinente. "Un thiller speculativo" incentrato sulla tragicità dell'esistenza. L'obiettivo è quello di mettere in crisi i valori dello spettatore in un emozionante viaggio al limite del nichilismo che porterà l'attore/autore del dramma ad interrogarsi sulla sua "assurda condizione". Lo spettacolo, in scena al Teatro Furio Camillo dal 6 gennaio per tutti i lunedì del mese, è dedicato alla memoria di Luca Alessandri, fratello di Paolo, scomparso nel nulla il 7 dicembre 2011.

Paolo da cosa nasce l'idea di uno spettacolo così controverso?

"L'idea del progetto nasce da un fatto realmente accaduto, ossia il ritardo della mia nascita. Mia madre mi ha sempre raccontato di essere nato a dieci mesi, a causa di un errore del medico che all'epoca sbagliò il conto delle settimane. Ebbene, questa storia mi ha sempre affascinato. Nello spettacolo si affronta il mistero della vita, e in particolare del modo in cui veniamo al mondo. Chi può davvero decidere se siamo pronti per affrontare la vita?"

Quanto c'è di suo in questo spettacolo?

"Tanto. Lo spettacolo è dedicato a mio fratello Luca, scomparso nel nulla più di due anni fa. Quest'esperienza mi ha toccato profondamente. 'Il Buco' è un dramma forte, volutamente esistenziale, che pone allo spettatore molteplici interrogativi. Protagonista è un quasi-uomo, nonché un feto adulto di 40 anni che consapevole della sua condizione impugna il paradosso dell'Esistenza nel lucido tentativo di ricongiungersi con il buco originario, ossia l'Utero. Quell'antro caldo, morbido e accogliente dal quale ognuno di noi viene strappato contro la sua volontà. E' la storia sui nostri primi momenti di vita e di quanto questi condizionino per sempre la nostra esistenza".

Cos'è di preciso il buco di cui lei parla?

"Il buco può avere tanti significati, a seconda di come lo si concepisce. Può essere un vuoto da cui fuggire o in cui talvolta si cade per errore, oppure un nido, un rifugio in cui allontanarsi dai clamori e dalle ambizioni mondane. Alcuni possono anche interderlo come il buco somatico, cioè quel buco allo stomaco che non riusciamo a riempire".

Lei, che è poi il protagonista del dramma, si definisce un "antieroe". Perché?

"Per tradizione l'antieroe è quel personaggio di un racconto che, seppur portatore di tratti negativi, non è mai relamente visto agli occhi del pubblico come un malvagio poiché si oppone al bene per altre ragioni, mascherando una personalità originariamente positiva. Il mio personaggio è l'antieroe per eccellenza che si interroga sulle questioni che stanno alla base dell'esistenza umana non per scopi malvagi ma puramente speculativi".

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