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Teatro

Il ruolo dalle Commedia raccontato da Roberto D'Alessandro

Calabrese di nascita ma romano di adozione, il comico Roberto D’ Alessandro racconta il suo teatro.

La strada della commedia come espressione di se stesso. Presente nel panorama teatrale dal 1993, uscito dalla scuola-laboratorio diretta da Gigi Proietti, Roberto D’ Alessandro non è uno di quegli attori che cavalca continuamente l’onda del successo, ma si può considerare più un artigiano del teatro. Le sue esperienze, il suo percorso artistico e il suo modo di esprimersi viaggiano sullo stesso filo;  ovvero rendere partecipe il pubblico di quello che si vive attraverso la commedia. Attualmente impegnato in diverse commedie, ha raccontato a RomaToday quanto importante sia il valore della passione per poter realizzare i propri lavori. Una passione confermata dal fatto che si vedono in teatro spettacoli dell’ attore calabrese che per diversi anni sono rimasti  alla ribalta, perché capaci di trattare tematiche attuali. Un esempio è lo spettacolo “Terroni”, che quest’anno compie 10 anni di messa in scena.

Una vita artistica all’insegna della commedia, c'è un motivo ben preciso se è rimasto quasi sempre fedele a questo genere?

Diciamo che un po’ come formazione provengo da questo tipo di contesto. Dopo essermi diplomato alla scuola di scenografia di Palmi nel 1991, mi sono trasferito a nella città dove vivo attualmente, Roma. Qui cominciai a frequentare il Laboratorio di Esercitazioni sceniche diretto da Gigi Proietti, dove mi diplomai nel 1993. Nel 1995 con altri colleghi fondammo un gruppo cabarettistico chiamato i “Picari”. Da qui è partita ufficialmente la mia carriera dove ho sempre sentito l’esigenza di comunicare i miei testi o le mie interpretazioni attraverso la commedia, capace di cogliere tutte le possibili sfumature di situazioni esistenziali che le persone vivono

Durante la tua attività di attore c’è stato uno spettacolo che particolarmente ti ha contraddistinto, “Terroni”, perché è così importante per lei?

“Oltre ad essere lo spettacolo che più di altri ho portato in scena, credo rappresenti, ma come anche in altri spettacoli che ho fatto, la verità. La differenza è che in questo spettacolo riesco a raccontare una verità non solamente storica o che riguarda le vicende dell’ uomo, ma che addirittura risale alle mie radici. Il racconto che le truppe piemontesi scrissero sulla pelle degli abitanti del Sud d’Italia di cui ancora oggi possiamo vederne gli effetti, è affidata a chi, ci racconta quello che veramente accadde nell’800 affinché gli abitanti dell’Italia del Sud diventassero . Il teatro anche a questo serve e ne abbiamo visti molti esempi. Scelgo la commedia perché c’è una possibilità di raccontare quello che viene non detto esplicitamente o no si riesce a dire. La commedia riesce a farlo anche attraverso altri aspetti del racconto, forse meno diretti per linguaggio che assume, ma più crudi per quello che esprime, così da far arrivare comunque il messaggio che s’intende alle persone”

Quali sono gli altri suoi spettacoli che rappresentano il suo modo di fare teatro?

“Sicuramente anche facendo un riferimento al contesto in cui si sono sviluppati, non posso non pensare a  o con  , spettacoli belli e toccanti che illuminano anche in questo caso ciò che solitamente viene taciuto, dai tempi dell’Impero Romano alle barbarie che compirono le truppe d’assalto in Ciociaria per superare la linea Gustav tedesca durante la seconda guerra mondiale. Un grido disperato, potente e indignato, contro la negazione della verità in nome di una nazione male unita perché a due velocità. E’ anche in questa funzione drammaturgica che riesco a cogliere la libertà che la commedia può assumere, riuscendo a farsi portatrice di un messaggio che possiamo anche chiamarlo alternativo, perché capace di farti riflettere su tutte le dinamiche sociali che troppo spesso fanno del concetto di accettazione un motivo per andare avanti nella vita”

Ritornando allo spettacolo “Terroni”, secondo lei quali sono i motivi che dopo dieci anni lo rendono ancora molto diverso?

“Lo spettacolo si ispira al libro scritto da Pino Aprile e come fa il libro, la messa in scena attraverso il linguaggio della commedia intende spiegare e rivendicare tutte le questioni meridionaliste. Ovvero tutti i motivi nati dall’ unificazione dell’Italia che hanno spinto il nord verso una sorta di colonizzazione di potere nei confronti del sud, volendo volutamente creare un classismo che è diventato non solo un fattore culturale ma anche un’identità per questo paese che in nessun modo rende giustizia alle regioni meridionali. Attraverso la commedia racconto temi del tutto attuali e dove la gente si sente tutt’ora coinvolta, le repressioni selvagge che ci furono, lo sfruttamento economico, il tema dell’immigrazione, le accuse di una mentalità similmafiosa che riguarderebbe prettamente il sud, sono tutti passaggi che riguardano un racconto ancora attuale

Da quello che ci racconta e per il modo in cui parla degli spettacoli sembra avvertirsi che oltre all’importanza che l’attore offre allo spettacolo, abbia un importante rilievo per lei anche l’aspetto drammaturgico. In questo caso quindi, l’autore e l’attore viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda?

“Nel mio caso quello che comunica l’attore è strettamente connesso a quello che crea l’autore. Fa parte del mio modo di lavorare quello di basarmi su una forma autentica di ciò che voglio esprimere e per questo motivo quello che scrivo o che dico è coerente con il modo in cui lo esprimo. Vedo in questo binomio autore-attore un modo per poter soddisfare la mia esigenza lavorativa. Anche la comunicazione o l’interazione con gli aspetti scenografici per me è molto importante, contribuisce a rendere non solo più corposo, ma anche con più sfumature, il linguaggio che utilizzo in teatro per comunicare con il pubblico”

Sono davvero tanti gli spettacoli e i lavori non solo teatrali di cui è stato protagonista e che hanno avuto un bel riverbero tra il pubblico. Quel’ è l’ultimo lavoro teatrale in cui sei coinvolto?

“Oltre a riproporre , andremo in scena anche con altri cavalli di battaglia, come  e  , spettacoli che attraverso la commedia permettono una riflessione sulle tematiche sociali che riguardano la vita di tutti i giorni. Attualmente sono in scena con una commedia che si chiama  , ispirata al film di Rodolfo Sonego, che nel 1963 fu interpretato da Alberto Sordi e Monica Vitti. Per questo spettacolo la regia invece è affidata a Renato Giordano e i protagonisti sono Corrado Tedeschi e Debora Caprioglio. In questa commedia vesto i panni dell’ amico del protagonista, che fa del supporto che offre al protagonista un momento di riflessione sulla realtà. Attraverso un ruolo da caratterista che interpreto si riescono a cogliere gli aspetti paradossali della vita, in questo caso anche di coppia. La vicenda è grottesca ma potenzialmente reale. Giovanni e Raffaella formano una coppia affiatata e rodata da dieci anni di matrimonio; la relazione va però in crisi allorché Raffaella si innamora di un altro. Confidando sulla comprensione del marito, che si vanta da sempre per il suo essere moderno, aperto e razionale, chiede il suo aiuto. Ovviamente quello che dovrebbe essere un atteggiamento o un modo di pensare progressista, metafora dell’orbita sociale borghese, rivela la fragilità dovuta ai pregiudizi sui quali si fonda la società. Uno spettacolo attuale e che permette di divertirsi; fino al 20 di ottobre è in scena tutte le sere al Teatro Manzoni”

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