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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Il Martirio di San Lorenzo non è di Caravaggio

Secondo alcuni la mano del dipinto potrebbe essere quella di un seguace del maestro lombardo. Secondo alcuni l'autore è Minniti, artista siciliano. Ma le ipotesi sono molteplici

Tra lo stupore misto a delusione dei gesuiti, ora si può dire con certezza: il Martirio di San Lorenzo non è di Caravaggio. Dopo il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci, che ha negato ieri dalle pagine dell'Osservatore Romano una possibile attribuzione, anche altri autorevoli esperti, convocati oggi a Roma dalla soprintendente del Polo museale Rossella Vodret, non hanno dubbi e si uniscono alla smentita.

La tela ritrovata, concordano, potrebbe essere al massimo un'opera di un caravaggesco, ovvero di un pittore seguace del maestro lombardo, quasi certamente meridionale, di area campana o forse ancora più a sud, verso la Sicilia e Malta. Caravaggio quindi non ha neanche lontanamente toccato quel dipinto. Di più potranno dire le indagini diagnostiche, annunciate per settembre dalla soprintendenza. Di fronte a questo notizia, il direttore della Chiesa del Gesù, padre Daniele Libanori, rivela che i suoi seguaci "sono stati sorpresi e spaesati" dalla decisione dell'Osservatore Romano di pubblicare in prima pagina nel giorno dell'anniversario della morte di Caravaggio, e con un titolo strillato, l'articolo della studiosa Salvucci Insolera, che con ogni prudenza ne proponeva l'attribuzione prestigiosa.

"Tutto questo interesse che poi ne è derivato ci ha stupito e ci è sembrato improprio", commenta, "anche per questo abbiamo poi voluto consultare sempre la soprintendenza e abbiamo deciso di esporlo agli studiosi". Tra questi, il toscano Gianni Papi, che è il curatore della grande mostra in corso a Firenze sui Caravaggeschi, rivela alcuni nomi ai quali potrebbe essere attribuito Il martirio; tra questi, emerge Michele Cassarino e di Marco Minniti: "potrebbe trattarsi di un quadro realizzato tra la Sicilia e Malta", dice. Un'ipotesi che convince la soprintendente Vodret, per la quale si tratta comunque di un quadro "molto interessante" con alcune "parti di grande qualità", come l'idea di ritrarre il santo prono sulla graticola, e "cadute importanti". Per la soprintendente potrebbe avere un senso l'attribuzione al siciliano Minniti, amico del Caravaggio, e la tela potrebbe risalire al secondo decennio del Seicento, quando il genio lombardo era morto da poco. Non crede ad una attribuzione a Minniti, invece, Sybille Ebert Schifferer, che pensa piuttosto ad un pittore della cerchia meridionale tra Napoli e la Calabria. Pensa a "certi aspetti della pittura maltese" Marco Bona Castellotti. Delle indagini diagnostiche si occuperà Beatrice De Ruggeri, anche lei convinta che la tela non sia di Caravaggio. Gli esami, che costeranno tra i 2.500 ed i 3.000 euro, richiederanno, spiega, qualche settimana di lavoro. Ancora da indagare anche la provenienza del quadro, che è di proprietà dei gesuiti. L'ultima collocazione nota, precisa padre Libanori, è del 1927. "Era molto sporco e scuro - dice - abbiamo pensato di restaurarlo in omaggio ai 400 anni dalla morte di Caravaggio". Nessun particolare stupore per il ritrovamento: "Nelle nostre case - aggiunge accanto a lui un altro gesuita - ci sono stati e ci sono tesori che nemmeno noi conosciamo, solo negli ultimi tempi ci siamo impegnati in un inventario".

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