Presentazione/concerto per il libro "Grazie, professore"
L'autore ne discute con Marta De Santis-Bissattini, alternando discorsi e musica dal vivo con Giorgio Mormino (chitarra e voce).
Napoli, quasi giugno.
Un professore annoiato della vita e del sistema, viene nominato commissario d’esame in una casa circondariale: il carcere.
Nel breve corso di poche ore, pochi incontri, tre persone – tre carcerati di origini e vite diverse – riescono a risvegliare in lui emozioni e sentimenti dimenticati.
Due concetti di fondo sostengono il racconto, che è anche un esame disincantato di luoghi e abitudini: l’inconscio sociale (Sandro Gindro, psicoanalista) e la casualità degli eventi (Antonio Pizzuto, romanziere);
dei due studiosi, cui va il tributo, non molti sanno.
"È un testo-confessione dove c’è pochissimo spazio per la farsa e molta sincerità.
Il microcosmo scuola si articola in piccoli poteri e miserabili rivincite, il Ministero è un’entità marziana, non rimane che scegliere come giocare la partita a scacchi, ovvero scegliere la strategia per non morire e per non venire fagocitati. Il professore si pone come calamita emozionale...
Questo tipo di narrazione non è una storia condividisile e diventa una confessione dove si autoassolve il confessato...
L’inconscio sociale diventa un pantano dove prima si capisce dove porta il vortice della melma e prima si sopravvive...
Carcere-commissione-scuola. Siamo costretti più fuori che dentro: frase sibillina. La vita è lasciata troppo ai margini, sembra un fondale di cartone...
Anche se fosse stato pieno inverno, l’atmosfera è soffocante, sentiamo il sole che ci opprime, troppa luce, troppa verità, troppa conoscenza...
Questo libro vuole nel senso che è volitivo. Vuole dire una verità in mezzo alle illusioni, come Goffman, vuole dire che è bello scegliere una maschera e un palcoscenico, e che noi per fortuna siamo sempre liberi di farlo..."
(dalla presentazione di Anna Maria Milone)