Pinocchio al Teatro India: sul palco 12 giovani attori con e senza disabilità
Nel famoso libro di Carlo Collodi c’è una componente che interessa da vicino i 12 giovani attori con e senza disabilità del Laboratorio Teatrale Integrato Piero Gabrielli, e cioè che Pinocchio è un vero “diverso”. Un Pinocchio cosciente della propria diversità e che cerca di diventare uguale agli altri, in scena dal 29 marzo al 7 aprile al Teatro India.
Un diverso al cubo, un diverso che non si tira mai indietro nelle sfide che la vita gli propone. Ad esempio quando va a scuola e reagisce risolutamente alle prese in giro dei compagni, o quando affronta l’umiliazione di essere messo in catene per sostituire il cane da guardia Melampo, o quella di essere esibito in un circo sotto le sembianze di un asino.
Ecco cominciata l’avventura di questo Pinocchio fedele alla tradizione e al testo di Collodi, ma raccontato con la vitalità, l’allegria e l’ironia dei 12 giovani attori con e senza disabilità. «Uno spettacolo che speriamo possa dire qualcosa ai ragazzi che magari si sentono “diversi” per condizione sociale, forma fisica, solitudine – commenta il regista Roberto Gandini – un Pinocchio che possa dire ancora tanto a quei ragazzi che non trovano il coraggio di reagire alle ostilità della vita o che per timore non riescono a chiedere aiuto a chi gli sta accanto. Ed è con loro che condivideremo la più bella fiaba italiana mai scritta».
Trarne un lavoro teatrale è un’operazione tutt’altro che semplice viste le innumerevoli versioni cinematografiche e televisive (quella di Walt Dysney, Comencini, Carmelo Bene, Benigni, “Pinocchio il Grande Musical” con le musiche dei Pooh, ed altre ancora), ma in questo caso Roberto Gandini mette in scena un Pinocchio cosciente della propria “diversità”, un bambino raccontato attraverso difetti e pregi, che compie buone e cattive azioni, che si fa detestare e amare. Sulla scena prendono vita le peripezie del burattino, dagli accadimenti drammatici (Pinocchio impiccato, la Fata Turchina che appare come fosse una bambina morta) a quelli comici e ironici (Pinocchio in prigione perché innocente, Pinocchio che dice le bugie), fino al lieto fine che dà senso “a quel nascere” da un ciocco di legno e “a quel sentirsi” diverso da tutti.
Questo desiderio, quello di voler essere come gli altri, «gli adulti non lo ricordano più, mentre i bambini, disabili o no, lo riconoscono. E infatti, al Laboratorio Teatrale Integrato Piero Gabrielli pensavamo da tanto tempo di mettere in scena “Le avventure di Pinocchio” ma più ci pensavamo, più ci si complicava l’approccio – continua Roberto Gandini – Quale lettura dare del capolavoro collodiano? Esiste un mare infinito di saggi “pinocchieschi” in cui si sovrappongono interpretazioni psicanalitiche, formaliste, politiche, cristologiche e altro. Da che parte cominciare? Abbiamo scelto quella più diretta. Abbiamo incominciato dal libro, dal gusto di leggerlo, insieme, ad alta voce. Possiamo dire che ci sentiamo enormemente coinvolti e che la nostra versione sarà molto differente da quella di Walt Disney».