Born Invisibile e Refugee Hotel, la vita di donne senza voce e rifugiati raccontata in due reportage
Il Museo di Roma in Trastevere ospita fino al 28 settembre due reportage fotografici che puntano l’obiettivo, seppure con intenzioni e linguaggi artistici differenti, sulla sofferenza del vivere.
La prima mostra espone le immagini scattate dalla fotografa canadese Sheila McKinnon per il progetto “Born Invisible”: un modo per dare visibilità ai milioni di bambine, ragazze e donne la cui voce non viene ascoltata e i cui destini sono decisi senza il loro consenso.
Ogni immagine, per effetto della tecnica artistica utilizzata dalla fotografa, può essere trasformata e diventare rappresentazione significativa di migliaia di vite. Il colore è seducente, cattura l’attenzione verso la figura centrale dell’immagine e produce la “comprensione emotiva” dell’elemento fondamentale, e cioè i diritti negati, il ruolo delle donne, la sessualità, la parità di genere.
La mostra comprende una selezione di cinquanta fotografie - raccolte in un libro/catalogo edito da Gangemi con testi di Maria Giovanna Musso e Victoria Ericks - e un video di presentazione del progetto ed è curata da Victoria Ericks, ambasciatrice in Italia per la onlus Women for Women International.
Sheila Mckinnon è nata in Canada e vive da molti anni in Italia. Ha lavorato come fotografa e giornalista in Africa, Asia, Europa e in Medio Oriente per varie testate europee e nord americane. Ha collaborato con varie organizzazioni umanitarie, come l’unicef, la Fao, Unfpa, Idlo, Comunità di Sant’Egidio, Africare, Aidos ed altri.
Racconta, invece, dei rifugiati appena sbarcati negli Stati Uniti, il reportage del fotografo Gabriele Stabile “Refugee Hotel”, e della loro prima notte americana in un motel sulla strada dell’aeroporto. Un lavoro durato sei anni, in collaborazione con l'Organizzazione Internazionale delle Migrazioni e altri gruppi umanitari, seguendo le vicende di rifugiati cubani, africani, asiatici e mediorientali, dal momento in cui entravano in America e lungo il complesso e doloroso processo di reinserimento, in diversi Stati dell’unione.