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Giovedì, 25 Aprile 2024
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La barbarie di Fabio Capoccia: "Con Le mie opere racconto l’abbruttimento dell’animo umano"

Il pittore toscano sarà all'Ex Cartiera Latina- Sala Nagasawa da venerdì 5 dicembre a domenica 7 dicembre per promuovere la sua nuova serie di opere riguardanti l'arte compositivo-figurativa. RomaToday ha realizzato un'intervista per provare a capire meglio l'arte di questo giovane artista

Dopo “Lost brutality in color” ritorna sulla scena artistica romana l’artista Fabio Capoccia con “Barbarie”. Il pittore toscano sarà all’Ex Cartiera Latina- Sala Nagasawa da venerdì 5 dicembre a domenica 7 dicembre per promuovere la sua nuova serie di opere riguardanti l’arte compositivo-figurativa. RomaToday ha realizzato un'intervista per provare a capire meglio l'arte di questo giovane artista.

Fabio da cosa nasce la tua passione per l’arte e in quale specifico momento questa passione ha preso vita?

La passione per l’arte non ha un inizio né una fine, come tutte le passioni del resto. E’ una cosa innata a mio avviso nell’anima di persona. Certo le esperienze aiutano, come dato oggettivo, a implementare la propria cultura e a sviluppare il proprio io artistico. Più che una passione però io la definirei proprio una necessità, ciò che io metto in atto è ciò di cui ho più bisogno.

C’è un artista, una stella polare che hai seguito e che ha ispirato il tuo percorso?

Rispondere alla tua domanda non è assolutamente facile. La mia arte è un crogiolo di opere e di autori che io ho amato fin dalla giovinezza. Può risentire, soprattutto per indole, dell’espressionismo di fine ‘800, di maestri come Paul Gauguin e di movimenti particolari come il “Die Brücke”, altro nome usato per identificare l’espressionismo austro-tedesco. Specialmente le prime opere hanno subito l’influsso della spigolosità, chiamiamole così, di questo esempio e dell’esotismo cromatico del pittore francese.  Molti dicono, a proposito dei miei pannelli polittici, che io mi sia rifatto al Picasso di Guernica. Io in realtà non ho mai pensato a Picasso perché ogni artista e creatore ha i suoi parametri e il suo credo e in questo senso mi sento più vicino a Gauguin che al pittore spagnolo.

A proposito del tuo credo artistico: quale messaggio, nel mondo odierno, la tua opera cerca di trasmettere?  

Questa è una domanda che mi pongo anche io ogni giorno. Può essere ancora l’arte veicolo di messaggi che abbiano al loro interno una profondità e un’etica ben precisa? A questo quesito ho cercato di rispondere con i sei pannelli polittici che faranno parte della mostra. Essi hanno, con le dovute accortezze, un intento didattico e sono rivolti specialmente ai più giovani. Tutti, da quello sulla guerra siriana a quello sul naufragio di Lampedusa per passare a quello sulla protesta degli immigrati davanti al cie di Ponte Galeria, nascono per una necessità didattica di illustrare una determinata storia, un determinato avvenimento. Il tutto viene filtrato dalla matrice favolistico-grottesca che mi appartiene e mi fa creare in modo che questi eventi risultino sempre narrabili perché collocati in una sfera a-temporale.

La barbarie di Fabio Capoccia

Quindi queste “Barbarie” a cui tu ti riferisci sono questi episodi che hai ritratto nei tuoi pannelli?

In realtà la barbarie a cui faccio riferimento è di tipo antropologico, l’abbruttimento dell’animo umano a livello culturale e sociale. Nei pannelli che saranno in mostra, smembrati nella loro policromia,  si vedrà in maniera intuitiva questa evoluzione dell’animo umano di cui parlo attraverso le mie creazioni. Ho volutamente rilasciato una parte di me stesso in questi pannelli proprio per renderli credibili agli occhi dello spettatore. Non ci sono mediazioni, c’è solo la barbarie nell’atto medesimo in cui l’ho voluta ritrarre.

Dove e quando potremo ammirare allora la realtà e la brutalità che si cela dietro le sue creazioni?

All’Ex Cartiera Latina-Sala Nagasawa in via Appia Antica 42 da venerdì 5 dicembre, giorno dell’inaugurazione, alle 17 e 30. Proseguirà poi nei successivi due giorni dalle ore 10 alle ore 20. Ogni giorno poi, dalle 17, incontrerò gli spettatori della mostra e risponderò alle loro domande e alle loro curiosità, accompagnando il tutto con un piccolo aperitivo. Vi aspetto.

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