"Floating on empty"
Mostra personale fotografica di Andrea Rodolico. 1998 / 2008 - Dieci anni di graffiti a Roma
Curata da Livia Fabiani
La città di Roma è sempre stata caotica, sovraffollata ed in continuo movimento. Alla fine degli anni ’90 i vagoni delle linee metro B ed Ostia Lido sono sempre più carichi di scritte, segni e lettere, riflesso di quella confusione e disordine metropolitani, vissuti giorno dopo giorno, non solo dagli stessi writer, ma da tutti gli abitanti della Capitale.
Il cittadino considera i writers degli emarginati, le autorità li ritengono dei vandali, gli outsider non capiscono il motivo per cui dipingono. Così il gesto spontaneo della scrittura viene stravolto e giudicato un affronto allo spazio collettivo, un mero attacco alla cosa pubblica, da denunciare, vietare e perseguitare.
Ma l’anima di chi disegna brucia e non si ferma, treno dopo treno, vagone dopo vagone le crew NSA, ZTK e TRV, ricoprono ogni spazio libero, lasciando dietro di loro le scintille ancora ardenti del proprio passaggio.
La mostra, curata da Livia Fabiani, si intitola FLOATING ON EMPTY – Fluttuando nel vuoto, esprime l’esistenza di un vuoto personale, riempito da centinaia di scritte, saturato dalla vernice spray, un vuoto generato dalla noia e dal peso di una società che va avanti seguendo la corrente e che rifiuta una cultura che corre nel senso opposto, che rompe gli schemi e che, con il graffito, ha trovato l’antidoto capace di contrastare la routine quotidiana. Routine che sfocia irrimediabilmente nell’horror vacui.
Le immagini esposte in mostra sono una selezione dei lavori appartenenti all’artista Andrea Rodolico, che nella decade 1998-2008, ha documentato le actions di quella che può definirsi la seconda generazione di writers, diventati poi un punto di riferimento per i più giovani, sia nel campo artistico che musicale.
Guardando gli scatti di Andrea Rodolico emerge la spontaneità e l’impeto al tempo stesso creatore e distruttore degli animi di chi scriveva; personalità che impongono la propria presenza e comunicano l’essere parte di una controcultura fatta di codici, linguaggi e pseudonimi, una cultura che appartiene alla strada, alla vita. Ogni lettera, ogni pezzo, ogni tag impressi sulla superficie di un vagone hanno avuto la forza di cambiare lo scenario quotidiano e rimangono, per sempre vivi in queste fotografie.
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