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L'Osteria Fratelli Mori punta sulla romanità e sulla poesia dei poeti der Trullo

Un nuovo nome e un nuovo logo rappresentano il locale che rafforza così l’identità familiare e il percorso ristorativo, sviluppato negli anni, legato alla cucina romana

Un tempo si chiamava Novecento, oggi si chiama Osteria Fratelli Mori. Il locale di via dei Conciatori, ubicato a pochi passi dalla Piramide Cestia, cambia nome e si presenta al pubblico con un brand rinnovato in cui viene messa in evidenza  la proprietà familiare e la precisa connotazione dell’attività ristorativa: l’Osteria per l’appunto.

"Il cambio del nome è la fine di un percorso che abbiamo intrapreso quindici anni fa. Abbiamo iniziato in sordina, non avevamo un’identità precisa ma nel tempo abbiamo acquisito esperienza e consapevolezza. Questo posto rappresenta appieno me e mio fratello Francesco, e così abbiamo deciso di chiamarlo Osteria Fratelli Mori anche in omaggio a nostro padre che non c’è più da qualche anno" racconta Alessandro, il primogenito della famiglia Mori.

Famiglia Mori da sin- Alessandro Mori - Mamma Giuliana - Francesco Mori-2

La storia della famiglia

Il ristorante, aperto nel 2004, nasce dalla passione della famiglia Mori, in particolare di papà Ambrogio, per la cucina; lui era solito cucinare per tutti i familiari durante i pranzi domenicali, le ricorrenze e le festività. Giunto all’età del pensionamento, il capofamiglia Mori decide di realizzare il suo sogno nel cassetto e così, supportato dalla moglie Giuliana e dai figli Alessandro e Francesco, acquista il locale in via dei Conciatori, 10. Già da subito emerge la predilezione per la cucina tipica romana. 

Gli osti contemporanei 

Con il passare degli anni l’attività della famiglia Mori si consolida e si indirizza sempre di più verso un modello di ristorazione in cui il cibo e l’appartenenza al territorio romano, sono importanti tanto quanto la socializzazione e la familiarità. L’Osteria - 400 mq per 120 posti a sedere - prende forma e con essa la figura professionale di Alessandro e Francesco.

"La troppa formalità non mi piace, preferisco far sentire il cliente a suo agio. Ormai con alcuni di loro abbiamo un rapporto quasi familiare. Tanta gente viene qui per me e mio fratello", precisa Francesco. Alessandro e Francesco Mori, i due ‘Osti Contemporanei’ decidono quali  piatti inserire nel menu, scelgono le materie prime, definiscono la carta dei vini e  sono sempre pronti a guidare e consigliare i clienti per farli sentire a casa.

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I poeti der Trullo

I fratelli Mori, amanti della letteratura e della poesia romanesca, hanno deciso di dare al locale una chiara impronta che evidenziasse la loro filosofia. Nasce così l’incontro con i Poeti Der Trullo, un giovane e celebre gruppo romano di street poets, che raccontano nei loro versi metroromantici la realtà di tutti i giorni. Per loro la poesia è “un’interpretazione del Romanticismo calata nei contesti urbani in cui sono cresciuti: la città, la metropoli, il quartiere, il sobborgo, la periferia di Roma”. I Poeti Der Trullo hanno  ideato, scritto e dipinto sulle pareti bianche dell’Osteria Fratelli Mori, poesie perlopiù inedite che ne raccontano in chiave ‘MetroRomantica’ l’atmosfera e l’approccio culinario, perché in fondo:

“so’ piatti e tradizioni der popolo romano

Ricordi tramandati e passati mano in mano

Perché se stamo ‘nsieme, tavola imbandita,

L’affronteremo mejo le sfide de la vita”

La cucina romana dei Mori 

I giovani osti portano avanti la cucina romana, ancorata ai ricordi di famiglia, con qualche piccola deviazione. Sia nei primi che nei secondi, spicca la passione per la tradizione e una grande attenzione all’utilizzo della materia prima, proveniente perlopiù dal Mercato di Testaccio e dai fornitori di fiducia come Dol e Guffanti per i formaggi, il Pastificio Gatti, per la pasta fresca, Giraldo per il baccalà e Gustarosso per i pomodori.

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Si parte con gli antipasti, tra i più apprezzati ci sono i Fritti, il Baccalà mantecato e il Fiore di zucca; si prosegue con i primi piatti, Cacio e Pepe, Rigatoni all’Amatriciana, Spaghettoni alla Carbonara e Fettuccine con  guanciale, carciofi e pecorino.

Tra i secondi sono ormai famose le Polpette di bollito, la Guancia di maialino al vino rosso e scalogno cotta a bassa temperatura, la Tagliata di agnello e lo Spezzatino di cinghiale accompagnato dai contorni classici come le Puntarelle o i Carciofi alla romana o alla giudia.

Chiudono il menù i dolci: a papà Mori il merito della Ricotta di Ambrogio fatta con ricotta di bufala, scorza di arancia candita e pistacchio caramellato, a mamma Giuliana va il plauso per le sue squisite e Torte e Crostate fatte in casa, in particolare per quella di Ricotta e visciole.

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