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Sabato, 20 Aprile 2024
De Magna e beve

Mercato Mediterraneo, i piccoli produttori di Roma e Lazio si raccontano, tra fatiche e voglia di non mollare

Abbiamo fatto un giro tra gli stand di Mercato Mediterraneo e raccolto le storie di chi, ogni giorno, combatte per tenere viva la sua produzione e, con essa, la sua storia

Mercato Mediterraneo, la fiera dedicata a cibi/culture/mescolanze del Mediterraneo è giunta al termine lunedì 26 novembre e ha coinvolto numerosi piccoli produttori di Roma, del Lazio e anche di altre regioni d’Italia. Dall’olio al miele, dai formaggi alla pasta, fino a caffè, bevande e liquori: tra gli stand della manifestazione alla Fiera di Roma abbiamo respirato il Mediterraneo e l’Italia in tutti i suoi sapori e odori.

Affascinati da tanta bellezza (e bontà) ci siamo fermati a parlare con produttori del nostro territorio, il Lazio, e abbiamo scoperto storie, avventure, battaglie vere e proprie che vivono quotidianamente.

L’azienda di Accumoli che riparte dal terremoto

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Giuseppe Faraglia della Fattoria Biologica San Pancrazio

Giuseppe Faraglia è il proprietario della Fattoria Biologica San Pancrazio, che ha la sua sede ad Accumoli (Rieti), epicentro del terremoto del 2016. Produce miele, ha alberi da frutta e, da pochissimo, produce anche un pregiato zafferano. Il terremoto gli ha giocato un brutto scherzo, distruggendogli due case, il magazzino, il laboratorio. Ma lui si è rimboccato le maniche e ha ricominciato da zero. Ha dovuto ricomprare le arnie, le api e nella primavera del 2018 ha voluto dare una scossa alla sua azienda, piantando lo zafferano che già gli sta dando grandi soddisfazioni: “Il primo zafferano raccolto è stato consegnato ad un noto ristorante di Roma, una bellissima rivincita. Bisogna credere sempre in ciò che si fa e i risultati poi arrivano, io non ho intenzione di arrendermi”. 

Il nipote di Pietro Neri (del famoso Chinotto)

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Simone Neri di Chinottissimo

Tra i piccoli produttori territoriali, a Mercato Mediterraneo, c’era anche Simone Neri, nipote di Pietro (creatore del famosissimo chinotto), che, da qualche anno a questa parte ha riproposto l’originale e antichissima ricetta che, nel tempo, purtroppo, era rimasta chiusa in un cassetto. “Nel dopoguerra mio nonno inventò questa straordinaria bevanda quasi per gioco e, di lì a poco, ottenne un successo straordinario. Poi, a causa di vicende politiche, fu costretto a vendere il marchio Chinotto Neri, ma non le ricette originali”. Da qui, Simone Neri ha voluto (ri)imbottigliare il chinotto che per la sua famiglia è una tradizione lunga anni. Non gli è stato possibile chiamarlo Chinotto Neri, poiché questo brand è tuttora esistente, ma ha pensato di aggiungere al nome della bevanda, il suffisso superlativo ‘issimo’, perché "come questo non ce n'è e perchè viene realizzato con 53 erbe officinali ed estratto di ginseng". Chinottissimo è nato nel 2011, Simone Neri è stato premiato anche da Roma Capitale nel 2013 e da pochissimo è uscito l’Amaro Neri, l’evoluzione alcolica del Chinottissimo: "Sta avendo un enorme successo - ha dichiarato Simone Neri - non me l'aspettavo".

Vincenzo Mancino (DOL) si racconta e lancia un appello ai romani: “Ritrovate il tempo per la scampagnata della domenica”

Il frantoio di Vetralla

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Stefano Paolocci del Frantoio Paolocci di Vetralla

Il Frantoio Paolocci produce olio extra vergine di oliva da tre generazioni, dal 1946 nello specifico. Si trova a Vetralla, nel cuore della Tuscia Viterbese e la sua particolarità sta, proprio, nel sapore dell’olio. Diverso da quello della Sabina, l’olio Paolocci è tipico delle zone viterbesi, quindi amaro, piccante, dal gusto abbastanza incisivo. Viene prodotto olio biologico, classico, DOP, tracciato, più alcune monoculture. L’intera produzione è a freddo, realizzata con un impianto continuo che lavora senza aggiunta d’acqua, per far sì che l’olio mantenga tutte le caratteristiche e tutte le proprietà.

Le difficoltà sono comuni a tutti i piccoli produttori - ha raccontato Stefano Paolocci - Prima di tutto la frammentazione: siamo tanti e disorganizzati, ciascuno produce per sé, ciascuno, quasi sempre, fa un buon prodotto, ma il mercato della piccola produzione è talmente frammentato, che non si riesce a costituire una base commerciale importante per poter aggredire i mercati esteri. Il mercato italiano è abbastanza stagnante, mentre ci sono altri paesi dove l’olio non si fa, dunque i piccoli produttori dovrebbero avere sbocco proprio lì”.

L’unione fa la forza

Anche per cercare di sopperire a questo problema reale della frammentazione, ci sono aziende, organizzazioni che si sono messe in campo per cercare di riunire, di tutelare e di far conoscere i piccoli produttori, strizzando l’occhio alle nuove tecnologie. E’ questo il caso di Prodotti Pontini, ad esempio: portale nato con l’intento di valorizzare il territorio pontino e di rilanciare l’economia locale, con un occhio di riguardo verso i prodotti di qualità in via d’estinzione. “L’idea è nata per aiutare i piccoli produttori ad emergere dal loro territorio e farsi conoscere al di fuori dell’area pontina, in Italia e anche in Europa e ci stiamo riuscendo”, ci ha detto Fabrizio Brunello di Prodotti Pontini.

Sulla stessa linea è nato anche il portale E-olio, un e-commerce dedicato alla vendita di olio extra vergine di oliva dei piccoli produttori – questa volta di tutta Italia – selezionati con estrema cura, per offrire al consumatore una vetrina di eccellenze e gestito da Irene Carpinelli.

I piccoli produttori si rimboccano le maniche, dunque, si uniscono, non si arrendono e danno a tutti noi una bella lezione di positività e di coraggio.

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